giovedì 28 febbraio 2013

Una soluzione alla mancata affluenza totale alle urne: la campagna “Regala il tuo voto al primo impossibilitato che incontri per la strada”



Cita uno dei detti più conosciuti in Italia: “chi ha il pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il pane”.
Con questo è mio intento sottolineare e delineare una questione correlata alla lettura della dettagliata analisi visualizzata in un articolo  del blog gestito da un caro amico, che rifletteva circa la validità di un sistema che non garantisse  l'effettiva affluenza degli italiani all'estero, alle urne: l’afflusso alle urne degli aventi diritto al voto in Italia.


Salta agli occhi un dato sconcertante, alla fine dello spoglio elettorale che ha decretato Pierluigi Bersani Presidente del Consiglio: solo il 75% (arrotondo per leggero difetto) degli aventi diritto, si sono presentati ad esercitare il loro diritto e dovere al voto, delineando nel complesso un calo dell’8% e del 6% alle precedenti elezioni di stampo nazionale. Il restante 25%, (1 su 4) no.


Il che fa rabbrividire se si pensi che non stiamo parlando solo di persone (purtroppo) impossibilitate a dirigersi verso i seggi (anche se da anni è attivo il classico “servizio di accompagnamento” di stampo mafioso promosso dai rappresentanti dei diversi partiti cittadini – io ti accompagno al seggio, tu mi dai il voto, per capirci), ma anche di ragazzi indecisi, genitori stanchi e adulti ignoranti, non acculturati, che non comprendono la necessità di eleggere il loro rappresentante.

Fosse servito,  una soluzione efficiente sarebbe stata riscontrabile nel promuovere una campagna del calibro “Regala il tuo voto al primo impossibilitato che incontri per la strada”: insomma, nella reticenza di immettere una ics su un partito piuttosto che un altro, decidendo alla fine di non votare, la soluzione più adeguata si sarebbe potuta riscontrare nel divenire delegati di un qualunque immigrato che magari è decisamente più informato e disperato all’idea di non poter esercitare un diritto che dovrebbe avere.

Forse la campagna avrebbe smosso e sensibilizzato all’informazione (in un periodo di crisi non si regala niente a nessuno, neanche in senso figurato. Piuttosto che dare il voto a te, che non ne hai diritto, lo utilizzo io), o avrebbe potuto davvero dar voce in capitolo ai migliaia di invisibili presenti in una nazione che paradossalmente è catalogabile come multietnica.

Se iniziassimo a vedere il mondo a 360° e non limitatamente, se iniziassimo a guardare con più attenzione ai nostri concittadini all’estero come propone Ottavio nel suo articolo, ed iniziassimo a considerare gli stranieri in Italia come propongo io in questa mia visionaria considerazione, senza dubbio avremmo un paese migliore, più competente, che sicuramente sulla carta si tradurrebbe in un governo che ci rappresenta più di quanto forse questo non possa riuscire a fare.

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