Non penso di dire
castronerie, quando affermo che a questo mondo, in qualche modo tutti ci
sentiamo storici dell’arte di sta ceppa.
La volgarità con cui
chiudo l’affermazione su scritta, ha ovviamente il sapore di un risentimento
dettato dal fatto che essendo storico dell’arte qualificato e dottore in
materia, poco digerisco chi si improvvisa tale, senza avere neanche le basi per una critica.
Che poi ovviamente,
ognuno possa dire la sua, questo è verissimo e sacrosanto; ma non basta l’opinione
a relegare l’opinionista quale storico dell’arte o intenditore della materia:
quanto scrivo è ben visualizzabile sui diversi siti internet, nelle pagine di
settore artistico di facebook o presso qualunque mostra dove puntualmente,
sotto la supervisione di un dipinto famoso, fioccano commenti più disparati. E
disperati. Tanto da trovare chi è stato in grado di riconoscere nella colomba dell’Annunciazione di Tiziano presente sino a giugno presso le Scuderie del Quirinale di Roma, addirittura un’aquila
dal becco rapace.
G. Courbet, L'origine del mondo, 1886, olio su tela, Musèe d'Orsay, Parigi. |
Il preambolo di sfogo,
inquadra ogni sorta di commento aulico, dedicato ad uno dei dipinti più
controversi, nudi e crudi della storia dell’arte, L’origine del mondo di
Gustave Courbet, quel pittore che - ammetto per mio gusto personale – ha lasciato
al mondo uno dei più belli ed affascinanti autoritratti mai dipinti. O per lo
meno io ne sono così innamorato, che lo relego a tale.
Il dipinto de L’origine
del mondo, infatti, per molti altro non è che una visione poetica ed
idealizzata dell’elemento nel quale viene concepita la vita e dal quale nasce.
Un varco così vero – perché realista il pittore che la realizzò – che è nella
sua meravigliosa crudezza l’antitesi della morte, essendo carnalmente così vivo e quasi pulsante. Una visione tradotta in poesia.
G. Courbet, Autoritratto (Uomo disperato), 1857, olio su tela, collezione privata, BNP Paribas, Art Adivisory. |
È notizia del febbraio
2013, che la modella del dipinto altra non fosse che Joanna Hiffernan, vecchia
conoscenza di Courbet e modella del pittore americano James Whistler, che la
raffigurò nel dipinto The white girl, nel quale i capelli rossi della modella, stridevano
con la predominanza di diverse sfumature di bianco.
Courbet (?), olio su tela, 1886 (?) ca, collezione privata. |
Quindi, secondo la
ricostruzione storica, la testa di Joanna, dopo diversi passaggi di proprietà,
sarebbe finita esposta nella casa di un collezionista privato, sino all’ultimo
acquisto da parte di un appassionato ed intenditore d’arte, per 1400 euro. Lo
stesso che poi avrebbe sottoposto la testa agli esami ed alla successiva
ricostruzione.
Ricostruzione di un ipotetico dipinto diviso in più parti, categoricamente smentito dallo staff del Musèe d'Orsay. |
Perché se così fosse almeno avremo il volto di quella modella che, credendo semplicemente di adempiere ad un lavoro retribuito (o meno, non sta a me dirlo), in realtà ha permesso di creare quella magia per cui, un organo femminile che tale è e tale rimane, sia venerato, lodato, inneggiato e amato indiscutibilmente da milioni di persone.
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