martedì 22 ottobre 2013

Alice Pasquini, in arte (di strada) Alicè

L’arte non sempre è fonte di unanime comprensione. Lo scandalo dettato dalla - probabilmente bufala – mostra Ojo del culo tenutasi nel 2006 alla Fondazione Serralves di Oporto, ne è la dimostrazione lampante: se da un lato qualcuno ha voluto ravvisare nell’esposizione solo una trovata pubblicitaria per avvicinare gli amanti del trash e del volgare all’arte, dall'altro qualcun altro ha appoggiato in pieno le motivazioni che spingerebbero a considerare gli scatti fotografici raffiguranti gli orifizi anali, come delle vere e proprie opere d’arte. Lungi da me, capire su quali criteri.

Premetto ciò, in virtù dell’artista che sto per raccontare, esponente di spicco della Street Art, in tutto il mondo.
Ebbene, proprio la Street Art non è considerata all’unanimità uno stile artistico, laddove al contrario appunto, viene etichettata come un modo elegante per imbrattare pareti, muri e strade.
Una considerazione che potrebbe essere presa per veritiera sicuramente alla visione di certi scempi dettati da inesperti del settore, che muniti di bombolette spray, imbrattano con scritte alquanto aberranti le vie di periferia e del centro delle città; ma che è ben lontana dalle esecuzioni della writer Alicè.

Spraylitz, la creatura di Enoch,
appassionata di graffitismo.
Nata a Roma nel 1980, Alice Pasquini, vero nome dello pseudonimo Alicè, ha da sempre inseguito la strada dell’arte laureandosi all'Accademia di Belle Arti della sua città di nascita.
Forte di un’ottima base tecnica ed artistica, ha quindi vissuto e lavorato in diversi paesi europei, dalla Gran Bretagna alla Francia, e ancora in Spagna.
Ed è proprio nello stato iberico, che Alice segue dapprima corsi di animazione presso l’Ars scuola animación a Madrid, e poi nel 2004 consegue un Master in critica d’arte presso la Universidad Computense, sempre nella capitale.

Una volta conclusasi la sua carriera universitaria, il mondo di Alicè si è aperto quindi ad un bivio: se su un piano concreto, l’artista si è trovata costretta a lavorare come scenografa per grandi magazzini e parchi giochi, sul piano creativo si avvicina sempre più alla Street Art sino ad innamorarsene; un amore, giunto attraverso la lettura dei fumetti di Luca Enoch, la cui protagonista Spraylitz era una studentessa liceale appassionata di graffitismo.

Le sue creazioni quindi, autentiche opere d’arte elegantemente rifinite ed incisive, analizzano soprattutto il mondo visto dagli occhi di donne forti e combattive, pronte a far valere i propri diritti in un mondo ancora fortemente misogino. Ma le donne di Alicè sono donne che amano, che si lasciano anche andare ai sentimenti, senza mai dimenticare la loro forza interiore.


Lasciando segnali forti in città importanti come Roma, Parigi, Sydney, Oslo e New York – solo per citarne alcune – Alicé è riuscita ad ammaliare non solo la critica artistica che le ha riconosciuto talento e qualità esecutiva, ma anche la critica giornalistica che ha ravvisato in lei un punto di incontro tra l’arte e il graffitismo scevro dal vandalismo spicciolo.

Ma nonostante la ormai notorietà della writer, pare che in seguito ad alcune affermazioni dell’artista al Corriere di Bologna, - la Pasquini aveva dichiarato in un’intervista di essere l’artefice dei graffiti presenti in alcune vie bolognesi – la stessa sia indagata dal Comune della città per imbrattamento “continuato”; se risultasse colpevole rischierebbe quindi un anno di reclusione o il pagamento di una multa superiore a 1000 euro.


Un paradosso notevole, se si considera appunto che ogni città in cui l’arte murale di Alicè è presente, vanta la cosa.

Ma d’altronde la storia della Pasquini è la storia di tanti writers talentuosi che non si sono mai scrollati di dosso nella loro vita l’accusa di essere imbrattatori di muri; uno fra tutti Keith Haring, che agli inizi della sua carriera di writer, non di rado finiva dritto nelle caserme dei più disparati quartieri di New York.  


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