Wikipedia definisce la
danza come “un'arte performativa che si esprime nel movimento del corpo umano
secondo un piano prestabilito o improvvisato detto coreografia”.
Sicché, scorporando la
frase in termini concreti, è importante notare che la danza non entra nella
sfera dell’arte, ma è essa stessa arte: arte che si esplica in una performance
dettata dal movimento del corpo.
Tribù africana esegue danza rituale |
Inutile delineare l’importanza
che, quindi, l’arte della danza ha avuto sul piano sociale di ogni civiltà che
sin dall’alba dei tempi ha abitato la Terra; ancora oggi, etno - antropologicamente
parlando, essa è un elemento essenziale per centinaia di tribù e popoli che
basano i loro rituali sull’attuazione di balli e movimenti ritmici.
Anche sul piano della
storia dell’arte però, la danza ha goduto di un suo percorso, che non sempre è
stato costante e ha seguito dettami lineari: dalle civiltà classiche sino ai
giorni nostri, è infatti possibile notare l’evoluzione del ballo che, dall’essere
arte di performance nell’arte (la danza raffigurata in dipinti e sculture per
intenderci) diviene addirittura arte di performance nella performance. Un’arte
di performance2 per intenderci.
Già nelle civiltà greca,
classica per eccellenza, notiamo la raffigurazione della danza sia nell’arte
vascolare, che pittorica murale e scultorea. La danza raffigurata dai greci
nelle loro opere era tendenzialmente rituale ed orgiastica; donne ballavano
schematicamente muovendo gli arti al suono dei musicisti o si mischiavano a
uomini in una coreografia molto lineare ma allo stesso tempo energica: la
stessa energia per altro è ravvisabile nel Satiro danzante di Mazara del Vallo,
scultura ellenica del III – II secolo a.C., che trascinato dalla musica e dal
coinvolgimento dei riti dionisiaci sembra concedersi anima e cuore gettando in
avanti il corpo e lasciando indietro gli arti.
Vaso attico, Danza di figure mitologiche. |
Autore ignoto, Satiro danzante, III - II sec. a.C., Museo del Satiro danzante , Mazara del Vallo. |
Danzatrice nuda, II sec. a.C., affresco, Pompei |
Anche la danza nell’arte
romana risente ovviamente della greca; cosa non così strana se si considera che
i romani erano soliti assimilare la cultura e le tradizioni dei paesi che
assoggettavano al loro potere. Ma quella romana diventa una danza non solo
erotica, orgiastica ed extrasensoriale, ma anche sensuale, elegante, eterea, così
come è possibile notare dalla danzatrice nuda, protagonista di uno degli
affreschi di Pompei, che si esibisce accompagnata da una stoffa leggera ed
avvolgente a creare giochi di linee e movenze.
Saltando un millennio
di “assestamento” (crollo dell’impero, avvento dell’arte barbarica e della bizantina
– una pittura quest’ultima, decisamente statica e ieratica a differenza di
quella che arriverà nel XIV secolo con Giotto, definita latina) la danza nell’arte
va a raffigurarsi come l’insieme di corpi a creare movimenti e climi armoniosi.
L. della Robbia, Cantoria (formella part.) 1431, marmo, Santa Maria del Fiore, Firenze |
Questo è ben visibile
in tre composizioni molto simili tra loro: l’affresco raffigurante il Buon
Governo che Ambrogio Lorenzetti eseguì nel 1339 nel Palazzo Pubblico di Siena; la
formella della Cantoria che Luca della Robbia scolpì per Santa Maria del Fiore
tra il 1431 ed 1438, e l’olio su tavola della Danza di Apollo con le muse, che
Giulio Romano dipinse agli inizi del XVI secolo, conservato oggi a Palazzo
Pitti a Firenze.
A. Lorenzetti, Buon Governo, 1339, affresco, Palazzo Pubblico, Siena |
G. Romano, Danza di Apollo con le Muse, inizi XVI sec., pittura su tavola, Palazzo Pitti, Firenze. |
Armoniosa però non
sembra essere la danza raffigurata nei dipinti del nord europa, qui vista come
un elemento di coinvolgimento popolano e di sfogo dai problemi quotidiani: nella
Danza Nuziale di Pieter Bruegel del 1556 e nella Danza di Personaggi mitologici
di Pieter Paul Rubens del 1635, la danza diviene un momento di gioia e festa,
che ritrova un tempo e uno spazio più reale di quelli raffigurati negli stessi
secoli dai pittori italiani.
P. Bruegel, Danza Nuziale, 1566, olio su tavola Detroit Institute of Arts, Detroit. |
P. Rubens, Danza di Personaggi mitologici, 1635, olio su tela, Museo del Prado, Madrid |
A. Canova, Danzatrice con i cembali, 1812, Gipsoteca di Possigno, Possigno |
Con l’affermazione del
Neoclassicismo, che si ripropone di riprendere in considerazione lo stile artistico delle
civiltà classiche, anche la danza torna ad essere tema di studi. Antonio Canova,
per la sua Danzatrice con i cembali, scolpita
nel 1812 e custodita nella Gipsoteca di Possagno, fonde la perfezione della statuaria
greca con la sensualità della danza della civiltà romana: una rielaborazione
necessaria a rendere la sua creazione quasi divina nei movimenti eleganti e leggiadri. Per onestà intellettuale va chiarito che le braccia sono state aggiunte solo dopo il 1917, basandosi comunque su documentazioni ed assecondando lo stile dello scultore veneto.
Le stesse componenti di leggiadria ed eleganza, le riprende di lì a mezzo secolo Edgar Degas con le sue ballerine: una tra
tutte, L’Etoile del 1878, ben si presta al gioco di cui era capace l’artista
impressionista, volto a fondere la figura della ballerina con la restante
composizione. La ballerina classica quindi diviene eterea e leggiadra perché si
fonde attraverso i veli di tulle indefiniti con la realtà circostante.
Il concetto di Degas
in fondo fu quello di molti artisti della nuova corrente che spezzava con la
visione accademica dell’arte, basti pensare a Pierre Auguste Renoir, che nel
1874 dipinse la sua Ballerina, che non si discosta per nulla dalla visione di Degas
sul tema.
E. Degas, L'Etoile, 1878, olio su tela, Musèe d'Orsay, Parigi. |
P A. Renoir, Ballerina, 1874, olio su tela, National Gallery of Art, Washington. |
H. Matisse, La danza, 1909, olio su tela, Ermitage Museum, San Pietroburgo |
Ma a partire dal primo
decennio del Novecento, con l’avvento del Fauvismo e dell’Espressionismo, le
due prime avanguardie del colore e delle forme, Henri Matisse ed Emil Nolde
negli stessi anni riproposero un nuovo concetto di danza.
La danza raffigurata
da Matisse nell’omonimo dipinto del 1909, sito all’Hemitage, è un’esecuzione
armoniosa ma allo stesso tempo viva. I colori accesi, le figure in movimento e
lo trascinamento emozionale delle figure, raccontano un rituale che vuole
rappresentare la vita e la semplicità di godere delle cose belle.
E. Nolde, La danza attorno al vitello d'oro, 1910, olio su tela, Staatsgalerie moderner Kunst, Monaco di Baviera. |
E ancora La danza
attorno al vitello d’oro di Nolte, del 1910, è un’esplosione di colori e
vitalità che sfocia quasi nella brutalità. Le donne nude sembrano saltare
euforicamente quasi fossero tarantolate; le svirgolettate vigorose di colore
accompagnano i movimenti e li accentuano, le tinte forti rendono il tutto mistico
e angosciante.
In questi stessi anni
però, la danza non trova un nuovo senso solo con i pittori contemporanei, ma
addirittura, come anticipato nella premessa, diviene essa stessa arte di
performance al quadrato con Isadora Duncan, la danzatrice che dei veli fece la
sua fortuna e la sua morte.
A distanza di un
secolo anche la nota artista montenegrina Marina Abramovic ha dedicato una sua
performance all’arte performativa per eccellenza. Nel luglio 2013, la performer
ha infatti danzato su una pedana bianca al centro di una sala della Pace
Gallery di New York, per sei ore assieme al rapper Jay-Z, sulle note dell’ultimo
singolo del secondo, Picasso Baby, dimostrando così concretamente, che la danza
non è un subordinato dell’arte, ma è essa stessa arte in tutto e per tutto.
Ciao Dario, ho letto il tuo post e l'ho trovato molto interessante. Complimenti. Vorrei chiederti una cosa,potresti indicarmi le fonti a cui hai fatto riferimento? Grazie mille, un saluto.Marco
RispondiEliminaGuarda Marco, ti sarò sincero. Non ho fonti a cui ho fatto riferimento perchè il post che ho pubblicato è frutto di una mia riflessione messa di getto nero su bianco. Quello che ho scritto è un insieme di piccole chicche, precisazioni e particolarità che ho acquisito qua e là negli anni in diverse lezioni, da diverse riviste, libri e cataloghi.
EliminaPer questo post in particolare ho agito scaricando le immagini che avevo selezionato nella mia mente e ricomponendo il puzzle epoca per epoca; così come ho fatto in altri articoli simili come La bellezza della donna nella storia dell'arte, la bruttezza della donna nella storia dell'arte e La grassezza della donna nella storia dell'arte.
Ovviamente se avessi scritto una articolo da pubblicazione avrei cercato fonti attendibili e mi sarei basato categoricamente su quelle, ma alla fine questo è un blog di cultura ed arte che coltivo nel tempo libero, quindi solitamente raccolgo qui i miei pensieri sparsi.
Grazie per aver letto l'articolo! :)
Grazie mille per le precisazioni e complimenti ancora!! Un saluto Marco
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