Attenzione: l'articolo contiene immagini che potrebbero turbare la sensibilità del lettore.
Come esplicato in più
svirgolettate (vedi Marina Abramovic e la performance interlocutoria, La performance: il corpo come opera d'arte o La performance: il gesto sessuale come opera d'arte), negli ultimi decenni il corpo umano ha assunto un
ruolo base nel tramutamento dell’idea artistica in insegnamento intriso di una
morale più o meno chiara.
Tanto che ad oggi si
tende a rivelare attraverso l’utilizzo del corpo ogni sorta di sentimento
provato verso l’interlocutore concreto o astratto a cui questo è destinato:
come non pensare allo studente spagnolo che il 22 marzo si è denudato preso da
una sorta di estasi davanti alla Primavera del Botticelli agli Uffizi, o
all’artista Pyotr Pavlensky che nel novembre 2013 si è inchiodato i testicoli
alla pavimentazione della Piazza Rossa di Mosca, per protestare contro il
severo stato di polizia della Russia di Putin?
Contemplatore della Primavera del Botticelli, nudo agli Uffizi. |
La protesta di Pyotr Pavlensky: inchiodamento dei testicoli alla pavimentazione della Piazza Rossa di Mosca. |
R.J.Galindo, Quièn puede borrar las huellas?, 2003, performance, Città del Guatemala. |
Infatti, l’artista
attraverso le sue performance altamente significative, grida al mondo ogni
sorta di ingiustizia e violenza a cui i più deboli sono succubi: è durante
l’esecuzione dell’opera, che il suo corpo subisce l’evoluzione in corpo
sociale, ossia inizia a rappresentare metaforicamente quello di tanti oppressi
e perseguitati.
Un simile concetto che
potrebbe apparire a primo acchito astratto, ben si esplica visivamente nelle
performances che l’artista ideò tra il 2003 ed il 2005, quando, alla 51esima
Biennale di Venezia, fu premiata del Leone d’oro quale Artista under 35 più
promettente, "per aver saputo dare vita a un'azione coraggiosa contro
il potere".
Infatti al 2003 ed al
2004 appartengono due performances atte a denunciare gli orrori della guerra
civile del suo paese: nel 2003 fu “¿Quién puede borrar las huellas?” (Chi può
cancellare e impronte?), a sensibilizzare le masse attraverso una Galindo
pellegrina che, intingendosi periodicamente i palmi dei piedi in una bacinella
intrisa di sangue, lasciava le impronte sul percorso che collegava la sede della
Corte Costituzionale della Città del Guatemala al Palazzo Nazionale, in segno
di protesta contro la ricandidatura alla Presidenza del Paese del dittatore e
generale Eraìn Rìos Montt; mentre nel 2004 fu la volta di “El peso de la
sangre” (Il peso del sangue), dove la stessa, nella Piazza Centrale della
capitale, si lasciava attraversare da litri di sangue che le cadevano sul capo
goccia dopo goccia, grazie ad un’impalcatura piramidale che sosteneva l’impianto
contenitore.
R.J.Galindo, El peso de la sangre, 2004, performance, Città del Guatemala. |
R.J.Galindo, El peso de la Sangre. |
R.J. Galindo, El dolor en un panuelo, 1999, performance, Città del Guatemala. |
Ma le battaglie di
Regina Josè Galindo non riguardano solo il popolo oppresso dalla guerra, bensì
si sono rivolte anche alla difesa delle donne, sempre di più vittime della forza
bruta dell’uomo: nel 1999 la stessa infatti si legò verticalmente ad un letto
completamente nuda e bendata, rimanendo immobile mentre sul suo corpo prendeva il via la
proiezione di articoli di giornali denuncianti le violenze che le mogli
subivano dai loro mariti (“El dolor en un pañuelo” – Il dolore su un foulard);
ancora in "Himenoplastia", del 2004, si fa ricostruire l’imene durante
un’operazione chirurgica, per protestare contro l’impostazione istituzionale
della verginità, mentre nel 2005 è la volta della performance “Perra” (Cagna)
che prende il nome dalla parola che l’artista si incise sulla coscia destra, a
denunciare un rito aberrante che stava prendendo luogo per le vie delle città
guatemalteche, dove in seguito a stupri e violenze, i malfattori tendevano a
lasciare segni tangibili del loro operato, incidendo con rasoi e coltellini,
parole infamatorie sul corpo delle malcapitate.
R.J.Galindo, Himenoplastia, 2004, performance, Città del Guatemala. |
R.J.Galindo, Perra, 2005, performance, Città del Guatemala. |
R.J.Galindo, Limpieza Social, 2006, performance, Città del Guatemala. |
Altro campo toccato
dalla performer è quello inerente alle condizioni psicofisiche dei prigionieri
delle carceri, una situazione di disagio, umiliazione e disumanità raccontata
in diverse performances e attraverso diversi campi argomentativi: “Todos estamos
muriendo” (Tutti stiamo morendo) del 2000, “Proxèmica” (Prossemica) del 2003 e
“Toque de queda” (Coprifuoco) del 2005, raccontano l’imprigionamento del corpo
come mancanza di spazio vitale necessario alla sopravvivenza non tanto fisica
quanto mentale, mentre “Camiza de fuerza” (Camicia di forza) e “Limpieza
social” (Pulizia sociale) del 2006, e “Confesiòn” (Confessione), “Cepo” (Ceppo)
e 150.000 volts del 2007, raccontano attraverso la sua
esperienza tangibile quale sia la lacerante devastazione che tocca l’animo
umano durante l’accanimento della tortura.
R.J.Galindo, Cepo, 2007, performance, Città del Guatemala. |
R.J.Galindo, No perdemos nada con nacer, 2000, performance, Città del Guatemala. |
Una completa dedizione
quindi, quella dell’artista sudamericana, che ha sperimentato diverse fasi del
vissuto umano più drammatico, non ultima la morte. Infatti anche su questo tema,
la performer non si è tirata indietro, cercando di comprendere a pieno
l’annichilimento derivante dallo svuotamento di ogni esperienza sensoriale dal
corpo. Tutto questo si è tramutato in performance che la vedevano esamine in
una bara (“Cortejo” – Corteggiamento, del 2013) o pronta per un’autopsia su un
lettino d’obitorio (Lesson of Disection – Lezione di Dissezione, del 2011), coperta
da un lenzuolo in attesa che gli interlocutori scoprissero il telo e la
riconoscessero (“Reconocimiento de un cuerpo” – Riconoscimento di un corpo, del
2008) o chiusa nuda in un sacchetto di plastica e gettata nella discarica di
Città del Guatemala (“No perdemos nada con nacer” – Non perdiamo nulla con la
nascita, del 2000).
R.J.Galindo, Reconocimiento de un cuerpo, 2008, performance, Città del Guatemala. |
R.J.Galindo, Autocanibalismo, 2001, performance, Città del Guatemala. |
L’esperienza artistica
che la performer ha accumulato negli ultimi 15 anni di attività, andrà a
comporre quella che è la mostra che dal 25 marzo all’8 giugno 2014, si terrà al
PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea) di Milano, avente come titolo “Estoy
Viva” (Sono viva), curata da Diego Sileo ed Eugenio Viola. Tale mostra si
dislocherà in cinque temi: POLITICA, DONNA, VIOLENZA, ORGANICO e MORTE, che
racconteranno la completa visione di Regina Josè Galindo, coadiuvate da
testimonianze visive di lavori, ancora inediti in Italia.
Per una visione completa
delle opere di Regina Josè Galindo, si riporta il suo sito web: http://www.reginajosegalindo.com/.R.J.Galiendo, Disection, 2011, performance, Città del Guatemala. |
Adoro regina Josè , grande davvero
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