I Kraftwerk, pionieri della musica elettronica. |
La ragione era da
riscontrarsi infatti, nell’evidentissimo plagio che mi faceva notare Daniele, di cui si era reso protagonista
il gruppo alternative rock britannico con la canzone Talk, copiata nella melodia,
da Computer Love, degli ugualmente noti Kraftwerk, padri tedeschi della musica elettronica: un gesto di poca classe
probabilmente; un affronto ed un’evidente mancanza di rispetto verso l’originalità ed il genio altrui. E su questo sono d’accordo,
ma solo per metà.
I Coldplay |
Abituato per natura ad
analizzare fino in fondo le cause o le ragioni che spingono taluno ad agire in
un determinato modo, - senza però, necessariamente giustificare o scusare – mi sono
chiesto cosa avesse mai potuto spingere gli autori di Fix You, che io trovo una
delle più belle canzoni mai scritte, ad agire in modo discutibile e meschino(?).
Così ho provato ad
ascoltare entrambe le versioni e mentre lo facevo, ho pensato ai plagi, alle “ispirazioni”
ed agli studi che hanno caratterizzato alcune opere, poi diventate famose.
Tra le più evidenti,
sicuramente salta subito all’occhio L.H.O.Q.Q. il ready-made creato nel 1919
dal dadaista Marcel Duchamp, l'artista della Fontana.
L.H.O.Q.Q. è infatti
la riproduzione fotografica della Gioconda di Leonardo da Vinci, sul quale
supporto l’artista provocatorio aggiunse baffi e pizzetto; un titolo ed una modifica non
casuali dato l’intento voluto: L.H.O.Q.Q. in francese equivale alla fonia di "Elle a chaud au cul", ossia "Lei ha caldo al culo"; un’evidente ridicolizzazione
dell’opera d’arte per eccellenza, in una visione volta a dissacrare l’arte, in
pieno clima dadaista.
E ancora, l’aggiunta
della peluria, costruisce la decorazione dell’idea: ancora oggi sui libri di
arte e di storia pieni di immagini, quasi istintivamente o sovrappensiero, tendiamo
a ridefinire i ritratti presenti con baffi, denti pronunciati o trucchi
evidenti; Duchamp aveva riproposto quindi la stessa idea alla sua fotografia,
ottenendo un effetto immediato e chiaro.
M. Duchamp, L.H.O.O.Q., 1919, ready made Collezione privata, New York. |
Leonardo da Vinci, Monna Lisa, 1503 - 1517, olio su tavola, Museo del Louvre, Parigi |
Altro caso storico è
dato dallo studio di diversi disegni e dipinti già presenti: non era un
affronto per un maestro, se il proprio allievo copiasse la sua opera, per poi
modificarla sino a renderla personale, né era visto in malo modo lo studio di
vecchi disegni appartenuti ad artisti affermati nella storia: basti ricordare
nel primo caso Lo Sposalizio della Vergine del Perugino ed il medesimo tema ad opera del giovane Raffaello,
che se accostati rilevano analogie incredibili; nel secondo caso valga uno su
tutti lo studio dei disegni di fisiognomica di Sofonisba Anguissola, da parte del Caravaggio alle prime armi, nel Ragazzo morso dal ramarro.
Raffaello, Sposalizio della Vergine, 1504, olio su tavola, Pinacoteca di Brera, Milano |
Perugino, Sposalizio della Vergine, 1500 - 1504, olio su tavola, Musèe de Beaux Arts, Caen |
Infine – i casi
potrebbero essere infiniti, quindi devo darci un taglio – un altro caso di
simil plagio potrebbe essere lo studio del Ritratto di Innocenzo X di Velazquez, dipinto da Francis Bacon nel 1953. L’opera in questione è il
risultato della visione espressionista angosciata e terrificante dell’artista
contemporaneo lontano dall'armonia cromatica e compositiva del pittore moderno
spagnolo.
Quel che ne esce è un
dipinto che non lascia indifferenti, che spinge il fruitore a interrogarsi sul
senso della spiritualità e della serenità che accompagna ognuno di noi, sino
allo sgomento dato dall’evidente monito per cui se l’angoscia può colpire anche
la santità in Terra, allora può andare ad intaccare tutti indistintamente dalla classe
sociale, gusti sessuali, razza, religione e sesso.
F. Bacon, Studio del Ritratto di Innocenzo X, 1953, Olio su tela, Des Moines Art Centre, Iowa. |
D. Velazquez, Ritratto di Innocenzo X, 1650, olio su tela, Galleria Doria Phamphilj, Roma |
Ad ogni modo, dopo
queste riflessioni sul piano artistico e dopo aver ascoltato le due versioni, l’originale
e la copiata, sono giunto ad una conclusione – continuo a precisare – personale,
secondo cui, il plagio è sempre un atto eticamente e moralmente condannabile, ma se e quando porta ad
un insegnamento diverso, ad un confronto costruttivo, o semplicemente come nel
caso di Talk, ad un miglioramento qualitativo dell’armonia di una canzone al tempo ancora in fase di sperimentazione, allora un occhio lo si può anche
chiudere.
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