domenica 3 novembre 2013

Il tesoro di Hitler ritrovato a Monaco

Gli storici sono tutti concordi nell’affermare che Adolf Hitler fosse un appassionato d’arte come pochi, tanto da cercare di accumulare sotto la sua figura, il numero più alto possibile di opere d’arte da destinare alla futura galleria del Terzo Reich, una volta finita la guerra.

A. Bocklin, Isola dei Morti, 1883, olio su tela,
Museo d'Arte Moderna, Berlino 
Una passione, quella del collezionismo artistico, derivata dalla repressione del suo primordiale amore per il disegno, giunta in seguito alla bocciatura all’esame di ingresso all’Accademia di Belle Arti di Vienna: tra i diversi dipinti acquistati e trafugati nelle nazioni occupate, il suo dipinto preferito - la terza versione dell’Isola dei Morti di Bocklin – figurava  nello studio in cui accoglieva ministri e capi del governo.

Hitler appassionato d'arte, collezionava dipinti. 
Ma allo stesso tempo, una passione 
che dava adito a pensieri filosofici marci che vedevano nei dipinti di arte contemporanea, l’esempio lampante di arte degenerata: discostandosi da una visione prettamente accademica, tali opere erano quindi da eliminare, perché testimonianza di un’arte ormai alla deriva, lontana dai canoni del bello, nonché dalle idee propagandistiche del regime dittatoriale.
Un preambolo questo, che meglio spiega il ritrovamento di più di 1500 opere d’arte in un appartamento a Monaco di Baviera; ritrovamento datato al 2011 ma ufficializzato solo in questi giorni dal settimanale Focus.

A quanto detto dal giornale infatti, i dipinti sono da considerarsi tra i sequestrati durante la dittatura del Furer: a testimoniarlo è la schedatura di oltre 300 opere, che risultano essere state catalogate dai nazisti come arte degenerata da distruggere.

Dipinto di Picasso ritrovato a Monaco
La collezione scoperta dalle forze dell’ordine di Monaco, consta di opere di artisti celeberrimi contemporanei quali Klee, Chagall, Matisse, Picasso, Kirchner, Kokoschka, Marc e Nolde, ed è stata stimata intorno al miliardo di euro.
Ma il suo ritrovamento non è stato casuale. Infatti, l’appartamento nel quale erano custodite le opere d’arte, - nascoste dietro delle dispense colme di barattoli di fagioli e cianfrusaglie - appartiene a Cornelius Gurlitt, figlio del gallerista Hildebrand Gurlitt, uno dei più grandi collezionisti dell’era nazista.

Cornelius Gurlitt
Un appartamento che per oltre ottant’anni ha covato nel silenzio più assoluto, un’inestimabile tesoro artistico nel cuore del quartiere bavarese Schwabing; lo stesso quartiere che nel 1913, accolse un giovanissimo Hitler che fuggiva dalla chiamata al servizio militare austroungarico.

La polizia, con l’aiuto di esperti, sta ancora finendo di classificare i dipinti, cercando di ricostruire la storia di ognuno di essi ed individuando quali e quanti dipinti siano già stati venduti dal signor Cornelius Gurlitt; dalle indagini effettuate pare infatti che per far fronte a diverse spese, il signore avesse già venduto alcune opere presso diverse case d’asta.


M. Beckmann, Il domatore di leoni.,
dipinto ritrovato a Monaco. 
Intanto tra i titoli già ufficializzati, compaiono "Don Chisciotte e Sancio Panza" di Honoré Daumier, "Riders on the Beach" di Max Liebermann, "Studio di una donna nuda, in piedi", "Braccia alzate", "Le mani incrociate sopra la testa" di Auguste Rodin, "Bambini a tavola" di Otto Griebel, "Santa Giustina in Pra della Valle" di Antonio Canaletto, "Ritratto maschile" di Ludwig Godenschweg, "Coppia" di Hans Christoph, "Mother and Child" di Erich Fraass, "Coppia in un paesaggio" di Conrad Felixmueller, "Veduta della valle della Senna" di Theodore Rousseau, "Monk" di Christoph Voll, "Tram" di Bernhard Kretschmar, "Thinking Woman" di Fritz Maskos, "The Master Exploder Hantsch" di Christoph Voll, "Nudo femminile" di Ludwig Godenschweg, "Donna seduta / donna seduta in poltrona" di Henri Matisse, "Donna Velata" di Otto Griebel, "Girl a tavola" di Wilhelm Lachnit, "Dompteuse" di Otto Dix, e "Nudo maschile" di Bonaventura Genelli.

Per il momento si attende di capire in quali musei configureranno tali opere, che finalmente, a prescindere dalla collocazione che sarà decisa per loro, dopo almeno ottant’anni potranno godere della luce del giorno, degli sguardi dei turisti e dell’ammirazione degli studiosi.  



Nessun commento:

Posta un commento