venerdì 31 maggio 2013

Franca Rame e Mariangela Melato: l'Italia bella, che se ne va.

Questo 2013 si sta rivelando un anno rapitore.
Già l’11 gennaio è venuta a mancare probabilmente l’attrice italiana più brava, talentuosa e formidabile di tutti i tempi, Mariangela Melato, stroncata da un tumore al pancreas. Tutti la ricordiamo per il fortunato film diretto da Lina Wertmuller nel 1974, al fianco di Giancarlo Giannini in Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.

Lei, Raffaella Pavone Lanzetti, era un’aristocratica arrogante e spocchiosa, legata alla ricchezza ed ai soldi, viatico per una vita di comodità e potere; lui, Gennarino Carunchio, un convinto comunista, costretto a servire i signori. Quando il gommone sul quale i due, imbarcati per una gita, presentando problemi al motore, li costringe a sostare su un isola deserta, capitalismo e comunismo capitoleranno nell’amore, fino a creare un’inversione di ruoli: la padrona, da lui definita “Buttana industriale e socialdemocratica”, diventerà  la sua geisha per il tempo passato insieme, e il servo si eleverà al rango di padrone.  

Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, in una scena di Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto

Ora, quattro mesi più tardi da quella sciagura artistica, alla Medea dei teatri italiani è seguita un altro talento italiano di quelli da ricordare per sempre, Franca Rame, stroncata da un ictus: morte miserabile di una donna artisticamente immortale.

Franca Rame
Il suo nome, come è giusto che sia, è strettamente legato al suo formidabile estro artistico teatrale di derivazione familiare (era figlia d’arte), per quanto sul lato umano, le è riconoscibile un concreto attivismo di stampo femminile soprattutto negli anni a cavallo tra il 1968 ed il 1971: gli anni della rivoluzione culturale italiana: fu proprio in questo periodo di fervore artistico e politico che i suoi due impegni si unirono su un unico fronte: in questi anni partorì testi teatrali di grande spessore dal retrogusto tipicamente femminista.

Questo suo modo di fare probabilmente, fu la causa per cui, il 9 marzo 1973, Franca Rame fu costretta da cinque uomini appartenenti all'allora estrema destra, a salire su un furgoncino nel quale  fu poi stuprata a turno dagli stessi, in modo abominevole e barbaramente malmenata e seviziata.
Come la giustizia italiana (?) insegna, dati i numerosi rinvii ed il lungo processo burocratico delle pratiche, il procedimento penale si concluse nel febbraio 1998, con una infamante prescrizione del reato: nessun colpevole, nessuna condanna. Solo gli archivi.

Un caso avvenuto quarant’anni fa, risolto (o meglio, non risolto) quindici anni fa, ma che è riaffiorato, ad un giorno dalla morte della nota scrittrice ed attrice,  attraverso un gesto nudo e crudo, volgare, infame, lercio e squallido, su un muretto esterno del Liceo Mamiani di Roma, che citava: “FRANCA RAME HA GODUTO AD ESSERE STUPRATA”.

Avrei da ridire molto sul gesto - con termini riassuntivi l’ho già definito per quello che è - ma per quanto se ne sia detto, per quanto molti giornali hanno riportato già la dichiarazione di Jacopo Fo, figlio di Franca e Dario, premio Nobel per la letteratura nel 1997, non posso desumermi dal riportarla anche io. 
Quello che segue è il pensiero di un figlio indignato e ferito; un pensiero chiaramente frutto del figlio di suo padre e di sua madre per l’uso elegante, sferzante e incisivo del suo modo di esprimersi:

“Chi ha scritto questa frase evidentemente non ha idea di molte cose. Mia madre fu ustionata con le sigarette accese e tagliata con le lamette. La perizia medica misurò tra l’altro una ferita lunga quasi 30 centimetri. Poi fu violentata dai componenti del commando fascista che l’aveva sequestrata armi alla mano. L’aggressione fu talmente disumana che perfino uno dei membri del commando, disgustato, chiese agli altri di smetterla e ricevette per questo un ceffone che lo riportò all’ordine. Ora io mi chiedo che idea del sesso abbia uno che è convinto che una donna possa godere ad essere violentata. E mi chiedo che piacere sessuale possano trarre le donne che si accoppiano con questo individuo.
E mi chiedo di che dimensioni sia il deserto interiore di questo maschio rampante, e quanta paura debba avere di non essere all’altezza di un vero incontro d’amore e di passione. Forse se entrasse nelle scuole una buona educazione al sesso e ai sentimenti questo vuoto esistenziale potrebbe essere colmato nelle generazioni future… La malattia dell’Italia non è solo politica, è morale, filosofica e sentimentale. Molti non sanno neppure cosa siano i sentimenti. Vivono tenendo carcerate le loro emozioni…” (Jacopo Fo)

Per quel che mi riguarda, il mio pensiero è chiaro e ho voluto dedicarlo alle due donne che ho tanto ammirato. 
Tutti scrivono coccodrilli intrisi di dolcezza, tristezza e malinconia dopo la morte di un grande artista o personaggio, soprattutto sui social network, che permette di linkare video, immagini, testi e quant’altro. Il mio coccodrillo per Franca Rame è questo:

Persino il tuo cognome era rosso. 
Meglio per te che ci hai mollato; non meritavi di continuare a militare in questo stato di truffatori e truffaldini, in questo luogo di accordi, strette di mano ed occhiolini. 
Non ti curar di chi ti ha offeso, la tua dignità ha sputato loro in faccia. 
Quindi raggiungi pure il palco delle dive immortali, che te lo sei meritato!

Ps: Giacché sei lassù, salutami la mia amata Mariangela. Che basta fare il suo nome per riempirti la bocca senza dover poi aggiungere altro.


1 commento:

  1. Donne magnifiche! Da grande vorrei essere come loro!!!

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