mercoledì 6 novembre 2013

La danza nella storia dell'arte

Wikipedia definisce la danza come “un'arte performativa che si esprime nel movimento del corpo umano secondo un piano prestabilito o improvvisato detto coreografia”.
Sicché, scorporando la frase in termini concreti, è importante notare che la danza non entra nella sfera dell’arte, ma è essa stessa arte: arte che si esplica in una performance dettata dal movimento del corpo.

Tribù africana esegue danza rituale 
Inutile delineare l’importanza che, quindi, l’arte della danza ha avuto sul piano sociale di ogni civiltà che sin dall’alba dei tempi ha abitato la Terra; ancora oggi, etno - antropologicamente parlando, essa è un elemento essenziale per centinaia di tribù e popoli che basano i loro rituali sull’attuazione di balli e movimenti ritmici.

Anche sul piano della storia dell’arte però, la danza ha goduto di un suo percorso, che non sempre è stato costante e ha seguito dettami lineari: dalle civiltà classiche sino ai giorni nostri, è infatti possibile notare l’evoluzione del ballo che, dall’essere arte di performance nell’arte (la danza raffigurata in dipinti e sculture per intenderci) diviene addirittura arte di performance nella performance. Un’arte di performance2 per intenderci.

Già nelle civiltà greca, classica per eccellenza, notiamo la raffigurazione della danza sia nell’arte vascolare, che pittorica murale e scultorea. La danza raffigurata dai greci nelle loro opere era tendenzialmente rituale ed orgiastica; donne ballavano schematicamente muovendo gli arti al suono dei musicisti o si mischiavano a uomini in una coreografia molto lineare ma allo stesso tempo energica: la stessa energia per altro è ravvisabile nel Satiro danzante di Mazara del Vallo, scultura ellenica del III – II secolo a.C., che trascinato dalla musica e dal coinvolgimento dei riti dionisiaci sembra concedersi anima e cuore gettando in avanti il corpo e lasciando indietro gli arti.

Vaso attico, Danza di figure mitologiche. 
Autore ignoto, Satiro danzante, III - II sec. a.C.,
Museo del Satiro danzante , Mazara del Vallo. 

Danzatrice nuda, II sec. a.C., affresco, Pompei
Anche la danza nell’arte romana risente ovviamente della greca; cosa non così strana se si considera che i romani erano soliti assimilare la cultura e le tradizioni dei paesi che assoggettavano al loro potere. Ma quella romana diventa una danza non solo erotica, orgiastica ed extrasensoriale, ma anche sensuale, elegante, eterea, così come è possibile notare dalla danzatrice nuda, protagonista di uno degli affreschi di Pompei, che si esibisce accompagnata da una stoffa leggera ed avvolgente a creare giochi di linee e movenze.

Saltando un millennio di “assestamento” (crollo dell’impero, avvento dell’arte barbarica e della bizantina – una pittura quest’ultima, decisamente statica e ieratica a differenza di quella che arriverà nel XIV secolo con Giotto, definita latina) la danza nell’arte va a raffigurarsi come l’insieme di corpi a creare movimenti e climi armoniosi.

L. della Robbia, Cantoria (formella part.)
1431, marmo, Santa Maria del Fiore, Firenze
Questo è ben visibile in tre composizioni molto simili tra loro: l’affresco raffigurante il Buon Governo che Ambrogio Lorenzetti eseguì nel 1339 nel Palazzo Pubblico di Siena; la formella della Cantoria che Luca della Robbia scolpì per Santa Maria del Fiore tra il 1431 ed 1438, e l’olio su tavola della Danza di Apollo con le muse, che Giulio Romano dipinse agli inizi del XVI secolo, conservato oggi a Palazzo Pitti a Firenze.

A. Lorenzetti, Buon Governo, 1339, affresco, Palazzo Pubblico, Siena

G. Romano, Danza di Apollo con le Muse, inizi XVI sec., pittura su tavola, Palazzo Pitti, Firenze. 

Armoniosa però non sembra essere la danza raffigurata nei dipinti del nord europa, qui vista come un elemento di coinvolgimento popolano e di sfogo dai problemi quotidiani: nella Danza Nuziale di Pieter Bruegel del 1556 e nella Danza di Personaggi mitologici di Pieter Paul Rubens del 1635, la danza diviene un momento di gioia e festa, che ritrova un tempo e uno spazio più reale di quelli raffigurati negli stessi secoli dai pittori italiani.

P. Bruegel, Danza Nuziale, 1566, olio su tavola
Detroit Institute of Arts, Detroit.  
P. Rubens, Danza di Personaggi mitologici, 1635,
olio su tela, Museo del Prado, Madrid 

A. Canova, Danzatrice con i cembali, 1812,
Gipsoteca di Possigno, Possigno
Con l’affermazione del Neoclassicismo, che si ripropone di riprendere in considerazione lo stile artistico delle civiltà classiche, anche la danza torna ad essere tema di studi. Antonio Canova, per la sua  Danzatrice con i cembali, scolpita nel 1812 e custodita nella Gipsoteca di Possagno, fonde la perfezione della statuaria greca con la sensualità della danza della civiltà romana: una rielaborazione necessaria a rendere la sua creazione quasi divina nei movimenti eleganti e leggiadri. Per onestà intellettuale va chiarito che le braccia sono state aggiunte solo dopo il 1917, basandosi comunque su documentazioni ed assecondando lo stile dello scultore veneto.

Le stesse componenti di leggiadria ed eleganza, le riprende di lì a mezzo secolo Edgar Degas con le sue ballerine: una tra tutte, L’Etoile del 1878, ben si presta al gioco di cui era capace l’artista impressionista, volto a fondere la figura della ballerina con la restante composizione. La ballerina classica quindi diviene eterea e leggiadra perché si fonde attraverso i veli di tulle indefiniti con la realtà circostante.
Il concetto di Degas in fondo fu quello di molti artisti della nuova corrente che spezzava con la visione accademica dell’arte, basti pensare a Pierre Auguste Renoir, che nel 1874 dipinse la sua Ballerina, che non si discosta per nulla dalla visione di Degas sul tema.

E. Degas, L'Etoile, 1878, olio su tela,
Musèe d'Orsay, Parigi. 
P A. Renoir, Ballerina, 1874, olio su tela,
National Gallery of Art, Washington.

H. Matisse, La danza, 1909, olio su tela, Ermitage Museum, San Pietroburgo
Ma a partire dal primo decennio del Novecento, con l’avvento del Fauvismo e dell’Espressionismo, le due prime avanguardie del colore e delle forme, Henri Matisse ed Emil Nolde negli stessi anni riproposero un nuovo concetto di danza. 
La danza raffigurata da Matisse nell’omonimo dipinto del 1909, sito all’Hemitage, è un’esecuzione armoniosa ma allo stesso tempo viva. I colori accesi, le figure in movimento e lo trascinamento emozionale delle figure, raccontano un rituale che vuole rappresentare la vita e la semplicità di godere delle cose belle.

E. Nolde, La danza attorno al vitello d'oro, 1910,
olio su tela, Staatsgalerie moderner Kunst, Monaco di Baviera. 
E ancora La danza attorno al vitello d’oro di Nolte, del 1910, è un’esplosione di colori e vitalità che sfocia quasi nella brutalità. Le donne nude sembrano saltare euforicamente quasi fossero tarantolate; le svirgolettate vigorose di colore accompagnano i movimenti e li accentuano, le tinte forti rendono il tutto mistico e angosciante.

In questi stessi anni però, la danza non trova un nuovo senso solo con i pittori contemporanei, ma addirittura, come anticipato nella premessa, diviene essa stessa arte di performance al quadrato con Isadora Duncan, la danzatrice che dei veli fece la sua fortuna e la sua morte.

A distanza di un secolo anche la nota artista montenegrina Marina Abramovic ha dedicato una sua performance all’arte performativa per eccellenza. Nel luglio 2013, la performer ha infatti danzato su una pedana bianca al centro di una sala della Pace Gallery di New York, per sei ore assieme al rapper Jay-Z, sulle note dell’ultimo singolo del secondo, Picasso Baby, dimostrando così concretamente, che la danza non è un subordinato dell’arte, ma è essa stessa arte in tutto e per tutto. 

3 commenti:

  1. Ciao Dario, ho letto il tuo post e l'ho trovato molto interessante. Complimenti. Vorrei chiederti una cosa,potresti indicarmi le fonti a cui hai fatto riferimento? Grazie mille, un saluto.Marco

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guarda Marco, ti sarò sincero. Non ho fonti a cui ho fatto riferimento perchè il post che ho pubblicato è frutto di una mia riflessione messa di getto nero su bianco. Quello che ho scritto è un insieme di piccole chicche, precisazioni e particolarità che ho acquisito qua e là negli anni in diverse lezioni, da diverse riviste, libri e cataloghi.
      Per questo post in particolare ho agito scaricando le immagini che avevo selezionato nella mia mente e ricomponendo il puzzle epoca per epoca; così come ho fatto in altri articoli simili come La bellezza della donna nella storia dell'arte, la bruttezza della donna nella storia dell'arte e La grassezza della donna nella storia dell'arte.
      Ovviamente se avessi scritto una articolo da pubblicazione avrei cercato fonti attendibili e mi sarei basato categoricamente su quelle, ma alla fine questo è un blog di cultura ed arte che coltivo nel tempo libero, quindi solitamente raccolgo qui i miei pensieri sparsi.
      Grazie per aver letto l'articolo! :)

      Elimina
    2. Grazie mille per le precisazioni e complimenti ancora!! Un saluto Marco

      Elimina