Ore 19.03 del 25 febbraio 2013.
Qui nel Paese che mi ha visto nascere e
crescere, si stanno svolgendo gli scrutini delle votazioni da poco ultimate per
eleggere il prossimo Presidente del Governo, che manterrà la carica, ci si
auspica, per l’intero mandato di 5 anni.
Non starò qui ad enunciare programmi e
delineare profili dei candidati: credendo che il mio blog sia visitato da
italiani, considero che tutti più o meno sappiano quali sono le problematiche
affrontate da ogni coalizione (dove c’è). E poi ad elezioni finite non avrebbe
senso. Mi limito solo, al fine di creare una visione generale della cosa, che i
quattro candidati con le credenziali più affermate per salire al potere sono
Beppe Grillo con il suo Movimento a 5 Stelle, Pierluigi Bersani con il PD, Mario
Monti con la Lista Civica e Silvio Berlusconi con il PDL.
Ora, in queste ore di ansia, - ricordo
che nel 2007 son stato sveglio sino alle due di notte in attesa di saper chi
avesse vinto – la problematica che attanaglia l’Italia morale, quella costruita
bene, è data dagli istant pool che vedono una lotta alla pari, bloccata a valori
intorno al 30% per PDL e PD, seguiti da un ottimo e sicuramente sorprendente
25% del Movimento ed un 10% scarsissimo della Lista Civica Monti.
Una percentuale del genere dimostra due
cose, una concreta, l’altra ideologica. Sul piano concreto l’idea che queste
proiezioni si tramutino nell’effettiva realtà dei fatti, porterà ad immaginare
un’ingovernabilità del Paese soprattutto al Senato; sul piano ideologico porta
a riflettere sulla superficialità con cui il popolo italiano, manifestandosi
nella percentuale del 30% (in parole povere 1 italiano che ha votato su 3),
tende a non considerare gli insegnamenti dati dalla storia, votando il PDL,
quel partito governato dall’ex Presidente del Consiglio Berlusconi che, aveva
dato le dimissioni due anni fa dopo aver portato sul lastrico il paese e che,
approfittando dell’antipatia di cui si è macchiato il governo tecnico di Mario
Monti a lui susseguito, si è ricandidato confermandosi come il salvatore della
patria.
Su facebook leggo il malcontento dei
miei amici coetanei, stralcio di una società intelligente, acculturata e
cosciente, che non si spiega le ragioni di un fenomeno così incompatibile con
la speranza di dare un assetto innovativo al paese.
Ormai ovunque leggo stati di persone che
vogliono andare via, espatriare. Perché anche se dovesse vincere il PD e Grillo dovesse avere una forte rappresentanza in Parlamento, comunque un carico di voti così
abbondante al PDL non è accettabile.
E leggo di Alessio, che vuol partire in
Francia e di Giulia che organizza pullman per Cincinnati, negli USA.
E leggo di Donato che vuol andar in
Russia, che se ha accolto Depardieu accoglierà sicuramente tutti e di David,
che vuole colonizzare una delle Isole Svalbard nel Mar Glaciale Artico.
E guardo insistentemente la nuova foto
che ho imposto come immagine profilo, e che riposto a seguire qui, che mi crea
turbamento perché credevo che l’idea del vecchietto che vota per far mantenere
una falsa promessa (la restituzione dell’IMU 2012) fosse se non estinta,
fortemente limitata ad un nucleo ristretto e che mi da la riconferma, facendomi
cadere da un pero molto alto, che l’unica soluzione per sentirsi davvero liberi
di essere ciò che si vuole essere è andare via.
Il più lontano possibile.
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