Bilbao attraversata dal fiume Nervion |
Una domanda che mi ha
spiazzato e mi ha lasciato ragionare sulla validità del simbolismo. Perché secondo
me di questo di trattava e dopo qualche ricerca, felicemente, posso affermare
che sia così, dato che la risposta data da una saccente architetto, presente alla
discussione è stata “Per poterci passare tra le zampe”.
Ma partiamo dall’inizio.
Un breve preambolo è necessario a capire come si è arrivati a questa domanda.
Ebbene, sto seguendo un
corso PON di spagnolo, sicché nella prima lezione, quella introduttiva, la
maestra Sofia ci ha illustrato Bilbao, la città da cui proviene, situata a nord
della Spagna, nei Paesi Baschi.
E ovviamente, dato che a livello artistico la città è
rinata nel 1997, grazie all’accordo tra l’amministrazione comunale e la
Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York, Sofia non poteva non
accennare alla costruzione del museo ad opera dell’architetto canadese Frank
Gehry.
F. Gehry, Guggenheim Museum, Bilbao |
Concepito su tre
livelli abitativi più un quarto per i diversi impianti di refrigerazione,
condizionamento ed elevazione, il museo è infatti uno degli edifici simbolo del
più preciso ingegno umano: basti pensare che per il totale rivestimento esterno
della struttura si è fatto fronte a più di 60 tonnellate di titanio, 27.000 m2
di pietra chiara di Granada e 2500 pezzi di cristallo termico per le superfici
trasparenti.
Stessa rivoluzione
delle forme però, non riguarda anche gli interni, sicuramente più dolci e neutri nell’intersecazione
delle pareti; una soluzione necessaria alla comprensione ed alla valorizzazione
delle opere d’arte ivi contenute: la collezione del Guggenheim riguarda l’arte
contemporanea, spaziante da Basquiat a Warhol,
da Salle a Rauschenberg.
(Per una completa visione delle opere e degli artisti presenti, clicca qui)
R- Rauschenberg, Barge, 1962, olio e inchiostro serigrafato su tela, Guggenheim Museum, Bilbao. |
J. Koons, Puppy, 1992, fiori su struttura, Guggenheim, Bilbao |
Premesso tutto questo
è possibile quindi affermare, - includendo la fastosità del gigantesco cane Puppy,
composto da 70.000 fiori, che fa da guardia al museo – che l’intero assetto
museale è stato voluto, creato e sviluppato, sotto un’aurea di superbia spropositata
fusa a senso di magniloquenza e voglia si superamento di ogni limite.
Alla fine la frase di
compiacimento dello stesso architetto Gehry ha confermato questo: “Costruire
questo museo è stato come costruire Notre Dame, ma dopo”. Una frase che non
lascia molto adito a fraintendimenti e fa presagire un senso di onnipotenza, autocompiacimento
e soddisfazione.
Ed è qui che subentra
il ragno di bronzo prima della scalinata che volge al fiume Nerviòn, opera dell’artista
Louis Bourgeois alto quasi una decina di metri.
Il ragno infatti, per
quanto sul piano del pensiero artistico-filosofico dell’artista, riconduca alla
sessualità ed alla maternità – la statua è completa anche della sacca delle
uova – sul piano della simbologia, rappresenta la superbia, sul dettame del
mito di Aracne.
L. Bourgeois, Ragno, 2001, Ferro, Guggenheim Museum, Bilbao. |
L’abile tessitrice,
che soleva ripetere di essere più brava della dea Atena, protettrice delle
arti, fu da questa sfidata per via della sua superbia. E dando filo da torcere
alla dea, fu trasformata dalla stessa proprio in un ragno, costretto a tessere per
tutta la vita dalla propria bocca, che era stata portatrice di tanta
spavalderia della donna.
Quel ragno quindi ha
un significato, anche molto profondo. È un monito che suole ricordare
che la perfezione non esiste anche laddove è lampante, che nonostante imprese
titaniche, bisogna sempre rimanere coi piedi per terra e ragionare
costantemente con umiltà e modestia.
Quella modestia che
proprio manca all’imponente ed articolata struttura del museo che, prima di-custodire
opere d’arte, è esso per primo un’opera d’arte.
Panorama di Bilbao con Guggenheim Museum in primo piano. |
L'architettura deve essere bella ma funzionale ad uno scopo, abitazione, convegno, esposizione.
RispondiEliminaQuando fa predominare l'esercizio estetico e lo fa prevalere su tutto cessa di essere architettura e si converte in scultura, talvolta incomprensibile.
Benedetto Romeo
[..] "In natura la vedova nera è una creatura spaventosa, un predatore che cattura le sue vittime nella tela e le uccide. Nonostante sia letale, qui è raffigurata con un sacco ovigero rigonfio, pronta a dare la vita, e questo la rende sia letale sia debole"
RispondiEliminaNon è come "il SACCENTE architetto" ha dichiarato; questo è un classico concetto (o la più chiara dimostrazione) di contrappunto. Con ciò, si è voluto chiaramente evidenziare che nessuno è invulnerabile, neanche una delle più letali prede conosciute.
Alessio Atzori