Lavorando ad una tesi
che vede l'analisi delle commissioni di restauro ai dipinti mobili agli inizi
del '900, mi trovo spesso a dover leggere, scrutare e rivalutare documenti
custoditi e cullati nell'Archivio Centrale dello Stato da decenni.
Rileggendo i documenti
inerenti ai restauri effettuati nel 1914, nella Basilica di San Nicola alla tela del
Veronese La Vergine con Bambino, con Santa
Caterina, Sant’Orsola e un orante, (oggi custodita nella Pinacoteca Provinciale di Bari), non nego che, per quanto affascinato
dalle relazioni severe del restauratore Umberto Conti e dal clima austero creato da
gente onesta, lavoratrice, cultrice di un sapere artigiano tramandato di
scuola in scuola, il mio occhio si sia fermato sulla relazione dell’Ispettore
Ornaghi, che, chiamato dalla Direzione Generale AA.BB.AA. del Ministero della
Pubblica Istruzione a giudicare la riuscita di un restauro e a collaudarlo,
scriveva in merito alla tela:
"Certamente i
restauri subiti nei tempi passati furono così arditi ed irriverenti da far
dubitare assai la pittura fosse opera di Paolo Caliari e non di un suo poco
amabile imitatore. Quando però la parte ridipinta venne tolta, l’attribuzione
del Frizzoni apparve più ragionata e sicura. Ben poco però rimaneva della
pittura del grande veronese; gli scrostamenti erano numerosissimi, il viso
della Vergine e del bimbo talmente danneggiati sì che l’integrazione riusciva
impossibile. Ne tracce sicure rimanevano del vestito della Vergine e delle nubi
sulle quali figurava portata.
Forse sarebbe stato più
opportuna cosa dopo di aver reintelato il dipinto, operazione eseguita in modo
lodevole, e dopo di aver tolto gl’impiastricciamenti poco rispettosi, essersi
limitati assai nelle ridipinture ed usando esclusivamente tinte piatte pur
accordantisi nella tonalità.
Invece si è tentato
forse sotto la pressione dei proprietari di completare, ma nello stesso tempo
con titubanza. Ciò portò naturalmente a degli squilibri notevoli. Così apparve
il vestito della Vergine crudo senza le mezze tinte tanto care al Veronese, le
nubi troppo pesanti perché senza modellazione, nel tempo stesso che la Vergine
assunse una fisionomia senza vita e che non trova riscontro nei dipinti del
Caliari.
E questo tanto più si
avverte in quanto le figure dei santi che stanno in basso certo perché meno
danneggiate conservano tipi caratteristici di Paolo Veronese.
Certo è però che se si
può fare una critica anche severa non è permesso dire che il restauro sciupò
l’opera; l’opera era sciupata già ed il restauro odierno non è peggiore, anzi,
sotto molti aspetti, migliore dei restauri antecedenti."
P. Veronese, Vergine con Bambino, Santa Caterina, Sant'Orsola e un orante, XVI secolo, olio su tela, Pinacoteca Porvinciale, Bari. |
Non è difficile notare come relazioni di questo calibro appartengano
ad un altro mondo. Un mondo fatto di critici e storici dell’arte del calibro di
Venturi, Toesca, Cavalcaselle e Argan. Un mondo che avrebbe visto in modo
riluttante le teorie di Sgarbi e che mai avrebbe accettato il dicastero di
Bondi, Buttiglione o chi si voglia per loro. Ah cari vecchi Fiorelli, Orlando e
Ricci che avete rivoluzionato l’Italia con la vostra passione! Che fine ha
fatto l’amore per l’arte reso dalle parole della vostra generazione? Ha forse
lasciato il posto a vacuità, massmediologia e incompetenza?
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