Consultando la mia
tesi sul restauro ai dipinti mobili in Italia nei primi due decenni del
Novecento, con il mio amico reatino Emanuele, ci siamo soffermati per sua
curiosità sul dipinto restaurato nel 1912 da Giuseppe Colarieti Tosti nella
Chiesa Parrocchiale allora dedicata ai Santissimi Camillo e Rufo, in seguito modificata a Chiesa di San Rufo (o Ruffo).
La targa che relega a Rieti il titolo di Umbilicus Italiae |
Ebbene, all’interno di
questa chiesa, si trova il dipinto in questione, che ha destato curiosità in
entrambi nel leggerne l'attribuzione al Caravaggio. Infatti, dalla relazione dei restauri
effettuati dal celebre riparatore, il “Quadro rappresentante l’Angelo Custode –
dipinto su tela esistente nella Chiesa di San Ruffo in Rieti, [è] opera d’arte attribuita
a Michelangiolo da Caravaggio”.
Relazione sul quadro dell'Angelo Custode che protegge un fanciullo, attribuito a Caravaggio |
Di sicuro questa
sorpresa ha portato ad una riflessione di base: quanto conosciamo noi profani
di storia dell’arte o studiosi, poco importa, di quanto custodito dal nostro
territorio? Proprio qualche settimana fa, giustappunto, ho pubblicato un
articolo sulla Madonna dell'Insalata sita nella Chiesa dei Cappuccini a
Recanati: una tela attribuita da più specialisti al Caravaggio; un’evidente
esempio di piccoli cammei insoliti sparsi qua e là sull’intera area nazionale.
Spadarino (?), Angelo custode che protegge un fanciullo, 1610 - 1620, olio su tela, Chiesa di San Rufo a Rieti. |
Studi recenti però
attribuiscono il dipinto a Giovanni Antonio Galli, conosciuto con lo pseudonimo
Spadarino, uno dei primi caravaggisti che si affacciarono sullo scenario laziale
nei primi decenni del Seicento; ipotesi supportata dal confronto con altre
opere dello stesso autore e con l’individuazione cronologica del dipinto, da
considerarsi all’arco di tempo 1610 – 1620, quando ormai Caravaggio era morto
da qualche anno.
Ovviamente non è la
prima volta che dipinti caravaggeschi siano oggetto di discussione tra storici
dell’arte, in merito di attribuzione, nel corso dell’ultimo secolo: oltre al
presente ed al già citato Madonna dell’Insalata di Recanati, che Vittorio
Sgarbi tende ad attribuire all’Orbetto, anche la tela de’ I Santi Quattro Coronati , custodito nel Museo di Roma e un tempo collocato sulle pareti della
demolita Chiesa di Sant’Andrea in Vincis a Roma, ha visto un ribaltamento circa
il suo l’autore, tanto da ricondurlo al Rustichino o allo Spadarino stesso (e
in effetti confrontando il dipinto con l’Angelo Custode, entrambe le tele
presentano analogie stilistiche e cromatiche evidenti).
Confronto tra i SS. Quattro Coronati, attribuito a Caravaggio e l'Angelo custode con il fanciullo. |
Quanto detto dimostra
sicuramente che le attribuzioni stilistiche delle opere sono sempre fortemente
opinabili se non supportate da documenti o fonti attendibili. Ad ogni modo, a
prescindere dal fatto che la tela sia dello Spadarino o del Caravaggio, vige
comunque una certezza: a Rieti si trova un dipinto di notevole valore e
bellezza, che andrebbe a prescindere ammirato, valorizzato e tutelato, in
quanto esempio perfetto dello strascico caravaggesco nel reatino.
Ad ogni modo, a prescindere dal fatto che la tela sia dello Spadarino o del Caravaggio, vige comunque una certezza: a Rieti si trova un dipinto di notevole valore e bellezza, che andrebbe a prescindere ammirato, valorizzato e tutelato, in quanto esempio perfetto dello strascico caravaggesco nel reatino.
RispondiEliminaChe dire Dario, hai chiuso il tuo post con una bellissima frase riflessiva. Spero che reatini, tutti ne vengano a conoscenza, l'Italia in ogni sua piccola parte ha da regalarci una qualche bellezza che dovrebbe essere tutelata e valorizzata al meglio.
Grazie mille Emanuele, sai che questo articolo - come ho chiaramente specificato nella premessa - è nato in seguito ad un tuo primordiale interesse sull'argomento, perciò sono io a ringraziare te per avermi dato una motivazione in più per allargare un tantino di più i miei studi a riguardo delle attribuzioni caravaggesche anziché no.
RispondiEliminaDevo ammetterlo, a prescindere dal dipinto, mi ha molto incuriosito la vicenda della Piazza di San Rufo "Ombelico d'Italia", sicché non escludo di recarmi molto presto a Rieti a visitare la città.
L'Italia mostra tante bellezze, molto spesso poco conosciute. Il mio blog, così come tanti altri immagino militanti nel settore, sicuramente è una voce che urla la presenza di queste perle dislocate in ogni dove.
Le persone come te, curiose e attive anche su un fronte, come l'arte in questo caso, per nulla correlato all'ambito di formazione personale,sono sicuramente l'incentivo a continuare a scrivere e raccontare le diverse realtà d'Italia e del mondo.
D'altronde tu fai lo stesso col tuo blog, CaveCanemhominem (http://cavecavehominem.blogspot.it/) che seguo, stimo, e consiglio ai miei lettori!