Solitamente il mio egocentrismo
e forte Ego mi porta raramente ad ammettere che io possa imparare qualcosa di
nuovo da qualcuno, ma se c’è una persona che mi ha insegnato molto e con la
quale mi son sempre confrontato in un lavoro di superamento dei miei limiti,
quella persona è il mio amico Ottavio Mussari.
Solito a non fermarsi
davanti alle avversità, sempre in viaggio sia fisico che mentale alla
riscoperta di nuove terre e nuovi orizzonti a cui guardare con stimolo
creativo, Ottavio, laureato in Comunicazione Digitale presso l’Università di
Roma La Sapienza, è il tipico giovane talento del nostro paese: un regista prolifico
di cortometraggi, che dopo l’Erasmus in Finlandia e la ricerca tesi in Gran
Bretagna, ha deciso di sfidarsi ancora una volta e trasferirsi quindi a Londra
in cerca di un’occasione concreta.
Attraverso
un’intervista mirata a rivelare il suo lato professionale ed artistico di
incisivo spessore, sono sicuro saranno chiari il suo eclettismo e la sua
poliedricità.
D: Ottavio, nella
breve introduzione che apre a quest’intervista, ho accennato a diverse
componenti della tua persona e del tuo vissuto, che elaborate nel corso degli
anni, ti hanno reso una persona decisamente interessante. Una di queste
componenti, la più importante probabilmente, è il tuo amore per la regia e per
il cinema in generale. Come nasce la tua passione per quest’arte?
R: Per non annoiare
chi ci legge eviterò di ringraziarti per le (stra)lusinghiere parole che, devo
ammetterlo, mi hanno un po' fatto arrossire.
Mi diverto sempre a
raccontare che tutto cominciò in un “cesso”.
Un prete impegnato nel
risanamento di un quartiere “difficile” della mia città, mi chiese di tenere un
corso di sviluppo fotografico per ragazzi e, dal momento che in una piccola
parrocchia è difficile trovare una camera oscura, io ed un mio caro amico ne
allestimmo una in un bagno. Non dimenticherò mai il caldo sofferto durante
quelle lezioni!
Nel frattempo, avevo
cominciato a “giocare” con una piccola handycam di mio padre. Registravo
praticamente tutto e poi lo montavo a computer. Escursioni, scampagnate, feste,
facevo continui esperimenti di cui i miei amici erano le cavie. Mi mettevo alla
prova per vedere quali sentimenti riuscissi a far emergere e con quali
combinazioni di immagini, suoni e musiche.
Il tempo ha poi cambiato
tante cose ma in fondo la vera essenza di ciò che amo fare è rimasta quella.
Credo che in fondo sia l'essenza stessa dell'arte cinematografica.
D: Il fil rouge
che unisce questa e le altre interviste è la domanda sul rapporto con il
territorio. Sono del parere che il territorio formi, motivi, educhi e plasmi in
qualche modo alcuni lati del carattere di una persona. L’infanzia e
l’adolescenza a Gela, nella Sicilia del profondo sud, poi una valigia, qualche
amico ed il trasferimento a Roma per l’università.
Quanto ha inciso sul
tuo essere, la terra in cui sei nato e hai vissuto? Qual è il rapporto che vivi
con le due città che ti hanno formato in tempi diversi della tua vita?
R: Ho scritto
recentemente che sono nato in un luogo segnato dal tempo e mi sono formato in
un luogo eterno. Il perché della mia schizofrenica esistenza risale forse a
questa dicotomia iniziale. La Sicilia conosce il tempo, lo ricorda, lo assapora
come un anziano che regala al tramonto gli ultimi tiri della sua sigaretta
sapendo che tutto cambia rimanendo esattamente com'è. Roma è l'inganno
della gloria eterna, una città a mio parere ben rappresentata dal Colosseo,
una città poco rispettata che però continua ad ergersi fiera sui suoi
sette colli.
La Sicilia mi ha
cresciuto, regalandomi il suo calore e tutti i suoi problemi. Ho conosciuto lì
i valori che mi porterò dietro a vita, rimanendo sempre (e fieramente) un
siciliano.
Roma mi ha accolto a
braccia aperte, è diventata presto Mamma Roma, ma si è svelata
brutalmente anni dopo, per quello che è, ovvero una città soffocante, poco
rispettata e nutrita da apparenze. Roma è stata uno schiaffo in pieno volto, un
secchio d'acqua fredda di cui forse, io giovincello sognatore, avevo bisogno.
D: Gli anni
universitari ti hanno regalato soddisfazioni enormi: mi riferisco a diversi
premi vinti con i tuoi cortometraggi, quasi tutti connotati da tematiche forti
e complesse. Ricordo “…su fogli di sangue”, vincitore del primo
premio al Concorso internazionale Terra d’Agave, o “Mu’afah Ceneri di
uomini”, vincitore del primo premio al concorso Anello debole della Comunità di
Capodarco di Fermo; ancora “Lazarus” ed il corto “La Valigetta”,
di cui sei stato produttore con la tua casa di produzione CamaleoLab, vincitore
dell'ottava edizione del VideoConcorso Pasinetti ed inserito nella
programmazione del Venice Film Meeting in occasione della Mostra del Cinema di
Venezia.
Qual è il segreto del
loro successo? Come valuti i temi che poi affronti nei tuoi lavori?
R: I primi tre
cortometraggi che hai nominato vivevano della sincerità e della voglia di
urlare che hanno caratterizzato i miei primi anni di università. La Sicilia e
le sue piaghe, in particolare, sono stati un chiodo fisso per molto tempo. Poi
i temi sono cambiati, avvicinandosi a tematiche più "adulte" e più
attuali.
La ragione per cui
questi lavori hanno avuto un po' di successo è senza dubbio data dalle fortunate
collaborazioni. Nelle prime occasioni ho collaborato e sono stato supportato da
persone estremamente in gamba e professionali. Nelle ultime, tra cui La
Valigetta, ho collaborato e supportato il lavoro di un grande amico e
talentuoso regista, Sebastiano Melloni.
Credo che il cinema
sia sempre opera di un gruppo e rifiuto decisamente i protagonismi che spesso
contraddistinguono alcune cinematografie - vedi il cinema autoriale italiano.
D: La tua
poliedricità, ti porta a coltivare molteplici interessi oltre alla regia ed
alla cinematografia. Da poco, a dimostrazione di ciò, hai iniziato a gestire un
blog personale, Breadcrumbs (clicca qui per accedere). Di cosa
tratti nel tuo blog e cosa ti ha spinto a farlo?
R: Breadcrumbs è
l'umile tentativo di placare una voglia incessante di scrivere e creare, una
voce che da un po' di tempo ho messo a tacere per un ben più materialistico
“sopravvivere”. In Breadcrumbs ho ritrovato il gusto delle idee che, se ben confezionate,
sanno raggiungere ascoltatori insperati. Si tratta semplicemente di briciole, appunto,
che lascio qua e là, un po' per ricordare, un po' perché mi si ricordi. Tratto
di tecnologia e media, attualità e di tanto in tanto recensisco qualche bel film
ancora non uscito in Italia.
D: Ormai da un anno vivi a Londra, una metropoli dal ritmo accelerato e
frenetico. Che tipo di riscontro hai avuto nella City, in materia di
comunicazione e cinematografia? A tal proposito, hai progetti o idee in serbo per
il futuro?
R: Arrivato negli UK
ho letto: London, as much of life as the world can show e, ad oggi,
credo sia la frase che meglio rappresenti questa città. Il Thames è
il minore dei fiumi qui, dove confluiscono milioni di vite, speranze e destini.
Il mondo della
Comunicazione è un campo molto forte, soprattutto sul versante pubblicitario e,
ancor più specificatamente, del web marketing. Le aziende sono tante, sono
grandi e investono perché hanno come target il mercato globale. Purtroppo per
noi stranieri, nella comunicazione il fattore lingua è altamente
influente. Non basta parlare bene inglese, bisogne eguagliare i native
speakers.
Dell'industria
cinematografica inglese ammetto di sapere molto poco. Continuo a guardarmi
intorno ma entrare in contatto con produzioni cinematografiche a Londra è
alquanto arduo.
Idee e progetti per il
futuro ne ho tantissimi. Da poco ho saputo di essere stato accettato per un work
placement - una sorta di tirocinio - presso un'azienda che si occupa di
digital advertising. Tramite loro dovrei professionalizzarmi ulteriormente per
lanciarmi con più forza sul mercato del lavoro. Incrocio le dita..
Intervista di Antonio,
Dario Fiorini
Nessun commento:
Posta un commento