martedì 6 maggio 2014

Caravaggio (ed altri artisti italiani) nei musei degli Stati Uniti: KANSAS CITY e FORT WORTH - DALLAS (4/4)

Il viaggio alla ricerca dei Caravaggio negli Stati uniti d’America, dopo aver percorso il confine a nord e la costa est, approda nelle ultime due città detentrici di altrettanti dipinti del pittore bergamasco, Kansas City, nello stato del Missouri e Fort Worth, nello stato del Texas.
Nei due musei infatti sono custodite due celeberrime opere di Michelangelo Merisi, nonché altre perle di manifattura italiana.

Individuazione geografica dei Caravaggio (e più in generale dell'arte di manifattura italiana) nei musei degli USA


KANSAS CITY – NELSON ATKINS MUSEUM OF ART

Caravaggio, San Giovanni Battista, 1604, olio su tela, 
Nelson Atkins Museum of Art, Kansas City.
Il Nelson Atkins Museum of Art di Kansas City, sicuramente non eguaglia gli altri musei degli Stati Uniti per quantità di pezzi nella sua collezione o per la grandezza della sua struttura, ma detiene pezzi importanti dell’arte medievale, moderna e contemporanea di tutto il mondo. Per una panoramica più completa, è consigliabile visitare il suo sito internet (vedi qui), che presenta una collezione divisa in 15 settori, che variano dall’arte asiatica, africana, indiana, cinese e giapponese, alle arti decorative ed all’arte moderna e contemporanea, passando per fotografia, disegno e incisione.

Il Caravaggio custodito nel Nelson Atkins Museum of Art è una delle diverse versioni del San Giovanni Battista, dipinte dal pittore tra il 1598 ed il 1608: la tela nello specifico è una delle due dipinte nel 1604, quella commissionatagli dal nobile genovese Ottavio Costa, per cui egli aveva già dipinto la Marta e Maria Maddalena ora a Detroit. Analizzando il dipinto è ben riconoscibile la caratteristica impronta del periodo maturo di Caravaggio, denotato da un gioco sublime tra il buio del paesaggio esterno e la luce che abbaglia il soggetto.

Caravaggio, San Giovanni 
Battista alla sorgente, 1608, 
olio su tela, Coll. privata, Malta
In questo dipinto si nota come il pittore non abbia consegnato al soggetto iconografico i giusti attributi fisiognomici per permetterne un perfetto riconoscimento: il Giovanni Battista di Kansas City, così come tutti quelli che seguiranno o lo hanno preceduto, è giovane e privo della sua barba; si potrebbe piuttosto dire che non sarebbe riconoscibile se non fosse per la tipica croce latina dal corpo lunghissimo, che comunque appare in tutti i suoi dipinti aventi lo stesso soggetto, non di meno nel San Battista alla sorgente, nel quale il santo nonostante stesse adempiendo un’azione semplice e quotidiana, comunque non molla la croce che serve a farlo riconoscere dai fedeli.


Caravaggio, San Giovanni Battista, 1604, olio su tela, 
Galleria Nazionale d’Arte Antica, Roma.
Nell’impostazione, il San Giovanni Battista di Kansas City si avvicina per tecnica, impostazione, attributi e cromia al coevo San Giovanni Battista di Palazzo Barberini (Galleria Nazionale d’Arte Antica): anche questo è sito in un luogo esterno oscurato dalle tenebre, e, nonostante fisiognomicamente non sembra avere i stessi lineamenti del primo, è quasi simile nell’atteggiamento pensoso. Anche in questo caso la croce conferma l’attribuzione del soggetto iconografico, mentre il drappo rosso su quello bianco, lo avvicina per analogie alla tela del Nelson Atkins.

Toccando gli altri due dipinti aventi lo stesso tema (quello del 1598 di Toledo e quello del 1602 della pinacoteca), si evince come nel complesso Caravaggio non si sia mai discostato dal ritrarre il San Giovanni Battista con le stesse caratteristiche per tutti i dipinti: lo confermano il drappo rosso su quello bianco, e la presenza della croce o dell’ariete (nelle prime raffigurazioni cristiane catacombali, le sue corna simboleggiavano la croce).

Caravaggio, San Giovanni Battista, 1602,
olio su tela, Pinacoteca Capitolina, Roma
Caravaggio, San Giovanni Battista, 1598,
olio su tela, Museo Tesoro Catedralicio, Toledo.

Canaletto, La Torre dell’orologio, 1730, 
olio su tela, Nelson Atkins 
Museum of Art, Kansas City.
Oltre al Caravaggio, nel Nelson Atkins Museum sono custodite opere di altri artisti italiani importanti. Tra tutte, vanno ricordate La Torre dell’orologio in Piazza San Marco, che il Canaletto dipinse tra il 1728 ed il 1730; il Ritratto di Antoine Perrenot de Granvelle di Tiziano; il Ritratto di giovane uomo del Bronzino del 1550; il dipinto di Guido Reni del San Francesco in adorazione della Croce; il San Luca dipinge un ritratto della Vergine del Guercino e la pala della Madonna con Bambino e Santi di Bernardo Daddi, del 1335 – 1339.


Tiziano, Ritratto di A. Perrenot,
1548, olio su tela, Nelson Atkins
 Museum of Art, Kansas City
Bronzino, Ritratto di giovane uomo, 
1550, olio su tavola, Nelson Atkins
 Museum of Art, Kansas City.
G. Reni, San Francesco , 1632,
olio su tela, Nelson Atkins
Museum of Art, Kansas City
  

S. Ricci, Lo sposalizio di Cana,
1712 ca, olio su tela, Nelson Atkins
 Museum of Art, Kansas City
B. Daddi, Madonna in trono, 1335ca,
 tempera su tavola, Nelson Atkins
Museum of Art, Kansas City
Guercino, San Luca, 1653,
olio su tela, Nelson Atkins
Museum of Art, Kansas City

FORT WORTH – KIMBELL ART MUSEUM

Il Kimbell Art Museum, a pochi chilometri dalla metropoli texana Dallas, è un’importante sede museale di arte moderna e contemporanea. Importante perché a parte alcune importantissime opere d’arte italiane tra cui spicca I bari di Michelangelo Merisi, ospita testimonianze validissime dei maggiori artisti del resto d’Europa: tra i maggiori Rembrandt, El Greco, Rubens, Boucher, Picasso, Monet, Mondrian e Cezanne.

P. Picasso, Uomo con la pipa, 1911, olio su tela,
Kimbell Art Museum, Fort Worth
H. Matisse, Asia, 1946, olio su tela, 
Kimbell Art Museum, Fort Worth. 

D. di Buoninsegna, Resurrezione di Lazzaro, 1311,
tempera su tavola, Kimbell Art Museum, Fort Worth
Scrutando l’indice dei nomi degli artisti presenti nel museo, sono riscontrabili per quanto ne concerne l’arte italiana, dipinti molto interessanti, tra cui configurano per importanza e pregio: Il ritratto di francescano di Jacopo Bassano; il Cristo benedicente di Giovanni Bellini; la Macelleria di Annibale Carracci; Abramo che insegue Isacco del Domenichino; la statua della Venere con il Bambino, attribuita a Donatello; la Resurrezione di Lazzaro, di Duccio di Buoninsegna; La Madonna con il Bambino e i santi Giuseppe, Elisabetta e Giovanni Battista del Mantegna; Cristo e la samaritana del Guercino; il primo dipinto accertato di Michelangelo La tentazione di Sant’Antonio; una Madonna con il Bambino del Parmigianino (1527-30); una Testa di donna di Sebastiano del Piombo; il Ritratto del Doge Pietro Loredan del Tintoretto e la Madonna con il Bambino con una santa ed il San Giovanni Battista bambino, opera del Tiziano del 1530.

G. Bellini, Cristo Benedicente, 1500,
olio e tempera su tavola,
Kimbell Art Museum, Fort Worth
A. Carracci, Macelleria, 1580, olio su tela,
Kimbell Art Museum, Fort Worth
Tintoretto, Ritratto del Doge
Pietro Loredan, 1567 – 1570,
olio su tela, Kimbell Art
 Museum, Fort Worth

Fra Angelico, L’apostolo Giacomo 
libera il mago Ermogene, 1429, 
tempera su tavola, 
Kimbell Art Museum, Fort Worth.
Michelangelo, La tentazione
di Sant’Antonio, 1488,
tempera su tavola, Kimbell
 Art Museum, Fort Worth
J. Bassano, Ritratto di francescano,
1540, olio su tela, Kimbell Art
 Museum, Fort Worth

A questi si aggiunge l’olio su tela del 1594 de’ I bari, del Caravaggio, commissionatogli dal suo protettore, il Cardinale Francesco Maria del Monte, e passato nei secoli tra le mani di diversi privati sino ad essere venduto nel 1987 al museo texano.
La scena rappresentata è chiara tanto quanto il titolo dell’opera: due uomini in accordo tra loro, giocano a carte con un terzo ignaro di estrazione sociale superiore, come si evince dall’abito di velluto indossato. Mentre quindi il primo, alle spalle dell’ignaro, spia le carte di questi e le mima al complice indicandole con le dita, il secondo pesca dalla tasca posteriore della giacca la carta utile a vincere l’avversario.

Caravaggio, I bari, 1594, olio su tela, Kimbell Art Museum, Fort Worth
Sia nella resa degli abiti, contemporanei a Caravaggio, sia nell’idea illustrata della frode, il quadro ricorda molto La buona ventura (i cui due esemplari sono custoditi ai Capitolini ed al Louvre): anche in questo caso il ricco ingenuo si presenta nei fasti del suo abbigliamento, e puntualmente viene defraudato dalla zingara, che con la pretesa di leggergli la mano gli sfila invece l’anello. Effettivamente le due opere furono dipinte nello stesso periodo, quando Caravaggio appena giunto a Roma, potè avvalersi dell’esperienza visiva di simili truffe, all’ordine del giorno per le vie del corso e nelle osterie.

Caravaggio, La buona ventura,1594,
 olio su tela, Pinacoteca Capitolina, Roma
Caravaggio, La buona ventura,1594,
olio su tela, Museo del Louvre, Parigi







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