venerdì 29 marzo 2013

I Fiorini maestri del violino


Il mio colore preferito è il giallo. È il colore che prediligo più in assoluto, forse perché trasmette energia, solarità; è un colore caldo, è il colore dell’estate.
E il mio numero preferito è il 7. Già da piccolo ero affascinato dalla sfera a sette stelle di Dragon Ball, trovavo che rispetto alle altre avesse qualcosa di perfetto, di più armonioso: vedevo quelle sei stelle come fossero colonne di un tholos e la stella centrale quasi fosse l’altare.


E per ogni elemento ho le mie preferenze. Anche sulla musica.
Amo la musica in genere, ma trovo che la musica anni ’60 – ’70 sia la massima affermazione del sentire italiano. Mentre sugli strumenti, beh, sugli strumenti musicali non ho proprio dubbi: sin dai primi momenti in cui sono stato in grado di formulare pensieri autonomamente, il mio strumento musicale preferito è il violino. Adoro le sue forme sinuose, l’eleganza estrema della sua testa, della cassa armonica e delle effe.   
(Per una visione tecnica del violino, vi consiglio la pagina ufficiale di Wikipedia: Violino)

Sicchè grande è stato il mio stupore, mentre divertito cercavo informazioni sui violini nell’arte, nello scoprire che due dei più grandi liutai della storia del violino, portavano il mio cognome:  Raffaele (padre) e Giuseppe (figlio) Fiorini.
Ovviamente non potevo che vertere la mia ricerca iniziale sulle figure di Raffaele e Giuseppe Fiorini e raccogliere un po’ di idee a riguardo di questa talentuosa personalità.

Raffaele Fiorini
Raffaele Fiorini fu una delle figure liutarie più rappresentative ed eclettiche della storia della liuteria moderna italiana; autore di una rinascita di quest'arte nel capoluogo emiliano.
Nasce a Musiano di Pian di Macina il 15 luglio 1828 ma trascorse l’infanzia e l’adolescenza a Bazzano con i genitori che possedevano un mulino, esercitando la stessa professione del padre ma mostrando nel contempo, spiccati talenti artistici e musicali. Talenti che tradusse nella passione per la liuteria, iniziando a costruire i primi strumenti.

Dopo una decina di anni da queste prime esperienze, dopo giudizi positivi del professor Carlo Verardi,  su incitamento di questo, aprì una bottega a Bologna nel 1868. Così si trasferì in città con la famiglia, ed avviò la sua attività nell'affascinante ambientazione di Palazzo Pepoli, non lontano dal Liceo Musicale.

Seppe in breve guadagnarsi un posto di rilievo nel suo nuovo ambiente, attirando a sé un certo numero di apprendisti di talento: Augusto Pollastri, Cesare e Oreste Candi, Armando Monterumici e il figlio Giuseppe che, ad appena 9 anni, riusciva già a scolpire i ricci per i violini del padre.
Tutti nomi destinati alla fama e a divenire liutai di riferimento del ventesimo secolo.
Dalla storica bottega uscirono principalmente violoncelli, violini e qualche contrabbasso; oggi restano pochi violini, ma diversi violoncelli, riconoscibili dal modello classico e dalla vernice ad olio rosso-bruna.

Raffaele Fiorini ottenne anche diversi riconoscimenti per i suoi strumenti: una medaglia d'argento con plauso all'esposizione internazionale di musica di Arezzo del 1882; ed una medaglia d'argento all'esposizione di Torino del 1884.

Albero genealogico della liuteria bolognese moderna

 A continuare l’arte di Raffaele quindi, fu suo figlio Giuseppe, nato nel 1861.
Giuseppe lavorò per diversi anni con il padre - che dapprima si era opposto alla sua vocazione, ritenendo tale arte poco redditizia - nell'apprezzata e fiorente bottega artigiana sita nel palazzo Pepoli, occupandosi in particolare della costruzione e riparazione dei violini.

Giuseppe Fiorini
Nel 1877, all'età di sedici anni, costruì quindi il suo primo violino e nel 1881 aprì una propria bottega di liuteria. Conquistato nel 1888 il primo premio assoluto alla Esposizione internazionale di musica di Bologna, l'anno seguente si trasferì a Monaco di Baviera dove strinse amicizia con W. Benno, primo violino dell'Opera di quella città, con il principe Luigi Ferdinando di Baviera e A. Rieger, il più famoso dei liutai bavaresi, del quale divenne prima socio e poi nel 1889 genero, avendone sposato la figlia. Nel 1896, ritiratosi il Rieger dalla professione, il F. rimase unico titolare del laboratorio.

Nel 1914, allo scoppio della guerra, Giuseppe trasferì la sua bottega a Zurigo, dove il suo lavoro fu presto apprezzato, tanto da aggiudicarsi nel 1920, per 100.000 lire, dalla marchesa Paola Della Valle del Panaro di Torino, la famosa collezione degli arnesi che avevano fatto parte del laboratorio di A. Stradivari e il violino del celebre maestro cremonese. Particolare curioso è che, dopo aver corrisposto un acconto di 20.000 lire e non disponendo dell'intera somma, Giuseppe dovette indebitarsi per pagare il resto, pur di battere il concorrente, l'ambasciatore francese a Roma C. Barrère. (Nello stesso anno Barrère si rese intermediario tra lo Stato Italiano e quello Francese per il restauro delle tele del Caravaggio in San Luigi dei Francesi, vedi )

Giuseppe Fiorini riprodusse con arte lo Stradivari originale e le copie ottennero un grande successo presso collezionisti e utenti. Nel 1923 si recò a Roma con l'intento di aprire una scuola di liuteria, sogno che non riuscì a realizzare a causa di una malattia agli occhi che lo rese quasi cieco e lo costrinse a rinunciare alla sua arte. Tornò a Bologna e quindi si trasferì a Monaco con la speranza di recuperare la vista grazie ad applicazioni elettriche. Svanita anche questa speranza, Giuseppe affidò le riparazioni dei violini al suo allievo ed amico W. Turcké-Bebié, che già numerose volte lo aveva sostituito nel lavoro quando si trovava all'estero.

Nel 1930 donò al Museo di Cremona la collezione dei cirrieli appartenuti a Stradivari, con l'obbligo che fosse pubblicamente esposta e col proposito di fondare una scuola di liuteria, da lui diretta. Il progetto tanto accarezzato e al quale il Fiorini aveva sacrificato tutti i suoi risparmi sarà realizzato solo nel 1937, dopo la sua morte, avvenuta nel 1934, quando, in occasione del bicentenario della morte di Stradivari, la città di Cremona accolse l'idea di fondare la scuola di liuteria.

Costruttore appassionato e fecondo, usò un metodo basato su un accurato studio del rapporto fra legno utilizzato e vibrazioni volute durante la fabbricazione dello strumento  che il Fiorini aveva appreso afferando le proprie capacità e il proprio intuito. Contrariamente a quanti pensavano che lo strumento si forma col tempo, egli sosteneva che "l'instrumento nasce buono e perfetto". Profondo esperto di strumenti antichi, la sua competenza fu riconosciuta in Europa e in America.

Di lui si conoscono oltre cinquecento strumenti. La sua etichetta italiana è "Fiorini Giuseppe fece in Bologna anno ..."; quelle datate da Monaco: "G. Fiorini München 1899" e "Anno 1905 - München - Giuseppe Fiorini Bolognese", quindi "Giuseppe Fiorini - München 1913 M. p.".  

Nel Settembre 2011 i violini originali di Giuseppe Fiorini furono esposti al Museo della Musica, come tributo al Cna ed ai suoi liutai, a 150 anni dalla nascita di questa istituzione.
In mostra configuravano un violoncello del 1907, una viola del 1924 e tre violini rispettivamente del 1918, del 1924 e del 1925.
La mostra degli strumenti di Fiorini nell’ottobre si spostò poi a Cremona al museo Stradivariano.


 [Fonti: Cna Bologna Unione Artistico e Tradizionale, www.artigianatoartistico.com/fiorini2011]



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