"Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole
tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi
appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città
c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io
tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la
natura."
Edvard Munch davanti al dipinto Il sole
nell’atelier a Skrubben, 1910, fotografia
|
Queste meravigliose
righe che paiono essere state vergate da un poeta decadentista di fine secolo
diciannovesimo, sono a tutti gli effetti la spiegazione della forte emozione
che spinse Edvard Munch a dipingere il suo masterpiece, l’opera che l’ha
relegato tra gli artisti immortali di tutti i tempi: l’Urlo.
Per contestualizzare l’opera
al meglio, è ovviamente imprescindibile uno sguardo a quella che furono la
personalità e la vita dell’artista, che fu pittore, incisore e all’occorrenza
scrittore, nonché al suo stile pittorico ed alla sua poetica. Edvard Munch
infatti fu il fondatore dell’Espressionismo di stampo tedesco (dove per tedesco
si intende l’area geografica che copre Germania, Danimarca e paesi scandinavi), uno stile
caratterizzato dall’uso di colori forti e violenti, a creare larghe campiture
ad olio, piuttosto che vigorose virgolettate a tempera.
Laura ed Edvard Munch, 1863, fotografia |
Edvard Munch, norvegese di
nascita, nasce nel 1863 a Loten, un piccolo comune della contea di Hedmark, nell’entroterra della
nazione scandinava.
Un luogo che gli segnò l’esistenza perché qui sin da bambino,
il pittore dovette combattere con due eventi che lo debilitarono nella psiche:
prima la morte di sua madre Laura durante la tenera età, poi la morte di sua sorella Sofie per tubercolosi, durante la sua adolescenza.
Due
eventi che sicuramente segnarono il modo di vedere il mondo attorno a sé dell’artista,
che frequentando prima l’Accademia di Belle Arti di Oslo ed i suoi salotti
letterari, poi la movida parigina a contatto con artisti del calibro di
Gauguin, Van Gogh e Toulouse Lautrec, ebbe modo di acquisire anche la visione d’insieme del nuovo
gusto contemporaneo; un nuovo gusto che però era ancora talmente
avanguardistico da non riscontrare un apprezzamento unanime dalla società.
E. Munch, La fanciulla malata, 1885, olio su tela, Galleria Nazionale, Oslo |
Tant’è vero che, la
sua prima retrospettiva da artista a Berlino nel 1892, fu letteralmente
stroncata dalla critica benpensante del tempo, che analizzando tutte le opere
esposte, trovò disdicevoli la maggior parte di esse: sicuramente grande clamore
suscitò La fanciulla malata, olio del 1885, in cui il pittore racconta il
dolore per la morte della sorella Sofie e la sofferenza provata per la perdita
della cara mamma, traslate sulla tela nelle figure della ragazza a letto dal
volto segnato dall’arrivo incombente della morte, e di sua madre stanca e
debilitata al suo capezzale.
Ed un anno più tardi
quindi giunge l’Urlo. Come scritto nella descrizione appuntata dallo stesso
Munch nel suo diario mentre era ricoverato presso l’ospedale di Nizza, il
dipinto racconta la scena precisa in cui il pittore fu colpito da un forte
senso di paura, sgomento e irrequietezza
mentre passeggiava in compagnia di due amici sul ponte di Nordstrand, un
piccolo paesotto nei pressi di Oslo, oggi inglobato alla città come quartiere.
Sul piano compositivo infatti è ben ravvisabile la figura dell’artista in primo
piano fermo sul ponte e dei due amici indefiniti nelle loro sagome scure sullo sfondo.
E. Munch, L’Urlo, 1893, olio tempera e pastello su cartone, Galleria Nazionale, Oslo |
I preludi dell’Espressionismo.
L’esplosione dell’espressionismo. Il racconto è chiaro, eppure è tramutato in uno
scenario che relega il pittore come unico protagonista della vicenda,
nonostante la compresenza dei due amici: cosa giustificata dal fatto che i due
signori con lui non possono comprendere lo stato d’animo dell’artista, che per
quanto è in compagnia, in quel momento è solo a lottare con le sue paure, col
suo senso di smarrimento. E qui infatti il soggetto si autorappresenta con le
sembianze abominevoli di un uomo scarnito e scavato, quasi fosse un teschio
ricoperto solo di pelle, dagli occhi sgranati e la bocca spalancata come se
fosse atterrito.
E. Munch, Madonna, 1894, olio su tela, Galleria Nazionale, Oslo |
Il tutto avviene sul
ponte quindi, che pare essere infinito nel suo snodarsi obliquamente dall’angolo
destro inferiore della tela sino ai 3/5 del lato sinistro; un ponte balaustrato
in legno che rimane dritto, che ha un inizio ed una fine - per quanto non
raffigurati nella tela – esattamente come il vissuto dell’uomo: il ponte è la
vita, che tutti siamo destinati a percorrere e lui è lì, fermo immobile in quel
momento preciso del suo percorso, attonito e sconvolto dalla crisi di panico in
atto.
Oltre al ponte, il
resto della composizione segue linee ondulate, che consegnano alla scena un
dinamismo angosciante, distorto, shockante e pressante che, combinato ai colori
caldi del cielo e dei fiordi, e freddi del mare, rappresenta in pieno il
manifesto dell’Espressionismo di stampo tedesco che verrà ripreso in seguito da
artisti del calibro di Otto Dix e Ernst Ludwig Kirchner; un manifesto che nell’artista norvegese vedrà
il suo continuum con altre versioni dell’Urlo, con la serie delle
Madonna (cinque versioni tra gli anni 1894 – 1895) e con dipinti che
ripropongono la versione atterrita dell’uomo come Sera sul viale Karl Johan.
E. Munch, Sera sul viale Karl Johan, 1892, olio su tela, Commune Ramus Meters Collection, Bergen |
L’Urlo si rivelerà quindi
nel corso del XX secolo, essere non solo l’opera simbolo dell’Espressionismo,
ma addirittura dell’arte contemporanea mondiale: un percorso turbolento quello
fatto dal dipinto, che vede dapprima il suo diniego nell’etichetta di Arte Degenerata
durante il periodo nazista, poi la collocazione delle sue versioni nella
Galleria Nazionale di Oslo e nel Museo dedicato allo stesso Munch dallo Stato a
seguire la morte del suo creatore, ed ancora il doppio furto del dipinto
conservato al Museo Munch, datati al 1994 e 2006. In quest'ultimo caso il dipinto fu trafugato assieme alla
versione della Madonna ivi conservata, ma fortunatamente solo due anni dopo entrambe le opere sono state ritrovate, restaurate, e dal 2008 tornate quindi a padroneggiare nuovamente le sale del museo.
POST CORRELATI:
POST CORRELATI:
Bellissimo approfondimento su Munch. Come sempre questo blog sa dare delle interessanti pillole di approfondimento!!!
RispondiEliminaCompimenti Dario ;-)