“Andare a vedere la
mostra GENESIS di Salgado è stato come fare un giro del mondo. Dalla Siberia al
Canyon, ci mostra un mondo incontaminato dove animali immensi e aborigeni
convivono e dominano anche territori ostili. Per la prima volta ho visto scatti
in cui non erano i volti umani a trasmettere emozioni, ma quelli degli animali.
Unica pecca è il costo
del biglietto, che anche per gli studenti ABA è di 8 euro. Comunque sia ne è
valsa la pena.”
Non è un segreto che
non di rado colga l’ispirazione da consigli datemi da amici, colleghi e seguaci
della mia pagina facebook Svirgolettate, o rifletta su quanto leggo sui diversi
social network che sono solito frequentare; premessa questa, che porta in
maniera diretta al pensiero su scritto, che appartiene a Desy, una mia amica
studentessa dell’Accademia delle Belle Arti (ABA) di Roma, che proprio in data
14 settembre si è recata alla mostra GENESIS di Sebastiao Salgado, allestita all’Ara Pacis
a Roma.
Una mostra che a suo
dire è valsa quindi il costo del biglietto, nonostante sia ufficiosamente
risaputo tra le cerchie degli storici dell’arte, accademici di belle arti e
amanti dell’arte in genere, che il Museo dell’Ara Pacis, in linea di massima
non esegue allestimenti degni dell’artista che ospita, né è in grado di gestire
ad hoc l’immenso lavoro necessario a rendere una mostra impeccabile.
Per altro,
evidentemente la fotografia non è una forma d’arte che lascia spazio a facili
soluzioni: ricordo la mostra su Robert Doisneau, Paris en libertè, tenutasi dal
29 settembre 2012 al 13 febbraio 2013 al Palazzo delle Esposizioni a Roma, che
fu allestita in modo confusionario, arrancando fotografie su fotografie,
decontestualizzate molto spesso dalle didascalie di riferimento.
Ma torniamo a Salgado.
Purtroppo devo ammettere che non ero a conoscenza della mostra che si terrà per
via del prolungamento, sino al 22 settembre, per cui ogni informazione è
possibile desumerla sulla pagina di riferimento del sito del Museo dell’Ara Pacis:
Per chi non conoscesse
Salgado, questo è un fotografo brasiliano che vive a Parigi, che sin dai primi
anni degli anni settanta, si occupa di quel settore della fotografia conosciuto
come “di denuncia sociale”: nonostante la sua formazione di natura economica, a
partire dal 1973 si dedica alla sua passione primordiale, la fotografia,
attestando attraverso i suoi scatti, la siccità e la carestia in Sahel; ancora
la disarmante condizione dei lavoratori immigranti in Europa; la rivoluzione in
Portogallo del ’74 e nello stesso anno, racconta una triste e drammatica guerra
coloniale in Monzambico ed Angola.
Esperienze che senza
dubbio lo maturano ad una sensibilità rara ed un occhio attento al dettaglio e
che lo conducono a partire dagli anni novanta a sviluppare reportage accettati
all’unanime dalla critica ed allestiti nei più importanti musei del mondo, come
La mano dell’uomo, che racconta il lavoro in tutte le sue fasi in un volume di più
di 400 pagine.
E ad oggi, al Museo
dell’Ara Pacis, Salgado si occupa ancora di denuncia sociale; ma più che una
denuncia, il suo reportage è un monito rivolto all’uomo, che vuole raccontare la
bellezza degli anfratti del pianeta non ancora toccati dalla sua mano,
attraverso un’avventura che ha toccato i cinque continenti.
200 scatti in bianco e
nero, che vogliono testimoniare la bellezza della Terra, laddove questa non è
ancora stata contaminata dall’uomo, raccolti in cinque diverse sezioni: il
Pianeta Sud, i Santuari della Natura, l'Africa, il grande Nord, l'Amazzonia e
il Pantanàl; un invito a moderare lo sfruttamento di interi territori,
la deforestazione ed ogni tipo di male ambientale che riguarda direttamente il
nostro pianeta.
Un invito a tacere ed ascoltare le grida del pianeta che ci ospita e che maltrattiamo costantemente con le nostre decisioni di ogni giorno, con le nostre comodità, con la tecnologia di cui ormai non possiamo fare a meno: il titolo rivela l'intenzione; GENESIS è un invito a ricominciare, a pacare la via sempre più irreversibile di scellerata distruzione dei beni naturali e sposarsi piuttosto con essa, rispettandola e riverendola.
Encomiabile il
pensiero di Salgado quindi, sulla scia di una corrente che attualmente vede
schierati alla denuncia di ogni sorta di male perpetrato dalla ed alla società,
altri artisti e fotografi come ad esempio, uno su tutti Erik Ravelo, che in
Los Intocable addita i sette mali che attanagliano lo scorrimento di un’infanzia
felice.
Grazie Dario per la citazione. Svirgolettata ben fatta ;)
RispondiEliminaNe approfitto per salutare tutti quelli che mi conoscono ;)
RispondiEliminaDesy, sono felice che ti sia piaciuta la svirgolettata su Salgado; sai che gli stimoli dati da gente interessante, quale tu sei, mi aiutano a crescere, scoprire e rivalutare artisti, forme d'arte e correnti.
RispondiEliminaSpero di continuare in qualche modo a collaborare con te o a poter anche solo godere delle tue intuizioni, delle tue scoperte e dei tuoi interessi, che sono sempre originali e non scadono mai nell'ovvietà.
Un grande abbraccio!