sabato 16 marzo 2013

Giovani Talenti: Ottavio Mussari



Solitamente il mio egocentrismo e forte Ego mi porta raramente ad ammettere che io possa imparare qualcosa di nuovo da qualcuno, ma se c’è una persona che mi ha insegnato molto e con la quale mi son sempre confrontato in un lavoro di superamento dei miei limiti, quella persona è il mio amico Ottavio Mussari.
Solito a non fermarsi davanti alle avversità, sempre in viaggio sia fisico che mentale alla riscoperta di nuove terre e nuovi orizzonti a cui guardare con stimolo creativo, Ottavio, laureato in Comunicazione Digitale presso l’Università di Roma La Sapienza, è il tipico giovane talento del nostro paese: un regista prolifico di cortometraggi, che dopo l’Erasmus in Finlandia e la ricerca tesi in Gran Bretagna, ha deciso di sfidarsi ancora una volta e trasferirsi quindi a Londra in cerca di un’occasione concreta.
Attraverso un’intervista mirata a rivelare il suo lato professionale ed artistico di incisivo spessore, sono sicuro saranno chiari il suo eclettismo e la sua poliedricità.


D: Ottavio, nella breve introduzione che apre a quest’intervista, ho accennato a diverse componenti della tua persona e del tuo vissuto, che elaborate nel corso degli anni, ti hanno reso una persona decisamente interessante. Una di queste componenti, la più importante probabilmente, è il tuo amore per la regia e per il cinema in generale. Come nasce la tua passione per quest’arte?

R: Per non annoiare chi ci legge eviterò di ringraziarti per le (stra)lusinghiere parole che, devo ammetterlo, mi hanno un po' fatto arrossire.
Mi diverto sempre a raccontare che tutto cominciò in un “cesso”.
Un prete impegnato nel risanamento di un quartiere “difficile” della mia città, mi chiese di tenere un corso di sviluppo fotografico per ragazzi e, dal momento che in una piccola parrocchia è difficile trovare una camera oscura, io ed un mio caro amico ne allestimmo una in un bagno. Non dimenticherò mai il caldo sofferto durante quelle lezioni!
Nel frattempo, avevo cominciato a “giocare” con una piccola handycam di mio padre. Registravo praticamente tutto e poi lo montavo a computer. Escursioni, scampagnate, feste, facevo continui esperimenti di cui i miei amici erano le cavie. Mi mettevo alla prova per vedere quali sentimenti riuscissi a far emergere e con quali combinazioni di immagini, suoni e musiche.
Il tempo ha poi cambiato tante cose ma in fondo la vera essenza di ciò che amo fare è rimasta quella. Credo che in fondo sia l'essenza stessa dell'arte cinematografica.


D: Il fil rouge che unisce questa e le altre interviste è la domanda sul rapporto con il territorio. Sono del parere che il territorio formi, motivi, educhi e plasmi in qualche modo alcuni lati del carattere di una persona. L’infanzia e l’adolescenza a Gela, nella Sicilia del profondo sud, poi una valigia, qualche amico ed il trasferimento a Roma per l’università.
Quanto ha inciso sul tuo essere, la terra in cui sei nato e hai vissuto? Qual è il rapporto che vivi con le due città che ti hanno formato in tempi diversi della tua vita?

R: Ho scritto recentemente che sono nato in un luogo segnato dal tempo e mi sono formato in un luogo eterno. Il perché della mia schizofrenica esistenza risale forse a questa dicotomia iniziale. La Sicilia conosce il tempo, lo ricorda, lo assapora come un anziano che regala al tramonto gli ultimi tiri della sua sigaretta sapendo che tutto cambia rimanendo esattamente com'è. Roma è l'inganno della gloria eterna, una città a mio parere ben rappresentata dal Colosseo,  una città poco rispettata che però continua ad ergersi fiera sui suoi sette colli.
La Sicilia mi ha cresciuto, regalandomi il suo calore e tutti i suoi problemi. Ho conosciuto lì i valori che mi porterò dietro a vita, rimanendo sempre (e fieramente) un siciliano.
Roma mi ha accolto a braccia aperte, è diventata presto Mamma Roma, ma si è svelata brutalmente anni dopo, per quello che è, ovvero una città soffocante, poco rispettata e nutrita da apparenze. Roma è stata uno schiaffo in pieno volto, un secchio d'acqua fredda di cui forse, io giovincello sognatore, avevo bisogno.


D: Gli anni universitari ti hanno regalato soddisfazioni enormi: mi riferisco a diversi premi vinti con i tuoi cortometraggi, quasi tutti connotati da tematiche forti e complesse. Ricordo “…su fogli di sangue”, vincitore del primo premio al Concorso internazionale Terra d’Agave, o “Mu’afah Ceneri di uomini”, vincitore del primo premio al concorso Anello debole della Comunità di Capodarco di Fermo; ancora “Lazarus” ed il corto “La Valigetta”, di cui sei stato produttore con la tua casa di produzione CamaleoLab, vincitore dell'ottava edizione del VideoConcorso Pasinetti ed inserito nella programmazione del Venice Film Meeting in occasione della Mostra del Cinema di Venezia.
Qual è il segreto del loro successo? Come valuti i temi che poi affronti nei tuoi lavori?

R: I primi tre cortometraggi che hai nominato vivevano della sincerità e della voglia di urlare che hanno caratterizzato i miei primi anni di università. La Sicilia e le sue piaghe, in particolare, sono stati un chiodo fisso per molto tempo. Poi i temi sono cambiati, avvicinandosi a tematiche più "adulte" e più attuali.
La ragione per cui questi lavori hanno avuto un po' di successo è senza dubbio data dalle fortunate collaborazioni. Nelle prime occasioni ho collaborato e sono stato supportato da persone estremamente in gamba e professionali. Nelle ultime, tra cui La Valigetta, ho collaborato e supportato il lavoro di un grande amico e talentuoso regista, Sebastiano Melloni.
Credo che il cinema sia sempre opera di un gruppo e rifiuto decisamente i protagonismi che spesso contraddistinguono alcune cinematografie - vedi il cinema autoriale italiano.


D: La tua poliedricità, ti porta a coltivare molteplici interessi oltre alla regia ed alla cinematografia. Da poco, a dimostrazione di ciò, hai iniziato a gestire un blog personale, Breadcrumbs (clicca qui per accedere). Di cosa tratti nel tuo blog e cosa ti ha spinto a farlo?

R: Breadcrumbs è l'umile tentativo di placare una voglia incessante di scrivere e creare, una voce che da un po' di tempo ho messo a tacere per un ben più materialistico “sopravvivere”. In Breadcrumbs ho ritrovato il gusto delle idee che, se ben confezionate, sanno raggiungere ascoltatori insperati. Si tratta semplicemente di briciole, appunto, che lascio qua e là, un po' per ricordare, un po' perché mi si ricordi. Tratto di tecnologia e media, attualità e di tanto in tanto recensisco qualche bel film ancora non uscito in Italia.


D: Ormai da un anno vivi a Londra, una metropoli dal ritmo accelerato e frenetico. Che tipo di riscontro hai avuto nella City, in materia di comunicazione e cinematografia? A tal proposito, hai progetti o idee in serbo per il futuro?

R: Arrivato negli UK ho letto: London, as much of life as the world can show e, ad oggi, credo sia la frase che meglio rappresenti questa città. Il Thames è il minore dei fiumi qui, dove confluiscono milioni di vite, speranze e destini.
Il mondo della Comunicazione è un campo molto forte, soprattutto sul versante pubblicitario e, ancor più specificatamente, del web marketing. Le aziende sono tante, sono grandi e investono perché hanno come target il mercato globale. Purtroppo per noi stranieri, nella comunicazione il fattore lingua è altamente influente. Non basta parlare bene inglese, bisogne eguagliare i native speakers.
Dell'industria cinematografica inglese ammetto di sapere molto poco. Continuo a guardarmi intorno ma entrare in contatto con produzioni cinematografiche a Londra è alquanto arduo.
Idee e progetti per il futuro ne ho tantissimi. Da poco ho saputo di essere stato accettato per un work placement - una sorta di tirocinio - presso un'azienda che si occupa di digital advertising. Tramite loro dovrei professionalizzarmi ulteriormente per lanciarmi con più forza sul mercato del lavoro. Incrocio le dita..

Intervista di Antonio, Dario Fiorini

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