Per studiare la storia
dell’arte, devi essere curioso. Se non sei curioso, se non scavi sempre più alla
ricerca dell’oro, che sia la scoperta di un artista che prima non conoscevi o
sia un documento inedito, un articolo di giornale che ti chiarisce idee offuscate,
allora l’accademismo fa parte di te. E tanto vali.
Ancora, sfatiamo il mito per
cui uno storico dell’arte conosce tutto di ogni artista. Non è vero, non può
essere assolutamente vero.
Non è possibile conoscere
tutta la storia dell’arte, perché ammettere una cosa del genere vorrebbe
significare conoscere il più intimo anfratto del mondo ed ognuno dei sette
miliardi di individui, quanti siamo al mondo. Perché tutti siamo degli artisti.
Lo siamo ogni giorno, lo siamo inconsciamente. Poi è ovvio, chi si dedica
maggiormente e fa delle sue ricerche la passione di una vita, tramuta il suo
scopo in opere valenti e si differenzia dal comune. Ed è la fortuna critica a suggellare
il suo successo. Se ciò che fai piace, sei a cavallo. Se ciò che fai piace, ha
fortuna, ciò che fai ti rende immortale, ti rende un artista.
Detto ciò, io non conosco (e non posso conoscere) tutti gli artisti che hanno caratterizzato le diverse epoche della storia dell’arte,
ma ogni giorno posso affermare che ne scopro piacevolmente, sempre qualcuno a me sconosciuto.
Qualcuno che poi inglobo, che poi scruto, che poi ricerco e faccio diventare parte
integrante del mio vissuto.
Oggi voglio
condividere con voi una piacevole scoperta, Pamela Bianco, un’artista nata nel
1906 in Inghilterra ma cresciuta a New York, enfant prodige negli anni di
avanguardia ed empirismo, pur rimanendo fortemente accademica nelle sue
esecuzioni.
Devo ammettere, per
onestà intellettuale, che mi son imbattuto casualmente nel suo mondo, folgorato
da un articolo di giornale de La Domenica Illustrata, datato al 3 Aprile 1921, dal titolo La quattordicenne disegnatrice prodigio,
che riporterò interamente, a seguire. Son rimasto così folgorato, che volendone
sapere un po’ di più, attraverso mirate ricerche, ho delineato un ritratto
carino dell’artista, sperando di riportarla all’attualità, dopo qualche
decennio di silenzio.
L'articolo de La Domenica Illustrata del 1921, improntato su Pamela Bianco |
Pamela Bianco nel 1921. |
Il forte talento che la
caratterizzava sin dagli albori della sua passione, le permise di varcare la
soglia di gallerie altisonanti ed essere degna delle prime mostre monotematiche
già dal 1919, quando appena tredicenne, poteva considerarsi affermata artista.
La carrier di Pamela infatti, fu
letteralmente fulminante: la pittrice, nel 1919 - 1920 espose presso La
Gallerie Leicester a Londra; presso le Gallerie
Anderson a New York, nel 1921; alla Furman
Gallery di San Francisco, nel 1922; ed a New York, sia alla Knoedler nel 1923, che alla Rehn nel 1927, ed alla Gallerie Firargid nel 1937.
Come desumibile da un articolo del Times
Magazine (Arts), del 24 marzo 1924, intitolato Pamela Bianco, la sua fortuna critica risentì di giudizi più che
positivi:
“The present exhibition at the
Knoedler Galleries, Manhattan, of the work of the 17-year-old Pamela Bianco is
surprising in the mature quality shown in her work. Here is no infant prodigy,
but an artist who must be judged by mature standards.
The exhibit comprises some
landscapes and still lifes in oil. The landscapes are all rather sentimental in
treatment and tend toward a general scheme of green.
Pamela, of American and
Italian parentage, has been known for some time as a child painter.
[La presente mostra al Knoedler Galleries, Manhattan, che
espone i lavori della 17enne Pamela Bianco, è sorprendente per la qualità
matura mostrata nei lavori suddetti. Non sarebbe corretto definirla una bambina
prodigio, ma un’artista che dovrebbe essere giudicata con criteri maturi.
La mostra comprende alcuni paesaggi e nature morte ad olio.
I paesaggi sono tutti piuttosto di carattere sentimentale e
tendono verso una visione generale che predilige
il verde.
Pamela, figlia di genitori americani e italiani, è nota da
tempo come bambina pittrice.]
Dopo i primi anni di formazione
Newyorkese, gli apporti più interessanti, derivano dai suoi viaggi tra Europa e America, in movimento tra
ambienti letterari ed artistici in Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti,
grazie ad una borsa di studio assegnata dal Guggenheim. Le sue ampie amicizie
inclusero i poeti Gabriele D'Annunzio, Walter de la Mare e Richard Hughes, gli artisti
britannici James Manson, William e Ben Nicholson, gli artisti americani Joseph
Stella, Leonora Carrington e Joseph Cornell, e molti mecenati e collezionisti
come Gertrude Vanderbilt Whitney, George Gershwin, Cecil Beaton, Charlie
Chaplin e Eugene O'Neill.
P. Bianco, Madonna con Bambino, olio su tela |
Un decennio dopo la
sua morte avvenuta a New York, nel dicembre 2005 in Inghilterra si è tenuta la
prima mostra retrospettiva dei suoi lavori. La mostra comprendeva un cospicuo gruppo
di disegni dal tratto delicato, appartenenti alla prima fase della sua
formazione, ed illustrazioni del periodo di transito tra enfant prodige e
affermata artista.
Nella mostra
configuravano anche dipinti realizzati a Londra e nel Galles nel 1920, dipinti
di quell’America rurale catturata dagli scatti di Walker Evans, realizzati tra
il Connecticut ed il Maine nel corso degli anni ‘20 e '30, oltre agli
innumerevoli raffiguranti stralci di New York dello stesso periodo.
E ancora
litografie moderniste dal 1930, dipinti raffiguranti nature stilizzate ed
eleganti ritratti degli anni a cavallo tra il 1930 ed il ’40.
A chiudere i dipinti
che denotano un carattere fortemente surreale, realizzati nel 1960.
P. Bianco, Cinque bambini che giocano, acquerello. |
Per una visione generale della sua arte, è possibile vedere alcune sue opere presso l’Art Institute di
Chicago: http://www.artic.edu/aic/collections/artwork/artist/Bianco,+Pamela, opere dalle quali forse, nonostante l'evoluzione della sua tecnica e delle sue composizioni, è ben percepibile il pensiero di tutti, concretizzato da Gabriele D'Annunzio - "E' una meravigliosa bambina, il cui nome rassomiglia quello di un nuovo fiore" - per cui Pamela Bianco probabilmente, non è mai riuscita a scrollarsi di dosso la fortuna e la colpa, di essere stata sempre considerata come "la bambina prodigio".
Nessun commento:
Posta un commento