M. Utrillo, The passage the dead end, 1912, olio su tela, Centre Pompidou, Parigi. |
Utrillo senza dubbio
non è così conosciuto come Modigliani, cosa che mi ha sicuramente spinto ad
intraprendere la scrittura dell’ennesima svirgolettata, ma con la stessa
certezza è uno dei pittori contemporanei più sensibili alla bellezza della
natura secondo un modo di dipingere attento alla luce ed ai particolari che il
paesaggio avanti a sé sapeva trasmettergli.
Nato nel 1883 per volere
di sua mamma, Suzanne Valadon, pittrice anch’ella, poiché abbandonata dal padre effettivo
di Maurice, Utrillo prese il cognome da Miquel Utrillo i Morlius, un artista di
origini catalane che si assunse la responsabilità di riconoscere il bambino.
M. Utrillo, Place de Abbesses sous la neige, 1917, olio su tela, collezione privata. |
Ma fu solo nel 1904,
quando a ventuno anni fu colpito da una persistente schizofrenia, che Susanne
lo spinse ad alleviare i suoi tormenti attraverso la pittura, accortasi che il
giovane Maurice mostrava un notevole potenziale: fu, questa di Susanne, una
misura estrema nella speranza che oltre ad assopire la tristezza procuratogli
dagli innumerevoli attacchi, il giovane figlio si allontanasse dall’ormai
persistente alcoolismo a cui si era dato.
M. Utrillo, Mulini a vento di Montmartre, 1949, olio su tela, Collezione Dr. e Mrs Harry Bakwin, New York. |
Nonostante la sua
malattia incurabile, che lo portò spesso al ricovero in manicomio, Utrillo riuscì anche a sposarsi e creare la sua famiglia con Lucie Valore, con cui si trasferì a Le
Vésinet, sempre nella circoscrizione di Parigi. Ma a quarant’otto anni, - tanti
ne aveva quando decise di sposare Lucie – la sua malattia mentale era in uno
stato talmente avanzato per permettergli di lavorare all'aria aperta, che altro
non poteva fare che dipingere paesaggi visti dalla finestra, da cartoline o ricordati a
memoria, sino alla sua morte, avvenuta nel quartiere tanto amato, nel 1955.
M. Utrillo, Mulin de la Galette, 1902 - 1916 (?) olio su tela, Musèe de Beaux Art, Nancy. |
Ad ogni modo, il fil
rouge che lega tutta la pittura utrilliana, è l’amore incondizionato per la sua
terra ed il modo romantico e umile di raccontarla attraverso la delicatezza di
larghe campiture di colore, ma all’occorrenza, anche di incisive svirgolettate piene di vita.
Le chiese, le
cattedrali, i vicoli parigini ed i bistrò raffigurati da Utrillo, ben rivelano
quello che era l’originario quartiere di Montmartre: un’isola felice di talento
e perdizione, in cui Toulouse-Lautrec, Van Gogh, Modigliani, Picasso,
Matisse e Braque, tra un bicchiere di vino ed una scapigliata, tra una
discussione con Gertrude Stein e l’acquisto di statuette di arte negra, scrivevano
uno dei periodi più interessanti e significativi della storia dell’arte.
Nessun commento:
Posta un commento