Il corpo umano è da
sempre uno dei soggetti più contemplati nell’arte di ogni genere: dall’essere
parte integrante di un genere come nel caso della pittura e della scultura, il
corpo umano ha saputo anche trasformarsi esso stesso in arte pura, come nel
caso della danza o dell’arte performativa.
In questo piccolo
sunto di circostanza, trova luogo la fotografia, che negli ultimi due secoli ha
saputo cogliere forse meglio degli altri generi, le sfaccettature più varie,
complesse e nascoste del corpo umano.
Uno dei fotografi
attuali che ben ha saputo cogliere la sensualità e l’erotismo, due degli aspetti più evidenti e delicati del
corpo umano per quello che rappresentano, è Mustafa Sabbagh, fotografo
italiano di origini giordane, formatosi presso l’Università di Venezia e
successivamente a Londra come assistente di Richard Avedon.
Mustafa Sabbagh |
Oltre ad essere
raccolte in cataloghi e libri tematici, le fotografie di Mustafa Sabbagh sono
state esposte anche in importanti gallerie e musei d’Italia del mondo: tra le
tante si ricordano il Museo Nazionale dell’Architettura di Ferrara, il Wrong
Weather Gallery di Porto in Portogallo, la Contemporary Art Foundation di San
Francisco, la Galéria H20 di Barcellona in Spagna, la WE*dO Gallery di Bangkok
in Thailandia, il Musée de l'Elysée di Losanna in Svizzera, il MuseumsQuartier
21 a Vienna in Austria.
L’esposizione mondiale
dei suoi lavori, è l’evidente esempio di una fortuna che trova le sue
fondamenta nello studio e nella forte sensibilità dell’artista, di estrapolare
il forte e crudo erotismo che i soggetti da lui fotografati trasudano,
attraverso contorsioni e tensioni fisiche ed emotive, focalizzazione dei
dettagli e ricerca della maestosità del corpo nel suo insieme.
I corpi fotografati da
Sabbagh, sono sculture umane fiere e disinibite, lontane dal tempo e dallo
spazio conosciuto e frequentato: sono soggetti liberi di vivere la naturalezza
perduta nel contatto con la società e riacquistabile nella consapevolezza di
una solitudine che non giudica e non vede.
Gli scatti che ne
escono sono esclamazioni visive della voglia di superare ogni tabù, di cercare
se stessi nel raccoglimento, così come nell’estasi liberatoria di un corpo
libero di espandersi.
E la completa nudità
diviene solo consapevolezza del proprio corpo e riflessione sul ritorno alla età
primordiale, scevrà però dell’istinto selvaggio che la caratterizza: la
serenità e la quiete silente delle fotografie trasmettono un’armonia del corpo
e della mente, che rivela uno studio anche psicologico del soggetto.
È “pace” la parola
chiave degli scatti di Mustafa Sabbagh: una ricerca tanto sofferta quanto
raggiunta, dove il corpo diventa un agglomerato perfetto di imperfezioni, sotto
una visione a tratti onirica e mistica, che ha come effetto il superamento di
ogni tipo di perversione o reticenza, nell’accoglimento di una sessualità
eterea ed artistica.
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