Nell’arte la figura
della donna ha da sempre avuto un’importanza incredibile; raffigurata in
tavole, tele, sulle pareti e a tutto tondo in blocchi di porfido o stampi di
bronzo di ogni periodo artistico, questa ha visto un’evoluzione legata non solo
alla fisionomia ideale ma anche allo status attribuitale.
Kate Moss, stereotipo della donna moderna filiforme. |
Con un occhio critico
quanto basta per analizzare la questione, questa volta proverò ad incentrare il
discorso sulla grassezza della donna nella storia dell’arte.
Oggi tendiamo senza
dubbio a riconoscere nelle donne magrissime lo stereotipo di bellezza assoluta: non è un caso che la
taglia perfetta sia da riscontrarsi in una 38 – 40, che induce chi ambisce a
queste misure a dimagrire sino ad ottenere un vitino di vespa.
Eppure la sensualità
della donna non è sempre stata legata allo stereotipo della magrezza assoluta,
anzi al contrario, come riscontrato dalle civiltà preistoriche che ci hanno
lasciato in eredità le loro statuette raffiguranti donne presentanti
caratteristiche di steatopigia, la donna perfetta del loro tempo era quella che
presentava un adipe pronunciato su seno, cosce, fondoschiena ed addome.
Come nel caso della
conosciutissima Venere di Willendorf, una statuetta in pietra calcarea oolitica,
presente al Naturhistorisches Museum di Vienna, che nella
sua burrosità esagerata, l’ingrossamento sproporzionato della vulva, delle
cosce e del seno, ben raffigura l’ideale della madre terra fertile, venerato
dalle tribù paleolitiche; caratteristiche confermate già nella più antica Venere
di Savignano del Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico Luigi Pigorini a Roma.
Venere di Willendorf, 25.000 a-C., pietra calcarea, Naturhistorisches Museum, Vienna |
Venere di Savignano, 35.000 a.C., serpentino, Museo Nazionale Preistorico Etnografico Pigorini, Roma. |
Danzatrice nuda, II sec. a.C., affresco, Pompei |
Infatti, si può ben
dire che la donna ideale, dalle civiltà classiche sino ai primi anni dell’arte
contemporanea, abbia sempre presentato quelle rotondità così dolci e morbide,
da relegare al corpo un senso di divinità, tanto ambito dai pittori.
Cosa riscontrabile
percorrendo i secoli a cavalcate lunghe, nel Ratto di Proserpina del Bernini,
sito a Galleria Borghese: le mani con cui Plutone afferra Proserpina con impeto,
si affossano nelle carni della fanciulla, dando a chi la ammira, una sorta di
sensazione per cui il marmo si trasforma in una materia malleabile e plastica.
G. Bernini, Ratto di Proserpina, 1621 - 1622, marmo, Galleria Borghese, Roma. |
G. Bernini, Ratto di Proserpina, particolare. |
Di lì a due secoli, passando per un Settecento, per lo più rigoroso e rococò nelle sue vesti, negli artifizi esagerati delle parrucche, dei pizzi e dei merletti, l’Ottocento vide l’esploit della grassezza nella figura della bagnante, un tema affrontato da diversi pittori, tra cui Ingres e Renoir.
Il bagno turco di
Ingres è un’apoteosi alla morbidezza delle donne che, lontane dagli occhi degli
uomini, si confidano segreti, si denudano e lasciano respirare la loro pelle
candida. Ovunque è sinuosità; ognuna di loro con un movimento, una posizione,
disegna le curve perfette per la società di allora, che vedeva nella donna
dipinta elementi di soprannaturalità.
Allo stesso modo la
bagnante bionda di Renoir racconta la dolcezza infinita dell’adolescente dal seno
prosperoso e dal fisico gonfio, in un atteggiamento tanto regale nella sua nudità
quanto leggermente pudico nell’accostamento del lenzuolo sulle gambe.
J.A.D. Ingres, Il bagno turco, 1862, olio su tavola, Museo del Louvre, Parigi. |
P.A. Renoir, La bagnante bionda, 1881, olio su tela, Musèe d'Orsay, Parigi. |
E poi arrivando ai
giorni nostri, in una sempre più assottigliata visione della donna, sino a
plasmarle un corpo perfetto e delicato, si inserisce la visione allargata di Botero,
che tocca le donne così come gli uomini, gli animali così come gli oggetti; una
visione di allargamento spropositato di cose e persone quasi a fare da scudo ad
ogni sorta di malessere o imprevisto che ognuno dei ritratti può incontrare nel
corso della propria vita.
F. Botero, Ballerina alla sbarra, 1988, olio su tela, Guggenheim Museum, New York. |
F. Botero, Donna nel bagno, 2000, olio su tela. |
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