mercoledì 10 luglio 2013

Caravaggio o Spadarino? Disquisizioni sull'attribuzione dell'Angelo Custode nella Chiesa di San Rufo a Rieti

Consultando la mia tesi sul restauro ai dipinti mobili in Italia nei primi due decenni del Novecento, con il mio amico reatino Emanuele, ci siamo soffermati per sua curiosità sul dipinto restaurato nel 1912 da Giuseppe Colarieti Tosti nella Chiesa Parrocchiale allora dedicata ai Santissimi Camillo e Rufo, in seguito modificata a Chiesa di San Rufo (o Ruffo).

La targa che relega a Rieti il titolo di Umbilicus Italiae
Per un accenno generale all’edificio religioso, la chiesa non è da considerarsi una delle tante: questa sorge proprio dove la tradizione narra si trovi il centro d’Italia, “l’umbilicus Italiae” così come riportato da una targa affiancata, che ricorda come il monumento dalla peculiare forma a “caciotta” nella piazzetta che ospita la chiesetta, sia da considerarsi l’ombelico d’Italia.

Ebbene, all’interno di questa chiesa, si trova il dipinto in questione, che ha destato curiosità in entrambi nel leggerne l'attribuzione al Caravaggio. Infatti, dalla relazione dei restauri effettuati dal celebre riparatore, il “Quadro rappresentante l’Angelo Custode – dipinto su tela esistente nella Chiesa di San Ruffo in Rieti, [è] opera d’arte attribuita a Michelangiolo da Caravaggio”

Relazione sul quadro dell'Angelo
Custode che protegge un fanciullo,
attribuito a Caravaggio
L’inconsapevolezza di aver un Caravaggio in città, come asserito da Emanuele, mi ha spinto a fare una ricerca ad hoc sul dipinto. Insomma, è altamente curioso venire a conoscenza di realtà così meravigliose come la custodia di un dipinto attribuibile ad uno degli artisti più stimati e ammirati di tutti i tempi.

Di sicuro questa sorpresa ha portato ad una riflessione di base: quanto conosciamo noi profani di storia dell’arte o studiosi, poco importa, di quanto custodito dal nostro territorio? Proprio qualche settimana fa, giustappunto, ho pubblicato un articolo sulla Madonna dell'Insalata sita nella Chiesa dei Cappuccini a Recanati: una tela attribuita da più specialisti al Caravaggio; un’evidente esempio di piccoli cammei insoliti sparsi qua e là sull’intera area nazionale.

Spadarino (?), Angelo custode
che protegge un fanciullo,
1610 - 1620, olio su tela,
Chiesa di San Rufo a Rieti. 
La tela in analisi, raffigura un Angelo Custode che protegge un fanciullo dalle angherie e tentazioni del Demonio. A primo colpo potrebbe in effetti essere tranquillamente attribuibile al Caravaggio: il gioco di luci e ombre e molto simile alla fase matura del pittore, anche lo studio anatomico rivela parecchie similitudini con i diversi soggetti raffigurati dal genio di Caravaggio.

Studi recenti però attribuiscono il dipinto a Giovanni Antonio Galli, conosciuto con lo pseudonimo Spadarino, uno dei primi caravaggisti che si affacciarono sullo scenario laziale nei primi decenni del Seicento; ipotesi supportata dal confronto con altre opere dello stesso autore e con l’individuazione cronologica del dipinto, da considerarsi all’arco di tempo 1610 – 1620, quando ormai Caravaggio era morto da qualche anno.

Ovviamente non è la prima volta che dipinti caravaggeschi siano oggetto di discussione tra storici dell’arte, in merito di attribuzione, nel corso dell’ultimo secolo: oltre al presente ed al già citato Madonna dell’Insalata di Recanati, che Vittorio Sgarbi tende ad attribuire all’Orbetto, anche la tela de’ I Santi Quattro Coronati , custodito nel Museo di Roma e un tempo collocato sulle pareti della demolita Chiesa di Sant’Andrea in Vincis a Roma, ha visto un ribaltamento circa il suo l’autore, tanto da ricondurlo al Rustichino o allo Spadarino stesso (e in effetti confrontando il dipinto con l’Angelo Custode, entrambe le tele presentano analogie stilistiche e cromatiche evidenti).

Confronto tra i SS. Quattro Coronati, attribuito a Caravaggio e l'Angelo custode con il fanciullo. 

Quanto detto dimostra sicuramente che le attribuzioni stilistiche delle opere sono sempre fortemente opinabili se non supportate da documenti o fonti attendibili. Ad ogni modo, a prescindere dal fatto che la tela sia dello Spadarino o del Caravaggio, vige comunque una certezza: a Rieti si trova un dipinto di notevole valore e bellezza, che andrebbe a prescindere ammirato, valorizzato e tutelato, in quanto esempio perfetto dello strascico caravaggesco nel reatino. 

2 commenti:

  1. Ad ogni modo, a prescindere dal fatto che la tela sia dello Spadarino o del Caravaggio, vige comunque una certezza: a Rieti si trova un dipinto di notevole valore e bellezza, che andrebbe a prescindere ammirato, valorizzato e tutelato, in quanto esempio perfetto dello strascico caravaggesco nel reatino.
    Che dire Dario, hai chiuso il tuo post con una bellissima frase riflessiva. Spero che reatini, tutti ne vengano a conoscenza, l'Italia in ogni sua piccola parte ha da regalarci una qualche bellezza che dovrebbe essere tutelata e valorizzata al meglio.

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  2. Grazie mille Emanuele, sai che questo articolo - come ho chiaramente specificato nella premessa - è nato in seguito ad un tuo primordiale interesse sull'argomento, perciò sono io a ringraziare te per avermi dato una motivazione in più per allargare un tantino di più i miei studi a riguardo delle attribuzioni caravaggesche anziché no.
    Devo ammetterlo, a prescindere dal dipinto, mi ha molto incuriosito la vicenda della Piazza di San Rufo "Ombelico d'Italia", sicché non escludo di recarmi molto presto a Rieti a visitare la città.
    L'Italia mostra tante bellezze, molto spesso poco conosciute. Il mio blog, così come tanti altri immagino militanti nel settore, sicuramente è una voce che urla la presenza di queste perle dislocate in ogni dove.
    Le persone come te, curiose e attive anche su un fronte, come l'arte in questo caso, per nulla correlato all'ambito di formazione personale,sono sicuramente l'incentivo a continuare a scrivere e raccontare le diverse realtà d'Italia e del mondo.
    D'altronde tu fai lo stesso col tuo blog, CaveCanemhominem (http://cavecavehominem.blogspot.it/) che seguo, stimo, e consiglio ai miei lettori!

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