Ormai note ai più, per
la fortuna indiscussa che hanno avuto circolando per le bacheche di facebook,
twitter ed ogni sorta di social network, le sette fotografie appartenenti all’idea Los Intocable di Erik Ravelo, sono da
considerarsi una sorta di manifesto di denuncia ufficiale ai mali che
affliggono quotidianamente l’infanzia.
Fotografie che
appunto, sono state in grado di focalizzare l’attenzione su problematiche così
evidenti ma allo stesso tempo nascoste, non raccontate, evitate, occultate.
Sulla stessa scia,
secondo gli stessi crudi criteri di evidenza, si è quindi avviata la campagna
volta a denunciare la violenza di ogni genere, sulle donne: una campagna
necessaria visti i dati allarmanti delle ricerche effettuate nel 2013, aventi
come argomento soprattutto le violenze sessuali.
I dati più sconvolgenti
riguardano il continente asiatico, dove su un campione di 10.000 uomini
residenti in Cina, Bangladesh, Cambogia, Indonesia, Sri Lanka e Papua
Nuova Guinea, ben 1 su 10 ha ammesso di aver forzato almeno una donna nel corso
della propria vita ad avere rapporti sessuali con lui;
che sale ad 1 su 4, se si considera la violenza esercitata sulla propria
compagna.
È quindi su queste
basi, che si fonda la campagna denominata “Abused Goddesses”; una campagna
promossa dall’organizzazione Save Our Sister (SOS) connotabile come
una sorta di ramificazione dell’associazione Save the Children India, che
si preclude di tutelare e proteggere le donne del territorio indiano e
limitrofo, nonché di disciplinare le stesse alla denuncia di ogni malfatto.
A posare per le
illustrazioni della campagna pubblicitaria però, non sono donne sfigurate,
malmenate o violentate; ma sono direttamente le dee indù Durga, Lakshmi,
e Saraswati, raffigurate con segni di violenza sul volto e sul corpo. Sotto
ogni illustrazione, una didascalia volta direttamente alle donne indiane, che
cita: “Prega di non vedere mai questo giorno. Oggi più del 68% delle donne
indiane è vittima di violenze domestiche. Domani sembra che nessuna donna sarà
risparmiata. Nemmeno quelle alle quali rivolgiamo le nostre preghiere”.
Le dee illustrate, non
sono dee qualunque, ma le tre grandi dee dell’induismo: Lakshmi è la dea
della bellezza e della fertilità; Saraswati è la consorte di Shri Brahma, creatore di tutte
le cose e Durga è la dea della creazione e della distruzione, il
suo stesso nome spiega che non è una divinità facilmente avvicinabile per via
della sua forza, capace di mettere ko bestie feroci come leoni e tigri.
Ma che ciò nonostante,
diviene vittima anche quest’ultima, come le altre due, delle angherie dell’uomo.
La campagna, così come
Los Intocable, ha circolato sin da subito sui social network, incontrando i
favori dell’opinione pubblica mondiale, che tende sempre più a vedere nella
donna un pari dell’uomo, che merita quindi in virtù di ciò, di avere anche gli
stessi diritti e doveri, e di godere della stessa dignità riconosciuta ai
primi.
Stessa cosa non si può
però affermare paradossalmente circa l’opinione pubblica indiana, che è sembrata
scossa da una simile pubblicità: in una società che evidentemente ancora non è
pronta a porre le stesse altezze tra i due sessi, la relegazione di tre
divinità a semplici donne ha destato scalpore e irritazione; ancora l’idealizzazione
delle tre divinità cardine, sfigurate e seviziate, ha destabilizzato l’indiano
medio, per nulla incline ad accettare un simile tramortimento delle divinità
adorate.
Polemiche su polemiche
quindi, ma anche consensi e favori, che lasciano ben sperare in un’attenuazione
dei valori sin troppo alti legati alla violenza, alla sevizia ed allo
sfruttamento delle donne, in un paese quale l’India, che ad oggi, detiene purtroppo
una delle cifre più alte, legate a queste aberrazioni.
Grazie Dario, sei sempre una miniera di informazioni..
RispondiEliminaFede
Grazie a te Fede mia, che trovi sempre un minuto per leggermi, quando puoi.
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