domenica 13 ottobre 2013

La storia di Giovan Carlo Tramontano, primo Conte di Matera

Via Riscatto a Matera, a sinistra del duomo. 
Tra le tante simpatiche curiosità storiche che offre la città di Matera, durante la gita effettuata con alcuni amici in un sabato umidissimo di metà ottobre, una di quelle che più mi affascinava visitare era la celeberrima Via del Riscatto, adiacente alla Cattedrale intitolata alla Madonna della Bruna ed a Sant’Eustachio, ancora chiusa per restauri dovuti ad alcuni crolli avvenuti nel 2003. 

Una via che prende il nome dal sentimento provato dai materani, movente dell’omicidio del primo conte che governò Matera, tal Giovan Carlo Tramontano, nato a Sant’Anastasia nel 1450 e morto proprio nella città da lui governata nel 1514; città a cui lasciò in eredità del suo vissuto, il Castello angioino del 1501, con un maschio e due torrette laterali.
Castello Angioino, 1501, Matera. 

Figlio di un banchiere di umili origini, Giovan Carlo è certamente da connotarsi come una figura pioneristica sul piano politico materano, non solo perché in seguito a pressioni e coalizioni riuscì a farsi nominare conte di un territorio che dipendeva direttamente dal re aragonese, ma ancor prima perchè con perseveranza e determinazione riuscì ad ottenere a corte, il ruolo di "mastro regio della zecca napoletana”, che gli permise di partecipare attivamente al Parlamento partenopeo, fino ad allora riservato soltanto alla nobiltà ed al clero.

Panorama di Matera
Ruolo che lo avvicinò al re Ferdinando II d’Aragona, detto Ferrandino, quando, in un improvviso tumulto avvenuto a Napoli tra i sostenitori degli angioini di Carlo VIII e gli aragonesi, questo sostenne a spada tratta la seconda fazione. 

Fu sotto questi auspici che due anni più tardi, Tramontano riuscì a farsi nominare Conte di Matera per ben due volte: la seconda infatti fu nel 1506, quando preso prigioniero in Puglia sulla via di Taranto, perse i diritti sulla contea; diritti che riacquisì con fatica, tentando di supplicare il diffidente Ferrandino, nonostante i regali di alto livello  donati ai regnanti, tra cui una collana di ben 25 perle.

Panorama di Matera con duomo in vista
In qualità quindi di signore di Matera, non gli fu difficile imporre alla cittadinanza tasse e gabelle utili a pagare da un lato l’acquisto dei feudi di Ginosa e di Grifalco, dall’altro il castello, la cui costruzione imponeva un preventivo di 25.000 ducati. Una situazione che piegò in due l’economia del paese, essendo le richieste troppo esose per il reddito medio dei popolani.

Ma quando alle già supplite angherie, il 28 dicembre 1514, Tramontano impose al popolo nuove tasse per far fronte al restante pagamento di 24.000 ducati nei confronti del catalano Paolo Tolosa, utili alla compravendita dei due feudi, i materani persero ogni possibile grado di tolleranza, arrivando a progettare l’omicidio del conte.

A programma fatto, l’imboscata si sarebbe dovuta svolgere all’indomani dell’ultima richiesta,  all'uscita di Tramontano dalla Cattedrale dopo la messa domenicale del vespro. Un luogo ed un momento ragionati a dovere, in virtù del fatto che, secondo le usanze del tempo per cui ogni uomo si recava disarmato alla funzione rituale, sarebbe stato senza dubbio più facile colpire il tiranno.

Via del Riscatto a Matera. 
La sera del 29 dicembre 1514, dopo aver corrotto le guardie mercenarie del nobile, il Conte fu assalito e ucciso in una via laterale del duomo, da uno o più sicari.
Vista la gravità dell’evento, connotabile come attentato alla corona di natura politica, sotto il commissariamento di Giovanni Villani, furono impiccati quattro uomini innocenti e inquisiti altri, che si riuscirono a riscattare pagando nel complesso 2000 ducati.

Ma nonostante il clima di terrore, l’esecutore né i mandanti vennero fuori, anzi il popolo coeso, riuscì a ribaltare la situazione ribellandosi e creando movimenti pericolosi per le strade. La cosa spinse il re a non indagare oltre, ma il comune, accusato di non aver saputo gestire la situazione, fu ammonito con una ammenda di 10.000 ducati, poi commutata in un indulto che finalmente regalò alla città la tanto agognata felicità perduta vent’anni prima.  

Nessun commento:

Posta un commento