Questo 2013 si sta
rivelando un anno rapitore.
Già l’11 gennaio è
venuta a mancare probabilmente l’attrice italiana più brava, talentuosa e
formidabile di tutti i tempi, Mariangela Melato, stroncata da un tumore al
pancreas. Tutti la ricordiamo per il fortunato film diretto da Lina Wertmuller nel 1974,
al fianco di Giancarlo Giannini in Travolti da un insolito destino nell’azzurro
mare d’agosto.
Lei, Raffaella Pavone
Lanzetti, era un’aristocratica arrogante e spocchiosa, legata alla ricchezza ed
ai soldi, viatico per una vita di comodità e potere; lui, Gennarino Carunchio,
un convinto comunista, costretto a servire i signori. Quando il gommone sul
quale i due, imbarcati per una gita, presentando problemi al motore, li costringe
a sostare su un isola deserta, capitalismo e comunismo capitoleranno nell’amore,
fino a creare un’inversione di ruoli: la padrona, da lui definita “Buttana
industriale e socialdemocratica”, diventerà la sua geisha per il tempo passato insieme, e
il servo si eleverà al rango di padrone.
Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, in una scena di Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto |
Ora, quattro mesi più
tardi da quella sciagura artistica, alla Medea dei teatri italiani è seguita un
altro talento italiano di quelli da ricordare per sempre, Franca Rame,
stroncata da un ictus: morte miserabile di una donna artisticamente immortale.
Franca Rame |
Il suo nome, come è
giusto che sia, è strettamente legato al suo formidabile estro artistico
teatrale di derivazione familiare (era figlia d’arte), per quanto sul lato
umano, le è riconoscibile un concreto attivismo di stampo femminile soprattutto
negli anni a cavallo tra il 1968 ed il 1971: gli anni della rivoluzione
culturale italiana: fu proprio in questo periodo di fervore artistico e
politico che i suoi due impegni si unirono su un unico fronte: in questi anni
partorì testi teatrali di grande spessore dal retrogusto tipicamente femminista.
Questo suo modo
di fare probabilmente, fu la causa per cui, il 9 marzo 1973, Franca Rame fu
costretta da cinque uomini appartenenti all'allora estrema destra, a salire su un
furgoncino nel quale fu poi stuprata a
turno dagli stessi, in modo abominevole e barbaramente malmenata e seviziata.
Come la giustizia italiana
(?) insegna, dati i numerosi rinvii ed il lungo processo burocratico delle
pratiche, il procedimento penale si concluse nel febbraio 1998, con
una infamante prescrizione del reato: nessun colpevole, nessuna
condanna. Solo gli archivi.
Un caso avvenuto
quarant’anni fa, risolto (o meglio, non risolto) quindici anni fa, ma che è
riaffiorato, ad un giorno dalla morte della nota scrittrice ed attrice, attraverso un gesto nudo e crudo, volgare,
infame, lercio e squallido, su un muretto esterno del Liceo Mamiani di Roma, che
citava: “FRANCA RAME HA GODUTO AD ESSERE STUPRATA”.
Avrei da ridire molto
sul gesto - con termini riassuntivi l’ho già definito per quello che è - ma per
quanto se ne sia detto, per quanto molti giornali hanno riportato già la
dichiarazione di Jacopo Fo, figlio di Franca e Dario, premio Nobel per la
letteratura nel 1997, non posso desumermi dal riportarla anche io.
Quello che
segue è il pensiero di un figlio indignato e ferito; un pensiero chiaramente
frutto del figlio di suo padre e di sua madre per l’uso elegante, sferzante e
incisivo del suo modo di esprimersi:
“Chi ha scritto questa
frase evidentemente non ha idea di molte cose. Mia madre fu ustionata con le
sigarette accese e tagliata con le lamette. La perizia medica misurò tra
l’altro una ferita lunga quasi 30 centimetri. Poi fu violentata dai
componenti del commando fascista che l’aveva sequestrata armi alla mano. L’aggressione
fu talmente disumana che perfino uno dei membri del commando, disgustato,
chiese agli altri di smetterla e ricevette per questo un ceffone che lo riportò
all’ordine. Ora io mi chiedo che idea del sesso abbia uno che è convinto che
una donna possa godere ad essere violentata. E mi chiedo che piacere sessuale
possano trarre le donne che si accoppiano con questo individuo.
E mi chiedo di che
dimensioni sia il deserto interiore di questo maschio rampante, e quanta paura
debba avere di non essere all’altezza di un vero incontro d’amore e di
passione. Forse se entrasse nelle scuole una buona educazione al sesso e ai
sentimenti questo vuoto esistenziale potrebbe essere colmato nelle generazioni
future… La malattia dell’Italia non è solo politica, è morale, filosofica e
sentimentale. Molti non sanno neppure cosa siano i sentimenti. Vivono tenendo
carcerate le loro emozioni…” (Jacopo Fo)
Per quel che mi
riguarda, il mio pensiero è chiaro e ho voluto dedicarlo alle due donne che ho
tanto ammirato.
Tutti scrivono coccodrilli intrisi di dolcezza, tristezza e
malinconia dopo la morte di un grande artista o personaggio, soprattutto sui social
network, che permette di linkare video, immagini, testi e quant’altro. Il mio
coccodrillo per Franca Rame è questo:
Persino il tuo cognome
era rosso.
Meglio per te che ci
hai mollato; non meritavi di continuare a militare in questo stato di
truffatori e truffaldini, in questo luogo di accordi, strette di mano ed
occhiolini.
Non ti curar di chi ti
ha offeso, la tua dignità ha sputato loro in faccia.
Quindi raggiungi pure
il palco delle dive immortali, che te lo sei meritato!
Ps: Giacché sei lassù,
salutami la mia amata Mariangela. Che basta fare il suo nome per riempirti la bocca
senza dover poi aggiungere altro.