Come solitamente
faccio quando sono in Puglia a casa dei miei, seguo attentamente il telegiornale
regionale sul terzo canale Rai, per documentarmi delle diverse realtà e dei
diversi fatti di cronaca che riguardano costantemente il mio territorio.
Premesso ciò, qualche
giorno fa, a ridosso di un ferragosto senza fama e senza lode a causa del tempo
incerto, mi sono lasciato incuriosire da un servizio del TG3, riguardante l'incremento
dei visitatori al Castello Svevo di Bari, durante tutto il mese di agosto. Un
incremento di addirittura il 189%, che non è un dato affatto trascurabile
considerando che Bari non è meta turistica del calibro di Gallipoli o dell’intero
Salento.
Castello Normanno Svevo, XI - XII sec., Bari |
Ospite in studio la
Professoressa Clara Gelao, direttrice della Pinacoteca Provinciale di Bari “Corrado
Giaquinto”, che ha parlato di tutto fuorché della pinacoteca .
Ha parlato del tempo
poco stabile che ha favorito l'incremento; ha parlato del Museo di Ascoli
Satriano che si è arricchito dei grifoni originari del paese, ceduti da Los
Angeles, che li custodiva; ha parlato - non senza mostrare un velo di arcignità
- dei castelli, che sono i beni culturali più visitati a discapito di musei e
pinacoteche; ha parlato di tutte le realtà del territorio, si è lamentata dei
buoni risultati di altre entità museali, ma ahimé, non ha nominato affatto la pinacoteca che gestisce.
Inasprito da questo
modo di fare scialbo della dotta, mi sono chiesto sul perché se ne fosse uscita
così poco felicemente – e a dirla tutta, guardando l’espressione che mostrava, anche
disinteressatamente - con scuse del tipo che la gente va per castelli perché
sono all'aperto e non nei musei per via del caldo afoso, senza riflettere sul
fatto che magari quella stessa gente non
lo sa che a Bari, nella pinacoteca da lei gestita, sono custoditi dipinti mobili davvero
preziosi. D’altronde Bari non pubblicizza i suoi beni come fa Roma, creando
sconti legati ai biglietti dei diversi mezzi di trasporto o affiggendo
gigantografie di quadri custoditi in questa e quella galleria.
P. Bordon, Madonna con Bambino in trono, tra Sant'Enrico di Upsala e Sant'Antonio da Padova, 1550 ca, olio su tela centinata, Pinacoteca Provinciale, Bari. |
Infatti, ripercorrendo
l’attività pittorica e scultorea pugliese dal XII secolo sino al XIX, oltre ad
opere di incommensurabile valore artistico quali le icone bizantine derivanti
da diverse chiese del territorio, i polittici quattrocenteschi, i dipinti di
Paris Bordon, di Palma il Giovane, di Micco Spadaro o del Solimena, solo per citarne
alcuni, configurano il Il miracolo di San Rocco del Tintoretto e la Madonna con Bambino tra le Sante Caterina d'Alessandria e Orsola, con offerente del
Veronese, un tempo custoditi nella Cattedrale di Bari.
Palazzo della Provincia, sede della Pinacoteca di Bari. |
Ora, con cotanto ben
di Dio, vien da sé rattristirsi del fatto che la suddetta direttrice non abbia saputo sfruttare, abusare,
monopolizzare lo spazio che il TG3 le aveva riservato. Perché in quei tre
minuti di intervista, se solo avesse voluto, avrebbe potuto ricordare che la
Pinacoteca contiene le opere succitate e ancora che il biglietto d’entrata a
persona è di sole 2,58 euro, 0,52 euro per gli studenti e totalmente gratuito ad
anziani, bambini ed in occasione di inaugurazioni, cerimonie e particolari
iniziative da programma; cifre che se rapportate ad altre città che presentano listini esorbitanti che superano addirittura la decina euro, sono decisamente irrisorie.
Ragionamento che senza portarla per le lunghe, nel
concreto si tramuta in un pensiero del tipo: "Famigliola perfetta, se la
domenica non sapete cosa fare, portate i bambini alla Pinacoteca, che con 5
euro scarsi avrete fatto qualcosa di piacevole e costruttivo".
E se ci penso io che
ho solo 28 anni e sono ancora nuovo e per alcuni versi inadeguato al mercato
artistico, mi chiedo come sia possibile non ci abbia pensato una figura
navigata come la Gelao.
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