martedì 20 agosto 2013

La ricchezza artistica della Pinacoteca di Bari

Come solitamente faccio quando sono in Puglia a casa dei miei, seguo attentamente il telegiornale regionale sul terzo canale Rai, per documentarmi delle diverse realtà e dei diversi fatti di cronaca che riguardano costantemente il mio territorio.

Premesso ciò, qualche giorno fa, a ridosso di un ferragosto senza fama e senza lode a causa del tempo incerto, mi sono lasciato incuriosire da un servizio del TG3, riguardante l'incremento dei visitatori al Castello Svevo di Bari, durante tutto il mese di agosto. Un incremento di addirittura il 189%, che non è un dato affatto trascurabile considerando che Bari non è meta turistica del calibro di Gallipoli o dell’intero Salento.

Castello Normanno Svevo, XI - XII sec., Bari
Ospite in studio la Professoressa Clara Gelao, direttrice della Pinacoteca Provinciale di Bari “Corrado Giaquinto”, che ha parlato di tutto fuorché della pinacoteca . 
Ha parlato del tempo poco stabile che ha favorito l'incremento; ha parlato del Museo di Ascoli Satriano che si è arricchito dei grifoni originari del paese, ceduti da Los Angeles, che li custodiva; ha parlato - non senza mostrare un velo di arcignità - dei castelli, che sono i beni culturali più visitati a discapito di musei e pinacoteche; ha parlato di tutte le realtà del territorio, si è lamentata dei buoni risultati di altre entità museali, ma ahimé, non ha nominato affatto la pinacoteca che gestisce.

Inasprito da questo modo di fare scialbo della dotta, mi sono chiesto sul perché se ne fosse uscita così poco felicemente – e a dirla tutta, guardando l’espressione che mostrava, anche disinteressatamente - con scuse del tipo che la gente va per castelli perché sono all'aperto e non nei musei per via del caldo afoso, senza riflettere sul fatto che  magari quella stessa gente non lo sa che a Bari, nella pinacoteca da lei gestita, sono custoditi dipinti mobili davvero preziosi. D’altronde Bari non pubblicizza i suoi beni come fa Roma, creando sconti legati ai biglietti dei diversi mezzi di trasporto o affiggendo gigantografie di quadri custoditi in questa e quella galleria.

P. Bordon, Madonna con Bambino in
trono, tra Sant'Enrico di Upsala e
Sant'Antonio da Padova, 1550 ca,
olio su tela centinata,
Pinacoteca Provinciale, Bari.
Dico questo perché, visitando la Pinacoteca Provinciale, o semplicemente guardando il sito per un monitoraggio più rapido, (dato che devo ammettere che è davvero ben fatto, mostrando sala per sala il suo contenuto e mostrando opera per opera la sua schedatura analitica): www.pinacotecabari.it, è possibile notare la presenza di opere di spessore straordinario, come un nutrito numero di quadri del Giaquinto, la collezione Grieco, che annovera dipinti del XIX secolo, ma soprattutto diverse tavole e tele di scuola veneta cinquecentesca e seicentesca, testimonianza di un’attiva collaborazione soprattutto commerciale tra Bari e Venezia.

Infatti, ripercorrendo l’attività pittorica e scultorea pugliese dal XII secolo sino al XIX, oltre ad opere di incommensurabile valore artistico quali le icone bizantine derivanti da diverse chiese del territorio, i polittici quattrocenteschi, i dipinti di Paris Bordon, di Palma il Giovane, di Micco Spadaro o del Solimena, solo per citarne alcuni, configurano il Il miracolo di San Rocco del Tintoretto e la Madonna con Bambino tra le Sante Caterina d'Alessandria e Orsola, con offerente del Veronese, un tempo custoditi nella Cattedrale di Bari.

Palazzo della Provincia, sede della Pinacoteca di Bari.
Ora, con cotanto ben di Dio, vien da sé rattristirsi del fatto che la suddetta direttrice  non abbia saputo sfruttare, abusare, monopolizzare lo spazio che il TG3 le aveva riservato. Perché in quei tre minuti di intervista, se solo avesse voluto, avrebbe potuto ricordare che la Pinacoteca contiene le opere succitate e ancora che il biglietto d’entrata a persona è di sole 2,58 euro, 0,52 euro per gli studenti e totalmente gratuito ad anziani, bambini ed in occasione di inaugurazioni, cerimonie e particolari iniziative da programma; cifre che se rapportate ad altre città che presentano listini esorbitanti che superano addirittura la decina euro, sono decisamente irrisorie.

Ragionamento che senza portarla per le lunghe, nel concreto si tramuta in un pensiero del tipo: "Famigliola perfetta, se la domenica non sapete cosa fare, portate i bambini alla Pinacoteca, che con 5 euro scarsi avrete fatto qualcosa di piacevole e costruttivo".
E se ci penso io che ho solo 28 anni e sono ancora nuovo e per alcuni versi inadeguato al mercato artistico, mi chiedo come sia possibile non ci abbia pensato una figura navigata come la Gelao. 

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