Quella che segue sarà
una svirgolettata un po’ atipica per contenuto, dato che andrò a toccare un
argomento delicato ai più, disciplinati per l’appunto al cattolicesimo e
probabilmente contrari a prescindere, a qualunque accusa riguardi anche uno
solo dei massimi esponenti della Chiesa.
Anche se non ci sono
documenti certi che lo attestino, per cui mi baserò solo su aneddoti di corte
documentati e pasquinate (le celeberrime poesie di Pasquino, poeta che
denunciava la società del suo tempo), è comunque doveroso in quanto storico
dell’arte, riportare alla luce quelle che erano le dicerie del tempo di Leone
X, uno dei più importanti ed influenti papi che la storia abbia mai conosciuto.
D’altronde non di rado, le dicerie hanno sempre un fondo di verità.
Raffaello e aiuti, Incendio di Borgo, 1514, affresco, Musei Vaticani, Città del Vaticano. |
Sotto di lui, Raffaello
dipinse gli affreschi delle Stanze vaticane, - l’Incendio di Borgo è una chiara
allusione all’opera pacifica di Leone X, che col suo pontificato era atto a
spegnere le continue divampanti guerre tra gli stati cristiani – i cartoni per gli
arazzi della Cappella Sistina, - poi tessuti a Bruxelles – e Michelangelo progettò
e scolpì la Tomba di Giulio II a San Pietro in Vincoli, nel quale configurava
quel Mosè, uscito così perfettamente che lo stesso artista in uno scatto d’ira,
martellandogli il ginocchio, esclamò: “Perché non parli?”.
Michelangelo, Mosè, 1513 - 1515, marmo, Basilica di S. Pietro in Vincoli, Roma. |
Nel 1521 Papa Leone X
scomunicava Martin Lutero, reo di non aver ritrattato le sue tesi, e moriva all’età
di 46 anni; la causa della sua morte non fu mai accertata, per quanto si
sospettasse il decesso per avvelenamento. Ma il popolo, per le vie, raccontava
ben altro.
Pare infatti, come
appunto desunto dalle pasquinate di cui vi accennavo all’inizio, che Leone X
fosse un uomo lussurioso, dedito al sesso promiscuo e sodomita, nonché omosessuale
per di più passivo. A raccontarlo sono diverse pasquinate che recitavano:
- “fiorentin, baro, cieco e paticone” (Pasquinata del 1522). Paticone
indica lo stato di sodomita passivo.
- “Morì
el meschino, e non te dir bugia, per fotter troppo in cul un suo ragazzo”
(Pasquinata del 1521, scritta a ridosso della sua morte).
-“quando papa Leon v'ebbe per sposa (...) / sol bardass'e buffon [sodomiti passivi e buffoni] eran
in stima” (Pasquinata tarda del
1533, quando ancora riecheggiava il mito di Leone X omosessuale).
Ovviamente le pasquinate raccontavano le dicerie
popolari in forma poetica e spesso rimata, non di rado inveendo contro uomini
illustri del tempo attraverso insulti, frecciatine e racconti di aneddoti
piccanti. Ma a confermare la tesi di un Leone X dedito alla lussuria non vi
erano solo pasquinate: lo dimostra la vicenda di Gian Antonio Flaminio.
Raffaello, Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio de'Medici e Luigi de' Rossi, 1518, olio su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze. |
Allora, ancora, per mezzo di Beroaldo, segretario
del papa, si premurò di far sapere al padre del giovincello che avrebbe
associato il ragazzo all’Ufficio di Segretario Pontificio, un escalation di
potere per un ragazzetto di 17 anni, non indifferente. Ma l’ordine del padre di
Gian Antonio a partire, fu categorico e il ragazzo dovette rinunciare ad una
carriera brillante, forse per via della titubanza di suo padre a fidarsi della
condotta del pontefice.
Ovunque sia la verità, ripeto, non è da
sottovalutare che le dicerie siano arrivate sino ai giorni nostri, coadiuvate
da testimonianze scritte, fonti più o meno certe, veritiere e attendibili. In
fondo Giovanni De’ Medici, erede illustre della nobile casata, non scelse il
suo futuro, né il suo destino: gli fu imposto.
E magari, proprio l’elezione a pontefice fu lo
sfogo di tanti anni di repressione. D’altronde era lui quello che appena eletto
affermò: “Poiché Dio ci ha dato il Papato, godiamocelo”.
Ps: Per una visione
più dettagliata circa le Pasquinate e il testo inerente alla vicenda di Gian
Antonio Flaminio, invito a linkare: Leone X. Di: Giovanni Dall'Orto.
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