Anche se laureata in
Architettura presso l’Università degli Studi di Roma Tre, di Dèsirèe Bazzo si
può affermare che è la classica ragazza che non scorda il suo primo amore: il
disegno e la fotografia.
Infatti dopo aver
effettuato un salto di stampo tecnico – scientifico, attualmente sta
proseguendo il percorso prettamente artistico intrapreso alle superiori,
frequentando il corso di Grafica e Fotografia presso l’Accademia delle Belle
Arti di Roma.
Eccezionale
disegnatrice ed interprete, Dèsirèe è capace di consegnare ai suoi disegni
degnamente chiaroscurati e voluminosi, quell’alone di vita necessario a
renderli fuori dall’ordinario.
E così nella
Fotografia, campo in cui sta cercando di farsi strada, armata di capacità,
determinazione, cuore e quella dose di talento necessaria, che la configura
come una promettente fotografa del domani.
D: Ho avuto modo di vedere i tuoi disegni, che trovo
meravigliosi. Hai una capacità notevole di rendere la morbidezza del muscolo di
una mano, la fermezza dell’architrave di un’architettura, così come l’assoluta
sensualità di una statua a tutto tondo di una donna. Quali sono i criteri che
deve aver una composizione o un oggetto per catturare la tua attenzione di
disegnatrice? Premettendo che come anzidetto, hai frequentato un istituto
artistico, quanto c’è di accademico e quanto di tuo, nei tuoi elaborati?
R: Innanzitutto ti ringrazio;
adoro il disegno come forma espressiva sia per catturare qualcosa di sfuggente
nella mente, come accadeva per un progetto architettonico, sia per far rimanere
su un foglio dei dettagli significativi che mi catturavano particolarmente.
Oltre ai disegni prettamente tecnici dovuti, appunto, per svolgere al meglio
alcuni esami, di solito preferisco rappresentare i volti, gli occhi delle persone,
o un oggetto che abbia particolari riflessi e sfumature.
La luce è tutto,
specialmente per le persone che, come me, disegnano a matita, prediligendo il
bianco e nero: ciò mi ha portato poi a sviluppare la mia passione per la
fotografia. Quando disegno è come se il tempo si fermasse anche se in realtà ne
passa moltissimo, è un modo per riflettere e staccarsi dal mondo.
D: L’indirizzo “architettura” dell’istituto artistico che hai
frequentato, ti ha permesso di vivere al meglio la laurea intrapresa in
Architettura, un campo che probabilmente offre possibilità lavorative più
concrete dell’artistico. Cosa ti ha lasciato l’esperienza intrapresa? Ancora,
ha influito in qualche modo, sia positivamente che negativamente, su questo tuo
nuovo percorso volto allo studio professionale della grafica e della
fotografia?
R: Questi anni trascorsi
a studiare nel campo dell’ Architettura mi hanno dato decisamente molto; ti
apre la mente, vedi lo spazio in modo differente, si ha una percezione diversa
delle cose, che siano architettoniche o meno; delle forme in generale, visive e
mentali. Ritengo che il percorso che ho intrapreso allora, non si distacchi
molto da quello che sto facendo adesso; sono molto connessi i campi artistici e
diciamo che la facoltà di Architettura ha reso più chiara la mia idea su ciò
che vorrei per il mio futuro. Magari tornerò ad occuparmi di arredamento un
giorno ma, per ora, punto alla fotografia.
D: Il fil rouge che
unisce questa e le altre interviste è la domanda sul rapporto con il
territorio.
Sono del
parere che il territorio formi, motivi, educhi e plasmi in qualche modo alcuni
lati del carattere di una persona. Quanto ha inciso sul tuo essere, la terra in
cui sei nato e hai vissuto? Qual è il rapporto che vivi con il paese in cui
risiedi?
R: Penso che le proprie radici siano
fondamentali, e se ci soffermassimo un secondo a ragionare sulla stessa parola
“radici” capiremmo che non si chiamerebbero tali se non fossero la base di ciò
che siamo oggi.
Sono perfettamente d’ accordo con te; il luogo
dove si cresce plasma una persona, che lo voglia o meno. Io vengo da un paesino
piccolissimo in mezzo ad una delle più belle vallate del Veneto, Miane, in
provincia di Treviso; un paese circondato da vigneti e da boschi. Sento spesso
la mancanza di quel posto perché oltre ad essere il luogo chiamato “casa” è un
modo per distaccarsi dal resto, dalla vita frenetica di città, un modo per
riavvicinarsi di più alla natura che ritengo di fondamentale importanza.
D:
Munita della tua Reflex, di voglia di fare e di ispirazione, vai in giro in
cerca di occasioni da cogliere al volo. Ed infatti a tal proposito, nel tuo
portfolio configurano scatti “rubati” a persone che vivono la vita di tutti i
giorni, ma anche servizi studiati a menadito su modelli in posa.
Se
potessi scegliere tra scatto rubato e soggetto studiato, tra colori e bianco e
nero, tra naturale e ritoccato, quali elementi configurerebbero la fotografia
perfetta?
R: Devo ancora identificarmi in un genere vero
e proprio ed è per questo che spazio moltissimo dalla fotografia naturalistica
alla quella di strada, dalla foto in posa a quella molto ritoccata.
Ritengo però che la fotografia in bianco e
nero sia la migliore e quella che più mi rappresenta, adoro le sfumature e
forse la sento più mia in quanto disegno molto a matita.
“Fotografare” significa appunto "scrivere
con la luce", la luce è tutto e lo sguardo in bianco e nero, a mio avviso,
enfatizza l’ insieme contrastandolo.
Adoro le foto spontanee e quei famosi scatti
rubati soprattutto a soggetti come i bambini e persone anziane, in quanto hanno
delle espressioni fantastiche da poter catturare ed i segni del tempo da
immortalare.
I miei temi si orientano quindi in base
all'emozione e all'unicità delle sensazioni che al momento, mi catturano.
D: Cos’è
per te la fotografia?
R:
Difficile da raccontare a parole.
Innanzitutto posso dire che è palesemente, un potente
mezzo di comunicazione ed espressione artistica.
Ma il bello della fotografia sta proprio nel
suo essere arte e strumento al tempo stesso; la fotografia fatta in vacanza o
in occasioni simili è un efficace strumento di memoria, la fotografia di
reportage è strumento giornalistico e di notizia, la fotografia studiata nella
composizione e pensata nella realizzazione, diventa espressione artistica.
Donare una parte di te in una fotografia è
fondamentale e non serve una reflex, ma il cuore, per catturare un emozione, un
luogo, un avvenimento, per fermare il tempo.
Tutti abbiamo bisogno di ricordare, di
ritornare a quell’ attimo che ci ha fatto fare lo scatto, e a volte, non basta
la semplice memoria, l’ immagine arriva prima alla mente.
Se, nella fotografia, riesci ad imprimere
l'emozione che ti ha suscitato quel particolare momento, e magari far riuscire
a suscitare una reazione uguale alle persone che con la guardano, penso che,
questa, si possa definire arte.
D: A
concludere, hai una laurea triennale in Architettura che è un buon paracadute
per qualunque esperienza tu voglia intraprendere, stai frequentando un corso
volto all’acquisizione delle tecniche di grafica e fotografia e stai cercando
di farti strada pubblicizzando i tuoi lavori (pertanto invito a visitare il
tuo sito internet desireebazzo.wix.com e la pagina facebook desiree.b.photography).
Verso quali di questi,
riponi fiducia per il tuo futuro? Hai progetti particolari da realizzare a tal
proposito?
R: Non ho progetti definiti per il mio futuro ma
so per certo che se dovessi fare ciò che mi piace riguarderebbe la fotografia.
Il campo dell’ Architettura mi interessa, non lo posso mettere in dubbio,
soprattutto l’ interior design che lo ritengo più artistico per me, ma ad ogni
modo, lo metterei al secondo posto per una passione più grande.
Sto portando avanti
questa passione con dedizione e rispetto, da autodidatta dato che lo studio non
mi da quello che mi sarei aspettata, attraverso perciò, numerosi sacrifici in
termini economici ma anche di tempo e costanza, sperando un giorno che possa
diventare la mia professione.
Posso dire che la
curiosità e la voglia di scoprire cose nuove sta alla base del mio percorso di
apprendimento.
Sogni nel cassetto li
abbiamo tutti, spero che i miei un giorno si realizzino; penso bisogni avere
tanta determinazione, forza di volontà, costanza e pazienza; ah si, ed un
pizzico di fortuna, di certo, non fa male!
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