Navigando su facebook, pochi giorni fa, mi son imbattuto in
una discussione tra due colleghi storici dell’arte, che mi ha dato molto modo
di riflettere sui luoghi comuni tipici dello storico dell’arte medio.
La conversazione, verteva sulla mostra di Guttuso che si
terrà al Vittoriano sino al 10 Febbraio,
http://www.romeguide.it/mostre/guttusovittoriano/guttusovittoriano.html, e la cosa che mi ha sconvolto è stata la pochezza e la
scontatezza dello svolgimento della conversazione, scontatezza che neanche l’ennesimo
libro di Moccia avrebbe saputo probabilmente dimostrare.
Sbobinando il contenuto di questa discussione mi soffermerò
su cinque punti che delineeranno
luoghi comuni e ragionamenti scontati, dello storico dell’arte accademico:
1) ODIO IL VITTORIANO.
Lo storico dell’arte romano medio, odia il Vittoriano. Il Vittoriano, che ospita annualmente un paio di mostre monotematiche se non monografiche di grande spessore, è ormai sempre più spesso associato ad un contenitore di mostre scialbe e male organizzate. Sulla scia di quanto scriveva Dante sulla porta dell’Inferno, una volta che siete lì per valicare l’uscio d’ingresso del Vittoriano “perdete ogni speranza oh voi che entrate”. Perdetela, perché qualunque cosa ci troverete, non vi piacerà. E poi, di conseguenza, lo odierete.
Lo storico dell’arte romano medio, odia il Vittoriano. Il Vittoriano, che ospita annualmente un paio di mostre monotematiche se non monografiche di grande spessore, è ormai sempre più spesso associato ad un contenitore di mostre scialbe e male organizzate. Sulla scia di quanto scriveva Dante sulla porta dell’Inferno, una volta che siete lì per valicare l’uscio d’ingresso del Vittoriano “perdete ogni speranza oh voi che entrate”. Perdetela, perché qualunque cosa ci troverete, non vi piacerà. E poi, di conseguenza, lo odierete.
2) LA MOSTRA MI E’
PIACIUTA. STRANAMENTE.
Solo lo stupido non cambia mai idea. E lo storico dell’arte
medio lo sa. Se per quanto dubbioso, lo storico dell’arte medio decide comunque
di vedere la mostra, nel momento in cui si accorge che questa è fatta bene,
deve ammettere che è davvero così. Ma, dato che il luogo contenitore è il
Vittoriano, la prima affermazione non può esulare dal fatto che la cosa sia
davvero strana. E allora, si, mi è piaciuta. Ma stranamente!
3) SE MI DICI CHE NE
VALE LA PENA, CI PORTO LA MAMMA. (O CI VADO).
Eccoci, siamo arrivati al punto di non ritorno. Come quando
i professori a scuola ti fanno fare il gioco della fiducia, per cui qualcuno si
pone alle tue spalle e tu ti devi lasciare cadere sperando che questo sia
pronto a prenderti, così tra storici dell’arte medi, vige la regola della
fiducia solidale. Non importa che tu specifichi che (e cito) “Ormai è tanto
tempo che non vedo una bella mostra al Vittoriano”, se il tuo collega ti dice
che la mostra gli è piaciuta, allora tanto basta per mandare a fanculo il
soggettivismo che contraddistingue il gusto personale per accogliere l’oggettivismo
spicciolo di una raccomandazione sentita. Chissà, magari alla fine allo storico
dell’arte medio che ha accolto l’invito e a sua madre la mostra davvero
piacerà. Stranamente.
4) SONO USCITO SENZA
SBRAITARE, ESSERE INFURIATO ECC..
Lo storico dell’arte medio non è tale se non mostra una
sorta di sofferenza eterna di carattere emo. Nessuno capisce i suoi gusti, ciò
che vuole davvero. Ed ogni volta visitare una mostra, per questo, diventa una
tortura. Tanto che puntualmente parte il quarto d’ora isterico e lo sbraito. Succede.
Può succedere che va ad una mostra su Tiziano e non ci trovi L’amor Sacro e l’Amor
Profano e allora lo storico dell'arte medio sbraita. Può succedere che va ad una mostra su Walker Evans e
non vi trovi un cartello che ne descriva la poetica e allora sbraita e si
infuria. Può succedere persino che vada ad una mostra su Klee credendola di Picasso e
sbraiti e invochi la punizione divina perché nel pieno diritto di farlo in
quanto storico dell’arte medio (e aggiungo coglione). Ma per fortuna questa
volta non è successo, perché anche se al Vittoriano, la mostra stranamente gli
è piaciuta.
5) I SUOI BIANCHI, I SUOI ROSSI, I SUOI GIALLI SONO
INCREDIBILI.
Lo storico dell’arte medio non si dilunga in inutili
fronzoli. Per egli il dono della sintesi è necessario e la sua grande
formazione lo porta ad acquisire un linguaggio scarno ma allo stesso tempo
essenziale e chiarificatore. Lo storico dell’arte medio ti dirà che della Gioia
di vivere di Matisse ama i colori forti e le campiture larghe, che della
Gioconda lo ipnotizza il sorriso enigmatico e che di Guttuso ama i suoi
bianchi, i suoi rossi e i suoi gialli.
Beh, come dargli torto però? Alla fine anche io per criptare le identità dei
due storici dell’arte medi a confronto, ho scelto proprio quei tre colori!
Ho l'immagine degli storici dell'arte medi che escono dalle mostre sbraitando ben presente nella memoria, chiara e limpida!!
RispondiEliminaQuante volte l'ho fatto anche io...viziaccio professionale!
Ilaria mi diceva che si riconosce nel punto 1.
RispondiEliminaIn effetti è difficile non cadere nella trappola dello storico dell'arte medio. Certo, presentare i 5 sintomi è pura sfiga però eh.