giovedì 28 marzo 2013

La storia di Pamela Bianco, una pittrice enfant prodige


Per studiare la storia dell’arte, devi essere curioso. Se non sei curioso, se non scavi sempre più alla ricerca dell’oro, che sia la scoperta di un artista che prima non conoscevi o sia un documento inedito, un articolo di giornale che ti chiarisce idee offuscate, allora l’accademismo fa parte di te. E tanto vali.
Ancora, sfatiamo il mito per cui uno storico dell’arte conosce tutto di ogni artista. Non è vero, non può essere assolutamente vero.

Non è possibile conoscere tutta la storia dell’arte, perché ammettere una cosa del genere vorrebbe significare conoscere il più intimo anfratto del mondo ed ognuno dei sette miliardi di individui, quanti siamo al mondo. Perché tutti siamo degli artisti. Lo siamo ogni giorno, lo siamo inconsciamente. Poi è ovvio, chi si dedica maggiormente e fa delle sue ricerche la passione di una vita, tramuta il suo scopo in opere valenti e si differenzia dal comune. Ed è la fortuna critica a suggellare il suo successo. Se ciò che fai piace, sei a cavallo. Se ciò che fai piace, ha fortuna, ciò che fai ti rende immortale, ti rende un artista.
P. Bianco, Primula, 1920,
incisione. 
Detto ciò, io non conosco (e non posso conoscere) tutti gli artisti che hanno caratterizzato le diverse epoche della storia dell’arte, ma ogni giorno posso affermare che ne scopro piacevolmente, sempre qualcuno a me sconosciuto. Qualcuno che poi inglobo, che poi scruto, che poi ricerco e faccio diventare parte integrante del mio vissuto.

Oggi voglio condividere con voi una piacevole scoperta, Pamela Bianco, un’artista nata nel 1906 in Inghilterra ma cresciuta a New York, enfant prodige negli anni di avanguardia ed empirismo, pur rimanendo fortemente accademica nelle sue esecuzioni.

Devo ammettere, per onestà intellettuale, che mi son imbattuto casualmente nel suo mondo, folgorato da un articolo di giornale de La Domenica Illustrata, datato al 3 Aprile 1921, dal titolo La quattordicenne disegnatrice prodigio, che riporterò interamente, a seguire. Son rimasto così folgorato, che volendone sapere un po’ di più, attraverso mirate ricerche, ho delineato un ritratto carino dell’artista, sperando di riportarla all’attualità, dopo qualche decennio di silenzio.

L'articolo de La Domenica Illustrata del 1921, improntato su Pamela Bianco


Pamela Bianco nel 1921.
Pamela Bianco ha qualcosa di peculiare rispetto a molti artisti, che per quanto valenti magari hanno operato per pochi decenni della loro vita (un talento quale Raffaello muore a soli 37 anni): la sua carriera infatti, si svolse per ben otto decenni.  Bambina prodigio osannata per il suo talento già nel 1918, sviluppò e raffinò la sua pittura, sino a sfociare in uno stile prettamente americano – modernista, senza comunque tralasciare la passione per l’incisione che coltivò sino al 1930.

Il forte talento che la caratterizzava sin dagli albori della sua passione, le permise di varcare la soglia di gallerie altisonanti ed essere degna delle prime mostre monotematiche già dal 1919, quando appena tredicenne, poteva considerarsi affermata artista.
La carrier di Pamela infatti, fu letteralmente fulminante: la pittrice, nel 1919 - 1920 espose presso La Gallerie Leicester a Londra; presso le Gallerie Anderson a New York, nel 1921; alla Furman Gallery di San Francisco, nel 1922; ed a New York, sia alla Knoedler nel 1923, che alla Rehn nel 1927, ed alla Gallerie Firargid nel 1937.

Come desumibile da un articolo del Times Magazine (Arts), del 24 marzo 1924, intitolato Pamela Bianco, la sua fortuna critica risentì di giudizi più che positivi:

“The present exhibition at the Knoedler Galleries, Manhattan, of the work of the 17-year-old Pamela Bianco is surprising in the mature quality shown in her work. Here is no infant prodigy, but an artist who must be judged by mature standards.
The exhibit comprises some landscapes and still lifes in oil. The landscapes are all rather sentimental in treatment and tend toward a general scheme of green.
Pamela, of American and Italian parentage, has been known for some time as a child painter.

[La presente mostra al Knoedler Galleries, Manhattan, che espone i lavori della 17enne Pamela Bianco, è sorprendente per la qualità matura mostrata nei lavori suddetti. Non sarebbe corretto definirla una bambina prodigio, ma un’artista che dovrebbe essere giudicata con criteri maturi.
La mostra comprende alcuni paesaggi e nature morte ad olio.
I paesaggi sono tutti piuttosto di carattere sentimentale e tendono verso una visione generale che  predilige il verde.
Pamela, figlia di genitori americani e italiani, è nota da tempo come bambina pittrice.]

Dopo i primi anni di formazione Newyorkese, gli apporti più interessanti, derivano dai suoi viaggi  tra Europa e America, in movimento tra ambienti letterari ed artistici in Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti, grazie ad una borsa di studio assegnata dal Guggenheim. Le sue ampie amicizie inclusero i poeti Gabriele D'Annunzio, Walter de la Mare e Richard Hughes, gli artisti britannici James Manson, William e Ben Nicholson, gli artisti americani Joseph Stella, Leonora Carrington e Joseph Cornell, e molti mecenati e collezionisti come Gertrude Vanderbilt Whitney, George Gershwin, Cecil Beaton, Charlie Chaplin e Eugene O'Neill.

P. Bianco, Madonna con Bambino, olio su tela
 Le sue opere di maggior spicco, dipinti connotati da una precisione ossessiva e meticolosamente dettagliata sono scrivibili alla sua fase New Yorkese, nei primi anni ‘60.

Un decennio dopo la sua morte avvenuta a New York, nel dicembre 2005 in Inghilterra si è tenuta la prima mostra retrospettiva dei suoi lavori. La mostra comprendeva un cospicuo gruppo di disegni dal tratto delicato, appartenenti alla prima fase della sua formazione, ed illustrazioni del periodo di transito tra enfant prodige e affermata artista.
Nella mostra configuravano anche dipinti realizzati a Londra e nel Galles nel 1920, dipinti di quell’America rurale catturata dagli scatti di Walker Evans, realizzati tra il Connecticut ed il Maine nel corso degli anni ‘20 e '30, oltre agli innumerevoli raffiguranti stralci di New York dello stesso periodo. 
E ancora litografie moderniste dal 1930, dipinti raffiguranti nature stilizzate ed eleganti ritratti degli anni a cavallo tra il 1930 ed il ’40.
A chiudere i dipinti che denotano un carattere fortemente surreale, realizzati nel 1960.

P. Bianco, Cinque bambini che giocano, acquerello. 

Per una visione generale della sua arte, è possibile vedere alcune sue opere presso l’Art Institute di Chicago: http://www.artic.edu/aic/collections/artwork/artist/Bianco,+Pamela, opere dalle quali forse, nonostante l'evoluzione della sua tecnica e delle sue composizioni, è ben percepibile il pensiero di tutti, concretizzato da Gabriele D'Annunzio - "E' una meravigliosa bambina, il cui nome rassomiglia quello di un nuovo fiore" - per cui Pamela Bianco probabilmente, non è mai riuscita a scrollarsi di dosso la fortuna e la colpa, di essere stata sempre considerata come "la bambina prodigio".

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