Robert Capa, fotoreporter per Life. |
Dopo le fortunate
mostre fotografiche di Robert Doisneau al Palazzo delle Esposizioni e Sebastiao Salgado al Museo dell'Ara Pacis, Roma si riconferma una città attenta
all’artisticità della fotografia, aprendo le porte di Palazzo Braschi ad un
altro grande esponente in materia, quale Robert Capa.
Pseudonimo di Endre
Erno Friedmann, il fotografo ungherese, è infatti uno dei più grandi esponenti
della fotografia di denuncia bellica, avendo immortalato nei suoi scatti ben
cinque guerre del Novecento: la guerra civile spagnola, quella sino-giapponese,
la Seconda Guerra Mondiale, il conflitto arabo-israeliano del 1948 e la prima
guerra d’Indocina.
Fu in quest’ultima
occasione che Capa trovò la morte, incappando in una mina antiuomo.
R. Capa, The falling soldier, 1936, fotografia. |
È proprio con Capa che
nasce la figura del fotogiornalista; celeberrima è la sua foto The falling soldier, scattata nel
1936, nei pressi di Cerro Muriano, un villaggio vicino Cordova, che ritrae un
soldato dell'esercito repubblicano nell’esatto momento in cui viene colpito a
morte da un proiettile sparato dai franchisti.
Tante nel corso dei
decenni le disquisizioni circa l’autenticità della casualità dello scatto, che
secondo alcuni studiosi parrebbe non confermarsi innanzitutto da inesattezze
storiche – secondo cui appunto, nel paesello di Cerro Muriano non si combatté
alcuna battaglia nei giorni indicati da Capa, né l’anarchico protagonista dello
scatto parrebbe essere morto in quella circostanza, ma qualche anno dopo, sempre in uno scontro armato, ma mentre era nascosto dietro un albero – ed ancora da una
composizione che sembra studiata a tavolino su giochi di linee e di luce.
R. Capa, Troina agosto 1943, fotografia. |
La foto in questione
non sarà presente alla mostra di Palazzo Braschi, raccontando questa, nello
specifico, la società, la vita, i problemi affrontati dal popolo italiano nei
giorni a seguire l’armistizio del 1943.
La mostra
implicitamente vuole onorare infatti il settantesimo anniversario dello sbarco
degli Alleati in Sicilia, di cui Capa fu il portavoce dell’evento, diffondendo
ai giornali americani le prime foto dell’azione militare.
R. Capa, Troina agosto 1943, fotografia. |
Gli scatti presenti a
Palazzo Braschi, sono testimonianze vive di un popolo stremato dalla guerra, ma
ciò nonostante ancora vivo e speranzoso, che non si arrende di fronte alle
razioni limitate di cibo ed alle macerie causate da bombardamenti, ma combatte
la guerra continuando a vivere e a svolgere le normali mansioni giornaliere.
Sono fotografie che
presentano una dicotomia spiazzante, quelle che raccontano la Sicilia e le
regioni del Sud Italia a partire dal 1943, perché analizzano in parallelo la
società e la storia, la prima vista dagli occhi dei popolani, la seconda vista
con attraverso l’occhio del soldato straniero; fotografie che per quanto
diverse, si incontrano nella fusione di un unico racconto da tramandare ai
posteri.
R. Capa, Sicilia estate 1943, fotografia. |
È questa la magia di
Capa: il suo modo silente, quieto e discreto di raccontare la storia non da
protagonista, ma da spettatore, restando a fianco dei soldati ed amalgamandosi
umilmente a loro, e riuscendo però ogni volta, puntualmente, a cogliere lo
scatto perfetto. Perché a volte il genio non esula dalla fortuna, per cui
diviene importante trovarsi nel posto giusto, al momento giusto, con le persone
giuste. E Capa in questo è maestro.
La mostra a Palazzo
Braschi, a Roma, si è aperta il 3 ottobre e si concluderà il 6 gennaio; per chi
volesse saperne di più, riporto il link del museo che ospita l’esposizione:
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