Chiacchierando del mio
blog con la mia cara amica Samanta, ammiratrice di Virginia Woolf tanto da
idolatrarla, ho scoperto una nuova artista di cui, ahimé, non ne avevo mai
udito il nome: Vanessa Bell. E dopo una prima repentina ricerca di immagini
legata al suo nome, la curiosità del suo stile pittorico mi ha spinto ad una
curiosità volta a raccontarla.
Vanessa Bell |
Un rapporto quello tra
le due, che in qualche modo ha condizionato la pittura della prima e la
scrittura della seconda, attraverso sodalizi, controversie e modi di concepire
la vita sociale. Già da adolescenti, infatti, le due sorelle non godettero
di un’infanzia felice: la morte improvvisa della mamma prima e della sorella maggiore
Stella poi, spinsero le due a responsabilizzarsi incredibilmente, trovandosi a
gestire una famiglia capeggiata da un uomo che relegò loro ogni compito.
E per quanto Virginia
in quegli anni critici, nascondeva a tutti quello che scriveva, tranne a sua
sorella Vanessa, così come Vanessa manteneva segrete le proprie aspirazioni di
pittrice in quel mondo decisamente maschilista, la loro vita continuava ad
andare avanti senza novità eclatanti sino alla morte del padre, che aprì ad
entrambe un nuovo periodo di speranza, liberazione, ma anche di incomprensioni
e gelosie.
V. Bell, Interior with a table, 1921, olio su tela, Tate, Londra. |
Il trasferimento nel
quartiere di Bloosmbury, dopo la vendita della casa del defunto padre, portò infatti
le due a concretizzare le loro passioni: Vanessa arredò lì un proprio studio
adibito alla pittura e Virginia si creò uno spazio personale in cui concentrarsi
per la scrittura dei suoi romanzi.
E proprio Bloosmbury fu
l’artefice della loro fortuna iniziale: mentre durante il tempo libero le due sorelle
si davano alle proprie passioni, ogni venerdì sera frequentavano il club dei
pittori voluto dal loro fratello Thoby, ennesima dimostrazione di una famiglia
dedita all’arte ed alla scrittura.
V. Bell, Virginia Wolf in a deckchair, 1912, olio su tela, collezione privata. |
Fu qui che Vanessa
incontrò Clive Bell, quello che sarebbe diventato suo marito dopo l’improvvisa
morte di Thoby, per tifo, durante un viaggio in Grecia. Un matrimonio che
inizialmente accese la gelosia e l’invidia di Virginia, sino ad intromettersi
così tanto da conquistare il cuore del critico d’arte. Poi però la conoscenza
di Leonard Woolf spinse la scrittrice al matrimonio con questo; cosa che
riportò l’equilibrio tra le due sorelle.
Un equilibrio che assopì lo
stile di vita fedigrafo di Cliver ma non di Vanessa, tanto da concedersi a molteplici uomini tra cui il bisessuale Duncan Grant, che le dette una figlia,
Angelica, che prese però il cognome di Cliver Bell. In seguito Angelica sposò
David Garnett, scrittore amante del suo padre biologico,
alimentando così le voci scandalistiche che circolavano attorno al Bloosmbury
Group.
Dopo la breve
parentesi di incomprensioni legata al primo periodo matrimoniale di Vanessa, le
due sorelle comunque vissero un legame molto forte sino al suicidio di Virginia;
legame che si rivela anche nella pittura di Vanessa che non si scosta dall’idea
di flusso di coscienza utilizzato dalla sorella minore.
V. Bell, Donne e due bambini, data sconosciuta, olio su tela, collezione privata Henrietta Garnett. |
Nelle sue tele infatti
Vanessa non segue una logica di fondo che la relega in questa o quell’altra
corrente, per quanto a partire dal primo decennio del Novecento aderisca all’Omega
Workshop di Roger Fry: nella sua pittura si lascia trasportare dalle emozioni,
da ciò che vede, dall’amore spropositato verso sua sorella, che ritrasse non
poche volte.
Proprio come se
dipinte da un flusso di coscienza pittorico infatti, le sue composizioni si
lasciano trascinare a volte da colori cangianti e campiture larghe, altre da virgolettate
più audaci e studiate e colori più tenui, sempre però mostrando uno studio
volto a raffigurare lo stato d’animo, che la configurano come precursore di una
sorta di Fauvismo di stampo inglese.
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