venerdì 13 dicembre 2013

Bergamo, scrigno prezioso di arte

Spesso il pregiudizio insito in ognuno di noi, offusca in modo inciso la reale percezione che dovremmo avere di una realtà sconosciuta ai nostri sensi. È per questo che quando messi davanti ad un’azione forzata anziché no, scopriamo piacevolmente sapori, panorami o canzoni che credevamo non compatibili con i nostri gusti e che volentieri avremmo rilegato per molto altro tempo tra le “cose da evitare”.

Tal pregiudizio, in ambito artistico – architettonico, lo provavo verso la città di Bergamo, ignaro della cultura custodita tra le mura venete della città alta; un pregiudizio che si è smantellato ai miei occhi non appena ho avuto la possibilità di visitare la città in una soleggiata e tiepida mattina di inizi dicembre.

Panorama di Bergamo, vista dalla zona alta. 

Basilica di Santa Maria Maggiore, 1133, Bergamo. 
Infatti, benché gli edifici di Bergamo non siano tra le architetture che si studiano su qualunque manuale di storia dell’arte di liceo o d’università, questi sono indicativi di una cultura tipica della Lombardia, che si è sviluppata dal romanico sino al secolo attuale, in un continuum di innovazioni stilistiche e presentando non di rado degli unicum nel genere.

Forse è proprio per questo che sino alla fine, Bergamo ha ambito a diventare Capitale Europea della Cultura 2019; ruolo a cui ha dovuto rinunciare non per mancanze di natura artistica ma semplicemente perché a detta degli esaminatori, non soddisfa i requisiti inerenti alla voce “Dimensione Europea”.

Tornando agli edifici di Bergamo, sicuramente i più caratteristici ed artisticamente importanti sono da riscontrarsi nella parte alta della città, il cui cuore ospita quella che è forse l’architettura religiosa più imponente: la Basilica di Santa Maria Maggiore, fatta erigere dai bergamaschi a partire dal 1133 per ottemperare ad un voto fatto nella speranza che culminasse la peste che stava colpendo la città.

G. da Campione, Porta dei Leoni Rossi (part.),
1353, marmo, Santa Maria Maggiore, Bergamo. 
Con pianta a croce greca e quattro absidi, uno centrale e tre laterali sul transetto (originariamente erano cinque, centrale più due su ogni lato del transetto, ma nel 1472 l’abside di nord-ovest fu fatto abbattere per far posto al mausoleo), oltre al campanile della seconda metà del ‘400 opera di Bertolasio Moroni d’Albino, la struttura consta di quattro entrate tutte laterali, due delle quali prendono il nome dai protiri di cui sono composti: la Porta dei Leoni Bianchi e la Porta dei Leoni rossi, entrambe opere di Giovanni da Campione.


G. da Campione, Porta dei Leoni Bianchi, 1367,
marmo, Santa Maria Maggiore, Bergamo. 
G. da Campione, Porta dei Leoni Rossi, 1353,
marmo, Santa Maria Maggiore, Bergamo. 

Santa Maria Maggiore, Pianta. 
L’interno, romanico a tre navate culminanti in un abside, presenta una decorazione sfarzosa di stucchi, - risalenti per lo più al XVII secolo, - e di arazzi di fattura fiamminga su disegni di Alessandro Allori, che raffigurano scene della Vita di Maria.
Ma è il presbiterio a racchiudere le opere di maggior prestigio, ospitando il coro ligneo disegnato da Bernardino Zenale ed Andrea Previtali, un’iconostasi  i cui stalli e le tarsie furono eseguiti su disegno di Lorenzo Lotto, da Giovan Francesco Capoferri e Giovanni Belli ed un crocifisso di fattura locale, del XIV secolo.

Basilica di Santa Maria Maggiore, interno, Bergamo. 

Basilica di Santa Maria Maggiore, altare.
Basilica Santa Maria Maggiore, volta. 

Cappella Colleoni, XV sec., Bergamo.
Accanto all'edificio sacro trova luogo il Tempietto di Santa Croce dell’XI secolo, un edificio romanico a pianta quadrilobata con tamburo ottagonale e pianta piramidale, mentre nella Piazza del Duomo, attaccato alla Basilica di Santa Maria Maggiore, vi è la Cappella Colleoni, il ricercatissimo mausoleo del XV secolo che Bartolomeo Colleoni volle per la figlia Medea; ed ancora il Battistero e la Cattedrale, dedicata a Sant’Alessandro.


Tempietto di Santa Croce, XI secolo, Bergamo.
G. da Campione, Battistero, 1340, Bergamo.  

Filarete, Cattedrale di Sant'Alessandro, XV sec., Bergamo. 
Pianta a croce latina constante di un’unica navata con affiancate tre piccole cappelle semicircolari per parte e una cupola a padiglione ottagonale, fu progettata dal Filarete a metà del XV secolo, ma la sua facciata fu ultimata solo verso la fine del XIX secolo: una facciata scarna di orpelli di qualunque genere, ben definita nel suo portico a tre fornici costituiti da archi a tutto sesto sorretti da pilastri, i cui due laterali sorreggono altrettante cupolette affrescate sormontate da statuette, mentre il centrale sorregge un timpano culminante in una statua bronzea.

Al suo interno la cattedrale non si presenta sfarzosa e barocca come la basilica, ma possiede ugualmente opere d’arte di inestimabile valore artistico: un crocifisso del XVI secolo nella cappella omonima, il San Benedetto in cattedra e Santi del Previtali e la Madonna con Bambino e Santi del Moroni, la Madonna col Bambino e due colombe del Cariani, il Martirio di San Giovanni Vescovo di Giambattista Tiepolo tra i sette dipinti che si dislocano sulla parete absidale, e ancora dipinti del Cignaroli e del Sebastiano Ricci ed altri del Moroni in sagrestia.


G.B. Tiepolo, Martirio di S. Giovanni Vescovo, 1743,
olio su tela, Cattedrale di S. Alessandro, Bergamo.

Cattedrale di S. Alessandro, abside, Bergamo. 
Chiesa di Sant'Andrea, altare, 1837, Bergamo.
E ancora ce ne sarebbe da raccontare. Tenendo conto del Museo di Scienze Naturali E. Caffi e di quello Donizettiano che custodisce i cimeli e le testimonianze biografiche ed artistiche del musicista bergamasco, considerando la Chiesa di Sant’Andrea che al suo interno custodisce pale d’altare di Previtali, Palma il Giovane e Moretto, non si può prestare un’attenzione particolare alla Chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, non per altro per la ricchezza degli affreschi che custodisce.

Infatti, la navata unica ospita affreschi di diversa fattura artistica:  la cappella centrale ha affreschi della seconda metà del XVI secolo, opera di Giovan Battista Guarinoni d'Averara, autore probabilmente anche degli affreschi della cappella di destra; sulla parete sinistra della cappella centrale sono siti tre affreschi di Lucano da Imola, con le Storie di san Michele Arcangelo; sulla parete destra della navata spicca una Madonna del Rosario e Santi di Enea Salmeggia e in controfacciata gli affreschi del Cristo e l'adultera e dell'Ultima Cena di Antonio Cifrondi.

Cappella con affreschi di Lorenzo Lotto nella Chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, XII - XIII sec., Bergamo. 


L. Lotto, Natività di Maria, 1525, affresco,
Chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, Bergamo. 
Ma gli affreschi raffiguranti le Scene della vita di Maria, nella cappella a sinistra di quella Maggiore, restano quelli artisticamente più notevoli perché dipinti da Lorenzo Lotto nel 1525. Questi toccano il registro centrale e le tre lunette, nelle quali sono raffigurate la Natività di Maria, l'Annunciazione e la Presentazione e sposalizio della Vergine; mentre la cupoletta ospita la raffigurazione dell’Eterno Benedicente.

A meno di un kilometro da San Michele al Pozzo Bianco, infine, è sita l’ultima tappa di questo meraviglioso giro artistico. Una tappa plurisecolare che tocca i secoli d’oro del Rinascimento, continuando per Seicento, Settecento ed Ottocento, sino a terminare ai nostri giorni: l’Accademia Carrara.

Pinacoteca dalla fine del ‘700, quando il Conte Carrara donò i suoi beni artistici alla città, ed Accademia di Belle Arti dal 1988, la struttura ospita più di 1800 dipinti che solcano un arco di tempo che va dal XV al XIX secolo: tra gli artisti più notevoli configurano Pisanello, Botticelli, Bellini, Mantegna, Raffaello, Moroni, Fra Galgario, Tiepolo, Canaletto.


Accademia Carrara di Bergamo, facciata.

Purtroppo a causa di un restauro alla struttura che si protrarrà sino al 2014, non è stato possibile visitare la Pinacoteca, perché chiusa al pubblico. In compenso però ho potuto visitare la GAMeC, (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea) situata negli ex monasteri restaurati delle Dimesse e delle Servite, proprio di fronte alla facciata dell’accademia.
W. Kandinskji, Spritz Rund, 1925,
olio su tela, GAMec, Bergamo. 
E sono rimasto sorpreso dalla collezione permanente della galleria, impreziosita da un meraviglioso olio su cartone di Kandinskij – Spitz Rund del 1925, - da dipinti di Burri e di Fontana, e da una collezione congrua di opere che hanno segnato la storia dell’arte italiana della prima metà del ‘900: De Chirico, Sironi, Balla, Boccioni, Morandi, Savinio, Casorati!
Per non parlare della retrospettiva su Luciano Fabro, attraverso i suoi studi cartacei dello spazio e della modificazione e deformazione della materia.

Dal Romanico al Luciano Fabro, passando per Giovanni da Campione, Filarete, Previtali, Palma il Giovane, Moroni, Lorenzo Lotto, Alessandro Allori, Cignani, i futuristi ed i metafisici.
Questa è Bergamo: una città in costante evoluzione che non ha nulla da invidiare ad altri emblemi dell’arte del Bel Paese.  

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