domenica 4 maggio 2014

Caravaggio (ed altri artisti italiani) nei musei degli Stati Uniti: NEW YORK (2/4)

Continuando il viaggio virtuale coast to coast alla ricerca dei dipinti di Caravaggio (e più in generale delle testimonianze artistiche di manifattura italiana), dopo Hartford nel Connecticut e Detroit nel Michigan, è la volta di una prolungata permanenza a New York, dato che qui, nel Metropolitan Museum sono custoditi  ben quattro olii su tela del grande genio lombardo.

Ovviamente non deve sembrare così strano che un museo oltreoceano possa custodire opere d’arte di tale spessore: un esempio di “trattativa” tra privato e Stato italiano è possibile visionarla nella svirgolettata Storia lasciata in sospeso: proposta di acquisto allo Stato di un lotto di dipinti inestimabili : a tal punto la legge sulla vendita di un bene privato all’estero che godeva di una dichiarazione di interesse, prevedeva innanzitutto il diritto di prelazione dello Stato Italiano su quel bene, dopodiché se il Ministero della Pubblica Istruzione si fosse dichiarato disinteressato alla proposta di vendita, lo stesso sarebbe stato venduto tranquillamente ad altri privati.

Individuazione geografica dei Caravaggio (e più in generale dell'arte di manifattura italiana) nei musei degli USA

NEW YORK – METROPOLITAN MUSEUM

Inutile dire che il Metropolitan Museum (anche conosciuto con il suo abbreviativo Met) è uno dei musei più grandi e importanti del globo: la sua collezione di più di 2milioni di unità, va a riempire variegate sezioni di arte, dalla contemporanea, alla moderna, alla medievale, alla classica, senza contare le sezioni di stampo etnografico, che toccano gli estremi della Terra, dall’Africa all’Oceania, passando per Asia e America Meridionale.

Cubiculum della Villa di P. Fannius Synistor, 30 a.C., 
affresco, Metropolitan Museum, New York.
Altresì, quindi, è inutile dire che la collezione riguardante l’arte italiana sia ricca di capolavori, addirittura strabordante: dal sito, nel link inerente alle collezioni, si evince quanto effettivamente sia impossibile poter visitare un museo del genere in una sola giornata; ancora quanti reperti archeologici di manifattura romana siano custoditi nella sezione archeologica: oltre agli innumerevoli monili e manufatti, agli esempi di arte vascolare e di utensili della vita quotidiana, è curioso notare come siano riscontrabili meravigliosi ed integri esempi monumentali di arte italiana preclassica, come la biga etrusca di Monteleone di Spoleto (di cui abbiamo parlato nella precedente svirgolettata) o il cubiculum affrescato, proveniente dalla Villa di Fannius Synistor di Boscoreale: un affresco ricoprente un’intera stanza, staccato e risistemato su un’altra simile allestita nel museo!

Reliquiario del Nord Italia, X sec.,
avorio, Metropolitan, New York.
Ma non solo. Sempre dallo stesso sito effettivamente risulta interessante il virtuale sbobinamento geo-storico di tutta l’arte rappresentata in quel settore: è presente ovviamente anche quello indicante l’arte italiana, (qui il link) che permette di collocare nel tempo e nel luogo le diverse opere, e di creare così una storia evolutiva dell’arte delle regioni che ci interessano nel corso dei secoli: dall’arte preclassica infatti si passa alla classica, e ancora alla barbarica, alla bizantina e romanica e così via.




Pilastro con incisioni, del Sud Italia, IX sec., 
marmo, Metropolitan Museum, New York. 
Copertina di codice con tre donne e un sepolcro,
X sec.,avorio, Metropolitan Museum, New York. 
Tiziano, Venere e Adone, 1560, olio su tela,
Metropolitan Museum, New York
Per quanto ne concerne dipinti e sculture di età medievale e moderna, non è possibile neanche in questo caso numerare o anche solo indicare tutte le opere importanti riscontrate. In una visione molto riassuntiva, vanno però citati tra i più importanti, La Madonna con il Bambino di Giovanni Bellini, Venere e Adone del Tiziano e il Perseo del Canova (replica di quello dei Vaticani), per la sezione veneta; la Pala Colonna del Raffaello e la pala dell’Annunciazione di Sandro Botticelli per la sezione dell’arte pittorica fiorentina; il Cristo coronato di Antonello da Messina e la statua del Fauno burlato da due bambini di Bernini per la sezione centro meridionale e romana.

G. Bellini, Madonna con il Bambino, 
1480, olio su tavola, 
Metropolitan Museum, New York.
S. Botticelli, Annunciazione, 1485, tempera su tavola,
Metropolitan Museum, New York

A. Da Messina, Cristo coronato,
1470 ca, olio e tempera su tavola,
 Metropolitan Museum, New York
Raffaello, Pala Colonna, 1504,
olio su tavola,
Metropolitan Museum, New York.
G. L. Bernini, Fauno burlato
da due bambini, 1616, marmo,
 Metropolitan Museum, New York

Alla stessa sezione appartengono anche i dipinti del Caravaggio, siti nel museo, il primo dei quali è Il suonatore di liuto. Il dipinto del 1597, non è l’unico che presenta questo tipo di soggetto, dato che un’altra versione altamente simile è custodita all’Ermitage di San Pietroburgo, in Russia.
Ma il dipinto del Metropolitan (in prestito dalla Collezione Wildestein) è probabilmente successivo a quello dell’Ermitage, come testimoniato da fonti documentaristiche che ravvisano nel secondo, una committenza del Marchese Giustiniani, e nel primo dipinto, la committenza dello stesso soggetto, da parte del Cardinale Francesco Maria del Monte.

Caravaggio, Il suonatore di liuto, 1597, olio su tela, Metropolitan Museum, New York.

Per quanto il soggetto fosse lo stesso però e nonostante l’impostazione della figura non cambiasse nell’azione e nell’espressione, le due tele differiscono tra loro per la composizione del tavolo: infatti ponendo le due tele a confronto, la tela dell’Ermitage appare cromaticamente ricca e variegata nella presenza del vaso con i fiori e della frutta, che scompaiono poi nella più tarda del Metropolitan, per lasciare però posto ad altri strumenti: un flauto dolce e un virginale.

Caravaggio, Il suonatore di liuto, 1597,
 olio su tela, Metropolitan Museum, New York.
Caravaggio, Il suonatore di liuto, 1596,
 olio su tela, Ermitage Museum, San Pietroburgo

Il modello per il soggetto da raffigurare però è lo stesso, ed è riscontrabile in un pittore di origini siculo molto amico e probabilmente amante di Caravaggio, tal Mario Minniti, che in più occasioni collaborò con il suo mentore (la sua pittura infatti fu fortemente connotata dagli insegnamenti del maestro), sino all’aiutare questo nella fuga da Malta in Sicilia, dove Minniti stesso aveva bottega e viveva.
Il Minniti peraltro fu lo stesso modello del Concerto, la seconda opera custodita al Metropolitan, datata al 1595. Si ritiene quasi certa, infatti, l’identificazione di questo con il personaggio centrale dell’opera, mentre è azzardata ma non così lontana, l’ipotesi che lo stesso sia stato raffigurato anche nelle sembianze dell’amorino alla sinistra del personaggio centrale, mentre nel musico alla destra invece, è stata proposta l’ipotesi che potesse essere un autoritratto giovanile del Caravaggio).

Caravaggio, Concerto, 1595, olio su tela, Metropolitan Museum, New York.

L’opera è interessante perché non solo racconta l’approccio stilistico cromatico del pittore nei suoi primi anni di vita romana, ma vanno ad analizzare il clima culturale che si respirava alla corte del suo mecenate, - sempre il Cardinal del Monte: affascinante è la riproduzione del liuto, del violino e degli spartiti (che ovviamente riprenderà nel Suonatore di liuto); interessante è notare la fusione tra modernità del suo tempo e classicità degli abiti e degli atteggiamenti, con la miscela degli strumenti musicali tipici del suo tempo e degli abiti candidi avvolti da drappi di colore vivo. E sulla sinistra del musico con il liuto, spunta un amorino, che stacca gli acini dal grappolo d’uva, in un pieno clima arcadico che riporta ai fasti della mitologia classica.

Terzo dipinto sito nel Metropolitan è la Negazione di San Pietro, dipinto dal Caravaggio negli ultimi anni della sua vita. E proprio dalla maturità del suo vissuto, dalle sue esperienze e dall’evoluzione della sua pittura, che fuoriesce questo capolavoro, che vede San Pietro negare la conoscenza di Gesù, davanti ad un soldato chiamato da una donna che aveva riconosciuto l’apostolo.


Caravaggio, Negazione di San Pietro, 1609 – 1610, olio su tela, Metropolitan Museum, New York

Caravaggio, La cattura di Cristo, 1602,
olio su tela, Galleria Nazionale, Dublino
Di grande qualità è l’armatura del soldato, rifinita nei particolari, la cui corazza bronzea brilla alla luce, così come quelle della Cattura di Cristo, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Dublino o del coevo Martirio di Sant’Orsola. Come nel pieno della resa anatomica caravaggesca, anche San Pietro inoltre, si presenta come un uomo e non come un santo, nelle sue rughe crucciate sulla fronte che riflette la luce, nella calvizia e nel suo fisico corpulento, come nella prima versione di San Matteo e l’Angelo, custodita nel Kaiser Friedrich Museum di Berlino e andata distrutta (così come la Cortigiana) nel 1945.



Caravaggio, Il Martirio di Sant’Orsola, 1610, 
olio su tela, Palazzo Zevallos, Napoli.  
Caravaggio, San Matteo e l’Angelo, 1601, 
olio su tela, Kaiser Friedrich Museum, Berlino. 
Opera andata distutta nel 1945.

Caravaggio, Sacra Famiglia con San Giovannino, 1606, 
olio su tela, Metropolitan Museum, New York. 
Ultima opera del Caravaggio presente al Metropolitan è La Sacra Famiglia con il San Giovanni Battista, del 1606; opera aperta al pubblico solo a partire dal 2001, dopo la consacrazione della stessa, alla mostra Caravaggio e il Genio di Roma 1592 - 1623, svoltasi presso Palazzo Venezia a Roma. Il dipinto rappresenta ovviamente non solo l’effetto prorompente della luce sul buio, a creare visibili e drastici effetti chiaroscurali sul volto di Maria e sul corpo di Giuseppe e del piccolo Gesù, ma va a delineare un rapporto tra spazio e figure atto a concentrare gli sguardi solo sulla Sacra Famiglia.

A rompere la pacatezza del buio ci pensano il vestito rosso di Maria e la pelle candida del Bambino nudo, mentre il Giuseppe intento a prendere per una mano il San Giovanni Battista, sembra somigliare molto dal punto di vista fisiognomico, al Giuseppe della Madonna dell’Insalata di Recanati, opera attribuita al Caravaggio su valide motivazioni, ma priva di documentazioni effettive che convalidino l’attribuzione in maniera in certa: se così fosse, però potrebbe essere una prova ulteriore della paternità del pittore del dipinto marchigiano. 


Caravaggio, Sacra Famiglia con San Giovannino, 
1606, olio su tela, Metropolitan Museum, New York. 
Caravaggio (attr.), Madonna dell’Insalata,
1595 – 1605, olio su tela,
Chiesa dei Cappuccini, Recanati

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