martedì 6 maggio 2014

Caravaggio (ed altri artisti italiani) nei musei degli Stati Uniti: KANSAS CITY e FORT WORTH - DALLAS (4/4)

Il viaggio alla ricerca dei Caravaggio negli Stati uniti d’America, dopo aver percorso il confine a nord e la costa est, approda nelle ultime due città detentrici di altrettanti dipinti del pittore bergamasco, Kansas City, nello stato del Missouri e Fort Worth, nello stato del Texas.
Nei due musei infatti sono custodite due celeberrime opere di Michelangelo Merisi, nonché altre perle di manifattura italiana.

Individuazione geografica dei Caravaggio (e più in generale dell'arte di manifattura italiana) nei musei degli USA


KANSAS CITY – NELSON ATKINS MUSEUM OF ART

Caravaggio, San Giovanni Battista, 1604, olio su tela, 
Nelson Atkins Museum of Art, Kansas City.
Il Nelson Atkins Museum of Art di Kansas City, sicuramente non eguaglia gli altri musei degli Stati Uniti per quantità di pezzi nella sua collezione o per la grandezza della sua struttura, ma detiene pezzi importanti dell’arte medievale, moderna e contemporanea di tutto il mondo. Per una panoramica più completa, è consigliabile visitare il suo sito internet (vedi qui), che presenta una collezione divisa in 15 settori, che variano dall’arte asiatica, africana, indiana, cinese e giapponese, alle arti decorative ed all’arte moderna e contemporanea, passando per fotografia, disegno e incisione.

Il Caravaggio custodito nel Nelson Atkins Museum of Art è una delle diverse versioni del San Giovanni Battista, dipinte dal pittore tra il 1598 ed il 1608: la tela nello specifico è una delle due dipinte nel 1604, quella commissionatagli dal nobile genovese Ottavio Costa, per cui egli aveva già dipinto la Marta e Maria Maddalena ora a Detroit. Analizzando il dipinto è ben riconoscibile la caratteristica impronta del periodo maturo di Caravaggio, denotato da un gioco sublime tra il buio del paesaggio esterno e la luce che abbaglia il soggetto.

Caravaggio, San Giovanni 
Battista alla sorgente, 1608, 
olio su tela, Coll. privata, Malta
In questo dipinto si nota come il pittore non abbia consegnato al soggetto iconografico i giusti attributi fisiognomici per permetterne un perfetto riconoscimento: il Giovanni Battista di Kansas City, così come tutti quelli che seguiranno o lo hanno preceduto, è giovane e privo della sua barba; si potrebbe piuttosto dire che non sarebbe riconoscibile se non fosse per la tipica croce latina dal corpo lunghissimo, che comunque appare in tutti i suoi dipinti aventi lo stesso soggetto, non di meno nel San Battista alla sorgente, nel quale il santo nonostante stesse adempiendo un’azione semplice e quotidiana, comunque non molla la croce che serve a farlo riconoscere dai fedeli.


Caravaggio, San Giovanni Battista, 1604, olio su tela, 
Galleria Nazionale d’Arte Antica, Roma.
Nell’impostazione, il San Giovanni Battista di Kansas City si avvicina per tecnica, impostazione, attributi e cromia al coevo San Giovanni Battista di Palazzo Barberini (Galleria Nazionale d’Arte Antica): anche questo è sito in un luogo esterno oscurato dalle tenebre, e, nonostante fisiognomicamente non sembra avere i stessi lineamenti del primo, è quasi simile nell’atteggiamento pensoso. Anche in questo caso la croce conferma l’attribuzione del soggetto iconografico, mentre il drappo rosso su quello bianco, lo avvicina per analogie alla tela del Nelson Atkins.

Toccando gli altri due dipinti aventi lo stesso tema (quello del 1598 di Toledo e quello del 1602 della pinacoteca), si evince come nel complesso Caravaggio non si sia mai discostato dal ritrarre il San Giovanni Battista con le stesse caratteristiche per tutti i dipinti: lo confermano il drappo rosso su quello bianco, e la presenza della croce o dell’ariete (nelle prime raffigurazioni cristiane catacombali, le sue corna simboleggiavano la croce).

Caravaggio, San Giovanni Battista, 1602,
olio su tela, Pinacoteca Capitolina, Roma
Caravaggio, San Giovanni Battista, 1598,
olio su tela, Museo Tesoro Catedralicio, Toledo.

Canaletto, La Torre dell’orologio, 1730, 
olio su tela, Nelson Atkins 
Museum of Art, Kansas City.
Oltre al Caravaggio, nel Nelson Atkins Museum sono custodite opere di altri artisti italiani importanti. Tra tutte, vanno ricordate La Torre dell’orologio in Piazza San Marco, che il Canaletto dipinse tra il 1728 ed il 1730; il Ritratto di Antoine Perrenot de Granvelle di Tiziano; il Ritratto di giovane uomo del Bronzino del 1550; il dipinto di Guido Reni del San Francesco in adorazione della Croce; il San Luca dipinge un ritratto della Vergine del Guercino e la pala della Madonna con Bambino e Santi di Bernardo Daddi, del 1335 – 1339.


Tiziano, Ritratto di A. Perrenot,
1548, olio su tela, Nelson Atkins
 Museum of Art, Kansas City
Bronzino, Ritratto di giovane uomo, 
1550, olio su tavola, Nelson Atkins
 Museum of Art, Kansas City.
G. Reni, San Francesco , 1632,
olio su tela, Nelson Atkins
Museum of Art, Kansas City
  

S. Ricci, Lo sposalizio di Cana,
1712 ca, olio su tela, Nelson Atkins
 Museum of Art, Kansas City
B. Daddi, Madonna in trono, 1335ca,
 tempera su tavola, Nelson Atkins
Museum of Art, Kansas City
Guercino, San Luca, 1653,
olio su tela, Nelson Atkins
Museum of Art, Kansas City

FORT WORTH – KIMBELL ART MUSEUM

Il Kimbell Art Museum, a pochi chilometri dalla metropoli texana Dallas, è un’importante sede museale di arte moderna e contemporanea. Importante perché a parte alcune importantissime opere d’arte italiane tra cui spicca I bari di Michelangelo Merisi, ospita testimonianze validissime dei maggiori artisti del resto d’Europa: tra i maggiori Rembrandt, El Greco, Rubens, Boucher, Picasso, Monet, Mondrian e Cezanne.

P. Picasso, Uomo con la pipa, 1911, olio su tela,
Kimbell Art Museum, Fort Worth
H. Matisse, Asia, 1946, olio su tela, 
Kimbell Art Museum, Fort Worth. 

D. di Buoninsegna, Resurrezione di Lazzaro, 1311,
tempera su tavola, Kimbell Art Museum, Fort Worth
Scrutando l’indice dei nomi degli artisti presenti nel museo, sono riscontrabili per quanto ne concerne l’arte italiana, dipinti molto interessanti, tra cui configurano per importanza e pregio: Il ritratto di francescano di Jacopo Bassano; il Cristo benedicente di Giovanni Bellini; la Macelleria di Annibale Carracci; Abramo che insegue Isacco del Domenichino; la statua della Venere con il Bambino, attribuita a Donatello; la Resurrezione di Lazzaro, di Duccio di Buoninsegna; La Madonna con il Bambino e i santi Giuseppe, Elisabetta e Giovanni Battista del Mantegna; Cristo e la samaritana del Guercino; il primo dipinto accertato di Michelangelo La tentazione di Sant’Antonio; una Madonna con il Bambino del Parmigianino (1527-30); una Testa di donna di Sebastiano del Piombo; il Ritratto del Doge Pietro Loredan del Tintoretto e la Madonna con il Bambino con una santa ed il San Giovanni Battista bambino, opera del Tiziano del 1530.

G. Bellini, Cristo Benedicente, 1500,
olio e tempera su tavola,
Kimbell Art Museum, Fort Worth
A. Carracci, Macelleria, 1580, olio su tela,
Kimbell Art Museum, Fort Worth
Tintoretto, Ritratto del Doge
Pietro Loredan, 1567 – 1570,
olio su tela, Kimbell Art
 Museum, Fort Worth

Fra Angelico, L’apostolo Giacomo 
libera il mago Ermogene, 1429, 
tempera su tavola, 
Kimbell Art Museum, Fort Worth.
Michelangelo, La tentazione
di Sant’Antonio, 1488,
tempera su tavola, Kimbell
 Art Museum, Fort Worth
J. Bassano, Ritratto di francescano,
1540, olio su tela, Kimbell Art
 Museum, Fort Worth

A questi si aggiunge l’olio su tela del 1594 de’ I bari, del Caravaggio, commissionatogli dal suo protettore, il Cardinale Francesco Maria del Monte, e passato nei secoli tra le mani di diversi privati sino ad essere venduto nel 1987 al museo texano.
La scena rappresentata è chiara tanto quanto il titolo dell’opera: due uomini in accordo tra loro, giocano a carte con un terzo ignaro di estrazione sociale superiore, come si evince dall’abito di velluto indossato. Mentre quindi il primo, alle spalle dell’ignaro, spia le carte di questi e le mima al complice indicandole con le dita, il secondo pesca dalla tasca posteriore della giacca la carta utile a vincere l’avversario.

Caravaggio, I bari, 1594, olio su tela, Kimbell Art Museum, Fort Worth
Sia nella resa degli abiti, contemporanei a Caravaggio, sia nell’idea illustrata della frode, il quadro ricorda molto La buona ventura (i cui due esemplari sono custoditi ai Capitolini ed al Louvre): anche in questo caso il ricco ingenuo si presenta nei fasti del suo abbigliamento, e puntualmente viene defraudato dalla zingara, che con la pretesa di leggergli la mano gli sfila invece l’anello. Effettivamente le due opere furono dipinte nello stesso periodo, quando Caravaggio appena giunto a Roma, potè avvalersi dell’esperienza visiva di simili truffe, all’ordine del giorno per le vie del corso e nelle osterie.

Caravaggio, La buona ventura,1594,
 olio su tela, Pinacoteca Capitolina, Roma
Caravaggio, La buona ventura,1594,
olio su tela, Museo del Louvre, Parigi







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lunedì 5 maggio 2014

Caravaggio (ed altri artisti italiani) nei musei degli Stati Uniti: PRINCETON e CLEVELAND (3/4)

Dopo aver analizzato i Caravaggio di Hartford, Detroit e New York, tutti esempi studiati e contemplati dai grandi storici dell’arte, fondamentali per l’individualizzazione del percorso artistico del genio lombardo, è la volta di porgere particolari attenzioni al dipinto sito a Princeton, nello stato del New Jersey, appartenente però ad una collezione privata ed al dipinto sito al Cleveland Museum of Art della città da cui prende il nome.

Individuazione geografica dei Caravaggio (e più in generale dell'arte di manifattura italiana) nei musei degli USA

PRINCETON –  BARBARA PIASECKA JOHNSON FOUNDATION

A. Mantegna, Discesa di Cristo al limbo,
1490, olio su tavola, Barbara Plasecka
Johnson Foundation, Princeton
Infatti il dipinto del Caravaggio de’ Il sacrificio di Isacco, è custodito nella fondazione che ospita la collezione privata di Barbara Piasecka Johnson e che ne porta il nome omonimo.
Barbara Piasecka, la detentrice di un patrimonio artistico eccezionale che l’ha resa tra le donne più ricche del mondo, è stata una storica dell’arte laureatasi presso l’Università di Wroclaw in Polonia e divenuta prima cameriera, poi consulente per gli acquisti di opere d’arte e infine moglie del ricco magnate J. Seward Johnson, di cui assunse il cognome.



Pontormo, Ritratto di Cosimo I, 1540, 
tempera su tavola, Barbara Plasecka 
Johnson Foundation, Princeton.
Quindi con la complicità del marito, ella dapprima allargò a dismisura la collezione di opere d’arte, ma dopo la morte di questo nel 1971, ne assunse il pieno controllo. Purtroppo devo ammettere che dopo una ricerca mirata su internet, non mi è stato possibile trovare l’intera collezione Barbara Piasecka Johnson, ma da diversi siti di compilazione di opere d’arte come la Fondazione Zeri e consultando alcuni cataloghi on line, è stato possibile riscontrare tra le opere d’arte italiane un Cristo Morto sorretto da un Angelo; che il Giorgione ha dipinto tra il 1502 ed il 1510; il San Pietro del Ludovico Carracci; la Madonna dell’uva con il Bambino del Fra Angelico; la Discesa di Cristo al limbo, del Mantegna; il Ritratto che il Pontormo fece a Cosimo I nel 1540; l’Annunciazione di Gentile da Fabriano; il San Francesco d’Assisi in contemplazione del Crocifisso, del Grechetto; la Venere dormiente di Artemisia Gentileschi e il San Francesco, attribuito a suo padre Orazio, opera degli inizi del XVII secolo.



Gentile da Fabriano, Annunciazione,
1425, tempera su tavola, Barbara
Plasecka Johnson Foundation, Princeton
A. Gentileschi, La Venere dormiente,
 1620 – 1625, olio su tela, Barbara
Plasecka Johnson Foundation, Princeton
Grechetto, San Francesco, 1630 - 1664, olio su tela,
 Barbara Plasecka Johnson
Foundation, Princeton
Fra Angelico, Madonna dell’uva con Bambino,
 1425, tempera su tavola, Barbara 
Plasecka Johnson Foundation, Princeton. 
O. Gentileschi, San Francesco,
inizi XVII sec., olio su tela,
Barbara Plasecka Johnson Foundation, Princeton

Effettivamente bisogna ammettere che non pochi storici dell’arte hanno voluto attribuire al Caravaggio l’opera che si crede del Gentileschi, per via della modellazione delle mani molto simile alla resa anatomica del pittore bergamasco. Ma mentre si è per l’appunto propensi a riconsegnare l’opera al suo amico di scorribande Gentileschi, non ci sono incertezze di attribuzione circa il Sacrificio di Isacco, custodito nella Fondazione, dipinto dal Caravaggio nel 1598.

Caravaggio, Il sacrificio di Isacco, 1598, olio su tela, Barbara Plasecka Johnson Foundation, Princeton

Il soggetto iconografico, fu infatti ripreso dallo stesso pittore nel dipinto nel 1603, nella tela che si trova agli Uffizi dal 1917, quando un filantropico signor Murray lo regalò allo Stato. In quell’occasione, per il dipinto commissionatogli da Maffeo Barberini, Caravaggio illustrò la scena biblica in un contesto boscoso a poche centinaia di metri dal centro abitato e la irradiò di luce. Lo stesso invece non può dirsi per la tela del 1598, la cui scena è collocata nelle tenebre: dalla tela di evincono solo Isacco, Abramo, l’Angelo e l’ariete, illuminati dalla luce divina; tutto il resto rimane oscurato.

Caravaggio, Il sacrificio di Isacco, 1603, 
olio su tela, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Non solo la contestualizzazione ambientale ma anche l’azione del sacrificio, nel secondo dipinto, è sicuramente più meditata che nella prima versione: nella tela del 1598, l’angelo sembra dialogare serenamente con Abramo, avvisandolo della sua presenza toccandogli il braccio; dall’espressione quieta di Isacco, è evidente che il dramma è già stato sventato, anche la tensione sul coltello sembra non essere pulsante, mentre la mano sinistra di Abramo pare allentare la presa sui capelli del ragazzo. Cosa che visibilmente non accade nella tela del 1603, che vede un Isacco terrorizzato dall’imminente sacrificio, un Angelo che con forza ferma il braccio di un Abramo che stringe con forza il coltello mentre con il braccio sinistro tiene fermo Isacco che non è pronto evidentemente il a subire quel sacrificio.



CLEVELAND – CLEVELAND MUSEUM OF ART

Il Cleveland Museum of Art, in Ohio, è uno dei musei d’arte moderna e contemporanea più rinomati degli Usa; aperto ormai da più di un secolo, ospita circa 40.000 opere dislocate in 70 gallerie e detiene sculture, dipinti e manufatti di importantissimi artisti quali Cezanne, Degas, Delacroix, Manet, Monet, Berthe Morisot, Picasso e Renoir.

O. Gentileschi, Danae, 1623, olio su tela,
 Cleveland Museum of Art, Cleveland. 
Già dal link inerente alla sua collezione, sul sito ufficiale, si evincono infatti le diverse sezioni in cui è divisa la stessa: nelle sezioni inerenti ai dipinti e alle sculture europee, disegni e incisioni, si riscontrano diversi capolavori dell’arte italiana, tra cui La caduta di Simon Mago di Pompeo Batoni, del 1750 ca; il Ritratto di una donna del Bronzino;  la Danae di Orazio Gentileschi, dipinto nel 1623; Il sacrificio di Isacco di Andrea del Sarto; la Sacra Famiglia con San Giovanni Battista e Santa Margherita di Filippo Lippi; l’incisione a bulino della Battaglia di dieci uomini nudi del Pollaiolo; il Ritratto di Agostino Barbarigo del Veronese e la Madonna con Bambino e Santi di Cima da Conegliano, del 1515.

P. Batoni, La caduta di Simon Mago,
1745 – 1750, olio su tela,
Cleveland Museum of Art, Cleveland
F. Lippi, Sacra Famiglia, S. Giovanni Battista e S. Margherita, 
1495, tempera su tavola, Cleveland Museum of Art, Cleveland.

A. Del Sarto, Il sacrificio di Isacco, 1527,
olio su tavola, Cleveland Museum of Art, Cleveland
A. Bronzino, Ritratto di una donna, 1550,
olio su tavola, Cleveland Museum of art, Cleveland

A questa si unisce la Crocifissione di Sant’Andrea, opera del Caravaggio del 1607, su commissione del Conte di Benevento, durante la permanenza dell’artista a Napoli, in fuga da Roma.
Sul piano iconografico compositivo non si conoscono altre opere dell’artista con il medesimo soggetto, che però già si era cimentato nella Crocifissione di San Pietro nel 1601: una crocifissione diversa però per impostazione dato che quella di San Pietro fu raffigurata per come avvenne, con i piedi al cielo.

Caravaggio, Crocifissione di Sant’Andrea, 1607,
olio su tela, Cleveland Museum of Art, Cleveland.
Caravaggio, Crocifissione di San Pietro, 1601, olio
su tela, Basilica di Santa Maria del Popolo, Roma

Stessa precisazione iconografica non avviene invece per il Sant’Andrea, che non viene rappresentato crocefisso nella struttura ad X tipica del suo martirio ma nella semplice croce latina: un errore da non far gravare su Caravaggio, perché la scelta iconografica di rappresentare Sant’Andrea crocefisso su una croce ad X, si sviluppò solo mezzo secolo dopo a partire dalla seconda metà XVIII secolo (vedi esempio della Crocifissione del Borgognone). Per il resto però Caravaggio come al suo solito si avvale della traslazione dell’evento al suo periodo storico: a dimostrarlo la serva alle spalle della crocifissione (che ricorda non poco la serva del suo dipinto Giuditta e Oloferne del 1599, almeno negli abiti e nella resa dello status sociale) ed il proconsole, che si avvale di una meravigliosa armatura da parata seicentesca.

Borgognone, Crocifissione di Sant'Andrea,
 1668, olio su tela, Collezione Lemme, Roma
Caravaggio, Crocifissione
di Sant’Andrea, 1607, olio su tela,
 Cleveland Museum of Art,
Cleveland. (particolare)
Caravaggio, Giuditta e
Oloferne, 1599, olio su tela,
Galleria Nazionale d'Arte
Antica (particolare) 
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domenica 4 maggio 2014

Caravaggio (ed altri artisti italiani) nei musei degli Stati Uniti: NEW YORK (2/4)

Continuando il viaggio virtuale coast to coast alla ricerca dei dipinti di Caravaggio (e più in generale delle testimonianze artistiche di manifattura italiana), dopo Hartford nel Connecticut e Detroit nel Michigan, è la volta di una prolungata permanenza a New York, dato che qui, nel Metropolitan Museum sono custoditi  ben quattro olii su tela del grande genio lombardo.

Ovviamente non deve sembrare così strano che un museo oltreoceano possa custodire opere d’arte di tale spessore: un esempio di “trattativa” tra privato e Stato italiano è possibile visionarla nella svirgolettata Storia lasciata in sospeso: proposta di acquisto allo Stato di un lotto di dipinti inestimabili : a tal punto la legge sulla vendita di un bene privato all’estero che godeva di una dichiarazione di interesse, prevedeva innanzitutto il diritto di prelazione dello Stato Italiano su quel bene, dopodiché se il Ministero della Pubblica Istruzione si fosse dichiarato disinteressato alla proposta di vendita, lo stesso sarebbe stato venduto tranquillamente ad altri privati.

Individuazione geografica dei Caravaggio (e più in generale dell'arte di manifattura italiana) nei musei degli USA

NEW YORK – METROPOLITAN MUSEUM

Inutile dire che il Metropolitan Museum (anche conosciuto con il suo abbreviativo Met) è uno dei musei più grandi e importanti del globo: la sua collezione di più di 2milioni di unità, va a riempire variegate sezioni di arte, dalla contemporanea, alla moderna, alla medievale, alla classica, senza contare le sezioni di stampo etnografico, che toccano gli estremi della Terra, dall’Africa all’Oceania, passando per Asia e America Meridionale.

Cubiculum della Villa di P. Fannius Synistor, 30 a.C., 
affresco, Metropolitan Museum, New York.
Altresì, quindi, è inutile dire che la collezione riguardante l’arte italiana sia ricca di capolavori, addirittura strabordante: dal sito, nel link inerente alle collezioni, si evince quanto effettivamente sia impossibile poter visitare un museo del genere in una sola giornata; ancora quanti reperti archeologici di manifattura romana siano custoditi nella sezione archeologica: oltre agli innumerevoli monili e manufatti, agli esempi di arte vascolare e di utensili della vita quotidiana, è curioso notare come siano riscontrabili meravigliosi ed integri esempi monumentali di arte italiana preclassica, come la biga etrusca di Monteleone di Spoleto (di cui abbiamo parlato nella precedente svirgolettata) o il cubiculum affrescato, proveniente dalla Villa di Fannius Synistor di Boscoreale: un affresco ricoprente un’intera stanza, staccato e risistemato su un’altra simile allestita nel museo!

Reliquiario del Nord Italia, X sec.,
avorio, Metropolitan, New York.
Ma non solo. Sempre dallo stesso sito effettivamente risulta interessante il virtuale sbobinamento geo-storico di tutta l’arte rappresentata in quel settore: è presente ovviamente anche quello indicante l’arte italiana, (qui il link) che permette di collocare nel tempo e nel luogo le diverse opere, e di creare così una storia evolutiva dell’arte delle regioni che ci interessano nel corso dei secoli: dall’arte preclassica infatti si passa alla classica, e ancora alla barbarica, alla bizantina e romanica e così via.




Pilastro con incisioni, del Sud Italia, IX sec., 
marmo, Metropolitan Museum, New York. 
Copertina di codice con tre donne e un sepolcro,
X sec.,avorio, Metropolitan Museum, New York. 
Tiziano, Venere e Adone, 1560, olio su tela,
Metropolitan Museum, New York
Per quanto ne concerne dipinti e sculture di età medievale e moderna, non è possibile neanche in questo caso numerare o anche solo indicare tutte le opere importanti riscontrate. In una visione molto riassuntiva, vanno però citati tra i più importanti, La Madonna con il Bambino di Giovanni Bellini, Venere e Adone del Tiziano e il Perseo del Canova (replica di quello dei Vaticani), per la sezione veneta; la Pala Colonna del Raffaello e la pala dell’Annunciazione di Sandro Botticelli per la sezione dell’arte pittorica fiorentina; il Cristo coronato di Antonello da Messina e la statua del Fauno burlato da due bambini di Bernini per la sezione centro meridionale e romana.

G. Bellini, Madonna con il Bambino, 
1480, olio su tavola, 
Metropolitan Museum, New York.
S. Botticelli, Annunciazione, 1485, tempera su tavola,
Metropolitan Museum, New York

A. Da Messina, Cristo coronato,
1470 ca, olio e tempera su tavola,
 Metropolitan Museum, New York
Raffaello, Pala Colonna, 1504,
olio su tavola,
Metropolitan Museum, New York.
G. L. Bernini, Fauno burlato
da due bambini, 1616, marmo,
 Metropolitan Museum, New York

Alla stessa sezione appartengono anche i dipinti del Caravaggio, siti nel museo, il primo dei quali è Il suonatore di liuto. Il dipinto del 1597, non è l’unico che presenta questo tipo di soggetto, dato che un’altra versione altamente simile è custodita all’Ermitage di San Pietroburgo, in Russia.
Ma il dipinto del Metropolitan (in prestito dalla Collezione Wildestein) è probabilmente successivo a quello dell’Ermitage, come testimoniato da fonti documentaristiche che ravvisano nel secondo, una committenza del Marchese Giustiniani, e nel primo dipinto, la committenza dello stesso soggetto, da parte del Cardinale Francesco Maria del Monte.

Caravaggio, Il suonatore di liuto, 1597, olio su tela, Metropolitan Museum, New York.

Per quanto il soggetto fosse lo stesso però e nonostante l’impostazione della figura non cambiasse nell’azione e nell’espressione, le due tele differiscono tra loro per la composizione del tavolo: infatti ponendo le due tele a confronto, la tela dell’Ermitage appare cromaticamente ricca e variegata nella presenza del vaso con i fiori e della frutta, che scompaiono poi nella più tarda del Metropolitan, per lasciare però posto ad altri strumenti: un flauto dolce e un virginale.

Caravaggio, Il suonatore di liuto, 1597,
 olio su tela, Metropolitan Museum, New York.
Caravaggio, Il suonatore di liuto, 1596,
 olio su tela, Ermitage Museum, San Pietroburgo

Il modello per il soggetto da raffigurare però è lo stesso, ed è riscontrabile in un pittore di origini siculo molto amico e probabilmente amante di Caravaggio, tal Mario Minniti, che in più occasioni collaborò con il suo mentore (la sua pittura infatti fu fortemente connotata dagli insegnamenti del maestro), sino all’aiutare questo nella fuga da Malta in Sicilia, dove Minniti stesso aveva bottega e viveva.
Il Minniti peraltro fu lo stesso modello del Concerto, la seconda opera custodita al Metropolitan, datata al 1595. Si ritiene quasi certa, infatti, l’identificazione di questo con il personaggio centrale dell’opera, mentre è azzardata ma non così lontana, l’ipotesi che lo stesso sia stato raffigurato anche nelle sembianze dell’amorino alla sinistra del personaggio centrale, mentre nel musico alla destra invece, è stata proposta l’ipotesi che potesse essere un autoritratto giovanile del Caravaggio).

Caravaggio, Concerto, 1595, olio su tela, Metropolitan Museum, New York.

L’opera è interessante perché non solo racconta l’approccio stilistico cromatico del pittore nei suoi primi anni di vita romana, ma vanno ad analizzare il clima culturale che si respirava alla corte del suo mecenate, - sempre il Cardinal del Monte: affascinante è la riproduzione del liuto, del violino e degli spartiti (che ovviamente riprenderà nel Suonatore di liuto); interessante è notare la fusione tra modernità del suo tempo e classicità degli abiti e degli atteggiamenti, con la miscela degli strumenti musicali tipici del suo tempo e degli abiti candidi avvolti da drappi di colore vivo. E sulla sinistra del musico con il liuto, spunta un amorino, che stacca gli acini dal grappolo d’uva, in un pieno clima arcadico che riporta ai fasti della mitologia classica.

Terzo dipinto sito nel Metropolitan è la Negazione di San Pietro, dipinto dal Caravaggio negli ultimi anni della sua vita. E proprio dalla maturità del suo vissuto, dalle sue esperienze e dall’evoluzione della sua pittura, che fuoriesce questo capolavoro, che vede San Pietro negare la conoscenza di Gesù, davanti ad un soldato chiamato da una donna che aveva riconosciuto l’apostolo.


Caravaggio, Negazione di San Pietro, 1609 – 1610, olio su tela, Metropolitan Museum, New York

Caravaggio, La cattura di Cristo, 1602,
olio su tela, Galleria Nazionale, Dublino
Di grande qualità è l’armatura del soldato, rifinita nei particolari, la cui corazza bronzea brilla alla luce, così come quelle della Cattura di Cristo, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Dublino o del coevo Martirio di Sant’Orsola. Come nel pieno della resa anatomica caravaggesca, anche San Pietro inoltre, si presenta come un uomo e non come un santo, nelle sue rughe crucciate sulla fronte che riflette la luce, nella calvizia e nel suo fisico corpulento, come nella prima versione di San Matteo e l’Angelo, custodita nel Kaiser Friedrich Museum di Berlino e andata distrutta (così come la Cortigiana) nel 1945.



Caravaggio, Il Martirio di Sant’Orsola, 1610, 
olio su tela, Palazzo Zevallos, Napoli.  
Caravaggio, San Matteo e l’Angelo, 1601, 
olio su tela, Kaiser Friedrich Museum, Berlino. 
Opera andata distutta nel 1945.

Caravaggio, Sacra Famiglia con San Giovannino, 1606, 
olio su tela, Metropolitan Museum, New York. 
Ultima opera del Caravaggio presente al Metropolitan è La Sacra Famiglia con il San Giovanni Battista, del 1606; opera aperta al pubblico solo a partire dal 2001, dopo la consacrazione della stessa, alla mostra Caravaggio e il Genio di Roma 1592 - 1623, svoltasi presso Palazzo Venezia a Roma. Il dipinto rappresenta ovviamente non solo l’effetto prorompente della luce sul buio, a creare visibili e drastici effetti chiaroscurali sul volto di Maria e sul corpo di Giuseppe e del piccolo Gesù, ma va a delineare un rapporto tra spazio e figure atto a concentrare gli sguardi solo sulla Sacra Famiglia.

A rompere la pacatezza del buio ci pensano il vestito rosso di Maria e la pelle candida del Bambino nudo, mentre il Giuseppe intento a prendere per una mano il San Giovanni Battista, sembra somigliare molto dal punto di vista fisiognomico, al Giuseppe della Madonna dell’Insalata di Recanati, opera attribuita al Caravaggio su valide motivazioni, ma priva di documentazioni effettive che convalidino l’attribuzione in maniera in certa: se così fosse, però potrebbe essere una prova ulteriore della paternità del pittore del dipinto marchigiano. 


Caravaggio, Sacra Famiglia con San Giovannino, 
1606, olio su tela, Metropolitan Museum, New York. 
Caravaggio (attr.), Madonna dell’Insalata,
1595 – 1605, olio su tela,
Chiesa dei Cappuccini, Recanati

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