giovedì 10 ottobre 2013

Un caso di Damnatio Memoriae mal riuscito: le navi e la reggia di Caligola a Nemi

Tra gli esami più interessanti e spossanti allo stesso tempo, che ho sostenuto nella mia lunga carriera di studente, senza dubbio annovero con convinzione quello di Archeologia subacquea.
Una materia affascinante a dismisura – trattando i ritrovamenti e le testimonianze depositati sui letti di fiumi, mari e laghi – ma decisamente tecnica e correlabile solo in parte alla Storia dell’Arte.

Nave greca di Gela, VI - V sec. a.C., Gela. 
È notevole il quantitativo di reperti che tutt’oggi riposano nei fondali, così come è rilevante quello inerente al recupero di navi, statue e  suppellettili soprattutto nell’ultimo secolo, che ha permesso di perfezionare le tecniche di scandaglio e ripescaggio: basti pensare ai famosi Bronzi di Riace, o alle tre navi greche di Gela del VI-V secolo a.C., testimonianti col loro carico di ceramiche l’importanza di un porto – quello gelese – tra i più affermati del Mediterraneo.

Baglio della nave di Nemi, I sec. d.C., Museo Nazionale,
Preistorico Etnografico L. Pigorini, Roma. 

Tra i beni antichi recuperati nell’ultimo secolo quindi, a questi si accostano le due navi romane del Lago di Nemi, nel Lazio, che per secoli ha visto l’interessamento di ricercatori e storici.

Posate sul fondo del lago, le due navi furono recuperate definitivamente solo nei primi Anni ‘30, sotto il regime fascista che fortemente ne volle il ripescaggio attraverso pompe idrofore che risucchiarono buona parte del bacino lagunare, rigettandolo nell’emissario che portava l’acqua al mare, secondo un progetto dell’ingegnere Guido Ucelli.

Progetto che ben descriveva la volontà di stampo fascista di riportare agli antichi splendori la civiltà classica, favorendo lavori di recupero e bonifica: la questione Nemi fu posta in prima linea su questo piano, attraverso un sano lavoro di propaganda e disciplinamento, che trova ancor oggi testimonianza nelle teste di lupo in altorilievo posti sui lampioni delle strade del centro di Roma, riproduzioni identiche delle decorazioni del baglio della prima nave recuperata.

Riproduzione della Nave romana di Nemi. 
Dopo cinque anni di lavori di svuotamento, le due navi furono quindi ripescate: lunghe 70 metri e larghe più di 25, queste raccontarono molto di quella che era l’idea di sfarzo dell’ imperatore che le aveva fatte costruire, Caligola, come riscontrato dal nome riportato su alcune condutture plumbee riscontrate all’interno della nave.

Caligola infatti, innamorato del luogo e adorante della divinità Diana, il cui tempio sorgeva sulle rive del lago, utilizzava le due navi come palazzi galleggianti in cui abitare, o da adibire a simulazione di battaglie navali. 

Riproduzione fedele della Nave romana di Nemi. 


Museo delle Navi di Nemi 
A seguire le navi furono quindi trascinate in un capannone, sostituito in seguito dalla costruzione di un museo ad hoc, costituito da due grandi saloni (ognuno dei quali contenente una delle due navi), collegati tra loro da un corridoio, su progetto dell’architetto Vittorio Ballio Morpurgo. Ma tali reperti ebbero vita breve nel museo, poiché la notte tra il 31 maggio e il 1 giugno del 1944, un incendio doloso le distrusse - alcune testimonianze confermarono si trattasse di pattuglie di tedeschi in ritirata -  solo in seguito si procedette quindi alla riproduzione in scala 1/5, ed all’esposizione in un’ala dello stesso museo.

Reggia dell'Imperatore Caligola a Nemi, I sec d.C., ricostruzione. 
A concludere è notizia di oggi che al ricco patrimonio di Nemi, è da aggiungersi la ricostruzione della reggia dello stesso imperatore che volle le due imbarcazioni; una ricostruzione possibile grazie a particolari programmi di grafica e studi approfonditi sul sito e basata su documenti e testimonianze riscontrate sul luogo.
L'analisi della pianta ricostruita, vede un emiciclo situato sopra una platea, accessibile attraverso scalinate e sormontata da ambienti colonnati.

L’edificio, datato all’età Giulio – Claudia, è di conseguenza attribuibile al volere di Caligola, che avendo voluto già a Nemi le due navi ed essendo legato al tempio di Diana, certifica come Nemi fosse il luogo da questo prediletto; un luogo che, per quanto l’imperatore pazzo fosse stato condannato all’infamante pena della Damnatio Memoriae, ha ben saputo conservare nei secoli, tracce della sua memoria.  

2 commenti:

  1. La conca del lago di Nemi potrebbe costituire la "POMPEI" del Lazio se fosse adeguatamente studiata e valorizzata. Forse una specie di -comproprietà- con Genzano di Roma lo impedisce.

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  2. Veramente di - tedeschi - se ne parlò all'inizio ma poi in seguito solo di - incendio doloso -

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