lunedì 5 agosto 2013

L'ex Conservatorio della Chiesa omonima a Minervino Murge: una denuncia sociale

Tra le tante realtà che caratterizzano la mia regione, sul piano sia paesaggistico che storico artistico, Minervino Murge, offre indubbiamente uno spettacolo peculiare, sorgendo ed espandendosi a ridosso dell’omonimo altipiano da cui prende il secondo nome.

Cattedrale di S. Maria dell'Assunta,
XI - XVII secolo, Minervino Murge.
Per quanto la squisitezza del luogo, la releghi quasi ad Arcadia della Puglia, sul piano storico artistico il piccolo paese, tra gli anfratti delle sue stradine strette che aprono a numerosissime casette di origine medievale, ospita perle di eccezionale bellezza: tra le chiese assolutamente da visitare configurano senza dubbio il Santuario della Madonna del Sabato, la cui chiesa  fu eretta verso la metà del XVII secolo, sopra una grotta scavata nel tufo,al cui interno fu trovata dipinta un'immagine della Vergine col Bambino; la Cattedrale, costruita nell’XI secolo e dedicata alla Vergine Assunta, poi riedificata tra XVI e XVII secolo; e la Chiesa del Conservatorio.  

Quest’ultima, trova la sua collocazione nel quartiere storico per eccellenza del piccolo paese murgese, in una stradina che si dirama dalla piazza a forma triangolare, dove sino agli inizi del XIX secolo era istituito il cosiddetto “Seggio”, sede della “universitas civium”; a ricordarne la sua costruzione, una stele sepolcrale posta all’ingresso principale dell’edificio religioso, che riconduce la committenza del medico e sacerdote di nobile famiglia Don Giovanni Francesco Fragianni, al 1621.

Chiesa del Conservatorio, facciata, Minervino Murge
Persa sulla dolce scalinata nascosta dai più severi edifici, la Chiesa prende il nome proprio dal Conservatorio istituito nel 1738, per volere dei Canonici Ludovico Grisorio e Giuseppe Trivoli e del Monsignor Michelangelo Troysi, Vescovo di Minervino: la struttura si diramava nello spazio attiguo alla chiesa, con cui formò così un’unica fabbrica.

Tale istituto fu destinato all'educazione delle fanciulle orfane e affidato alle Suore di Clausura della Visitazione, come da decreto di Re Carlo III Borbone nel 1758, cosa che continuò almeno per un paio di secoli, fino ai primi Anni Settanta del Novecento, quando la struttura, che intanto si era aperta anche a scuola materna, fu abbandonata a se stessa e lasciata al degrado più assoluto.

Scorcio nel quartiere Sceciola, Minervino M.
Ora, in occasione delle ferie in Puglia, proprio l’anno scorso ho avuto la possibilità di dare un’occhiata all’ex conservatorio: ero curioso, essendomi più o meno documentato sull’importanza dell’edificio, di tastarne di persona lo stato. E devo ammettere che il mio sgomento è stato alquanto forte, considerando che effettivamente la struttura del XVIII secolo, contiene al suo interno oggettistica di valore non indifferente.

Ma andiamo per gradi. Entrando dalla porticina che collega la deliziosa chiesetta alla Sagrestia, ci si ritrova in un piccolo androne di qualche metro quadro, dal quale è già possibile cogliere l’importanza del luogo che si sta per visitare: proprio sulla parete che affaccia esternamente alla strada principale che porta al castello, è collocata a tutt’oggi, la ruota che consegnava alle Visitandine i cosiddetti “Figli della Madonna”, bambini non voluti o necessariamente abbandonati a causa della miseria dilagante.

Salendo ai piani superiori, quello che si è presentato ai miei occhi è stato uno spettacolo disdicevole. In una cornice di ragnatele e ammassi di polvere consolidata, nelle diverse ale e stanze, tra tavoli, sedie, letti e mobilio, erano dislocati alla rinfusa fogli, registri e documenti risalenti alcuni di essi, addirittura agli Anni ’50: ricordo in particolare di aver letto di alcuni fogli che attestavano l’affidamento di alcuni bambini presso famiglie del posto o giù di lì.

Arco in una stradina di Minervino M.
Sicuramente ha sortito effetto, notare la presenza di oggettistica sanitaria, come siringhe di vetro tipiche della prima metà del Novecento e vasi da farmacia; ancora su un lunghissimo tavolo in una stanza che probabilmente era adibita a mensa, erano posate tazze e caffettiere dal design particolare, ormai corrose e non utilizzabili.

Alla fine del mio tour abusivo – la porta era aperta e la curiosità dello storico dell’arte mi ha spinto ad esplorare – son giunto ad una considerazione di fondo che prevedrebbe sicuramente un progetto volto a riqualificare l’ex conservatorio, dando priorità all’archiviazione dei documenti sparsi tra mobilio e pavimento e alla tutela degli oggetti qui contenuti; in seguito lasciando spazio alla ristrutturazione dell’edificio con l’ausilio di una agenzia delle pulizie e di una squadra di muratori e imbianchini.

Fatto ciò infatti, senza dubbio l’ex conservatorio potrebbe essere collocato tra i siti turistici peculiari della zona; i suoi documenti potrebbero essere consultabili per ricerche personali, e azzardo, l’edificio stesso potrebbe divenire sede di una sorta di museo delle tradizioni popolari del paese, esponendo parte dell’oggettistica rinvenuta proprio lì dentro.

Cattedrale vista dalla parte bassa del paese.
Non so quanto le mie ultime affermazioni possano essere utopiche, ma una cosa è sicura: il Conservatorio della Chiesa è un bene del paese che non merita di essere relegato nel dimenticatoio, per cui mi auguro di trovare il tempo necessario per stilare un progetto da presentare al Comune di Minervino, o che qualcun altro smuova le coscienze affinché si possa realizzare quanto spiegato, perché se c’è una parola che in questa nazione ancora non siamo in grado di pronunciare del tutto correttamente, quella parola è “valorizzazione”.

Ps: Quando visitai il Conservatorio, non avevo una fotocamera con me; non essendo riuscito nell'impresa di riscontrare in internet foto che lo raffigurino, ho inserito immagini rappresentative di Minervino. 

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