Quando mi son
cimentato nell’articolo sull'angelico, il sensuale ed il bello nella figura femminile dell'arte, conscio del
fatto che la rete potesse suggerirmi dipinti correlabili all’idea di sensuale,
provocante ed erotico che avevo ben in mente, mi son affidato alla ricerca su
internet, sperando in risultati soddisfacenti.
Ebbene, tra le
immagini che hanno destato immediatamente in me forte curiosità, vi erano
alcune fotografie, dipinti ed allestimenti che riconducevano ad una visione
decisamente pornografica del soggetto trattato, per cui fu lecito chiedermi
quali fossero i criteri di giudizio per cui un’opera era da giudicarsi
innanzitutto tale ed in secondo luogo volgare o artisticamente provocante.
In fondo anche la
performance di Vito Acconci del 1972 fu giudicata artistica: in quel caso l’atto
masturbatorio si insigniva di messaggi benefici e profondi per cui l’azione era
da ritenersi meramente una metafora carnale e materiale di un pensiero
filosoficamente aulico.
Conscio di questo e
rafforzato dalla curiosità e dalla perversione che in qualche modo devono
pungere uno storico dell’arte che voglia occuparsi non solo di Pinturicchio e
Rosso Fiorentino ma anche di Schiele, Acconci o Klimt, ho cliccato su quelle
immagini per poter esplorare la pagina di riferimento, che mi ha condotto alla
homepage di un istituto sui generis: il Kinsey Institute.
Questo Istituto, sito
presso l'Indiana University, fu fondato oltre
sessant’anni fa, nel 1947, al fine di indagare, diffondere e sensibilizzare la
gente alla cultura del sesso e della riproduzione attraverso saggi e
disquisizioni critiche: proprio dal Dottor
Alfred C. Kinsey, pioniere della ricerca improntata alla sessualità negli anni Quaranta
ed autore, nel 1948 appunto, del libro “Sexual Behavior in the Human Male” [Il
comportamento sessuale nel maschio umano] prende il nome l’Istituto, che dal
2006 ha aperto le porte ad un concorso di arte il cui tema appunto è
puntualmente l’erotismo.
Il primo Kinsey Institute
Juried Art Show – questo è il titolo della competizione artistica - si è tenuto
nel 2006 nella Galleria dell'Istituto ospitante. La sua fama però, ha portato dopo
tre anni ad uno stato gratificante, se visto da un lato prettamente ideologico,
preoccupante se rapportato alla necessità di aprire la mostra a chiunque
volesse parteciparvi: nel 2009, si ovviò a questa problematica, utilizzando non
più solo lo spazio disponibile nella Morrison Hall, ma adibendo alcune sale nell’
Indiana University of Fine Arts Gallery.
Questo luogo, che da allora
prende il nome di Galleria d'Arte Grunwald, ad oggi continua ad ospitare il Kinsey
Institute Juried Art Show, che si svolge per alcuni mesi a cavallo tra
primavera ed estate, ogni anno. Anche quest’anno la competizione ha aperto i battenti
alla fantasia ed alla creatività di persone comuni ed artisti; l’inaugurazione
della gallery è avvenuta il 17 maggio ed è ben visibile su questo link:
Dando un’occhiata
furtiva alle opere esposte quest’anno e comparandole alle opere degli anni
scorsi, son chiare due cose, una direttamente proporzionale alla competizione,
una facente parte di un discorso più generico: innanzitutto per quanto la
competizione possa definirsi artistica, i partecipanti son tutt’altro che
artisti.
Fare una foto non vuol
dire essere artisti, a meno che non si tenti di catturare in quell’istantanea,
l’anima bella o brutta, genuina o maliziosa, pervertita o ingenua di un
soggetto. Trasformare la perversione in eros è diverso dal trasformare l’eros
in perversione; la seconda cosa è traducibile in pornografia, la prima in
misticismo e sensualità, ed il passaggio è labile, ma stranamente nella seconda
son bravi tutti. Ma questo non significa ammettere implicitamente che tutti i
partecipanti non abbiano creato delle opere degne di nota; alcuni disegni,
alcune statue, alcune performance sono davvero lodevoli e toccano il lato
sensuale della competizione anziché quello pornografico.
In secondo luogo, le
opere di quest’anno, devo ammettere sono meno volgari di quelle degli anni
scorsi; nella galleria del 2011 ricordo
Sailor, una fotografia di Lionel Biron, raffigurante un marinaio con erezione
in vista, che di artistico e sensuale e provocante non ha nulla, ma di volgare
ed insulso, fin troppo, (cliccando qui potrete vedere la fotografia Sailor, V.M.);
nella galleria del 2010, Day One, riproduzione poco originale – forse perché fin
troppo fedele – della vagina, smussa, ruvida, sfuocata (Day One V.M.)
o nella galleria del 2009, Odalisque Mr. America, una sempliciotta fotografia
di un uomo muscoloso e peloso in posa su un divano, senza fama e senza lode,
senza giochi di luce o particolari tecniche (Odalisque Mr America V.M.)
e B + K, un orgasmo femminile dato da un cunnilungus come ce ne sono tanti,
come se ne trovano sui siti porno (B + K).
Con questo non posso
esulare dall’ammettere che alcune opere sono addirittura sublimi. Personalmente
ho trovato elegantissime e fortemente connotate da una eccezionale carica
erotica l’ opera American Adam & Ever Study #8: The Map is Not The Territory
Series, di Chester Burton, nella galleria di quest’anno, che rappresenta l’amore
bello e scevro da scandali, pregiudizi e omofobia, relegando ai soggetti espressioni
di desiderio e peccato, (American Adam & Ever Study #8)
ed il dipinto Striptych - Strip Triptych,
di Colin Poole, la cui donna esprime nel suo sguardo la consapevolezza del suo
essere perfetta e l’arroganza di sapere che può essere l’oggetto del desiderio
della mente anche più incorruttibile. (Striptych)
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