La Domenica del Corriere del 1913, che illustrava l'ipotetico furto de' La Gioconda. |
L’Italia può essere
considerata senza alcun dubbio uno dei Paesi che più ha contribuito all’exploit
di molti movimenti che hanno caratterizzato la storia dell’arte di tutti i
tempi. Dall’arte classica romana, a quella bizantina adriatica (Venezia, Ravenna,
Bari), passando per la pittura latina di Giotto, l’Umanesimo, il Rinascimento,
il Barocco, sino a sfociare nel Futurismo e nella Metafisica, il contributo
dato dalla nazione peninsulare a forma di stivale ha permesso non solo di poter
fare in modo che questa fosse riconosciuta dal resto del mondo, quale emblema
nel campo, ma che l’arte stessa divenisse un elemento fondamentale per
connotare il forte senso di identità nazionalista provata dai suoi stessi
cittadini.
Esemplare in tal caso
fu la vicenda del furto della Gioconda da parte di Vincenzo Peruggia nel 1913, che
la credeva parte della refurtiva delle requisizioni napoleoniche attuate agli
inizi del XIX secolo: una credenza ritenuta veritiera ancor oggi da tutti quei
nazionalisti che lottano per riavere la Monna Lisa in Italia, ignoranti del
fatto che lo stesso Leonardo da Vinci la donò al Re Francesco I di Francia
quando si trasferì a lavorare presso la sua corte.
Caravaggio, La cattura di Cristo, 1602, olio su tela, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Dublino |
Ad ogni modo, dopo
aver guardato il documentario prodotto dalla BBC “Storia segreta di un
capolavoro”, (Private life of a masterpiece) riguardante la Cattura di Cristo del Caravaggio, dipinto nel 1602
e dopo diverse vendite private, attualmente sito alla Galleria Nazionale d’Arte
Moderna di Dublino, e dopo aver riscontrato a Detroit un altro dipinto del
genio lombardo – Marta e Maddalena, - per la mia svirgolettata Lo specchio nell'arte, ho
pensato bene di raccogliere un po’ di informazioni utili circa i Caravaggio
presenti nei musei americani, così da capire di quali opere si tratti e dove
sono esposte.
Biga etrusca di Monteleone di Spoleto, VI secolo a.C, bronzo Metropolitan Museum, New York. |
Infatti per quanto gli
Stati Uniti non possano vantare una propria storia dell’arte cosiddetta moderna
(essendo nata ufficialmente solo nel 1776), a seguito di un ottimale ed
indirizzato piano di acquisti perdurato nei secoli, detengono ottimi esemplari
di arte classica, medievale e moderna, custoditi in maniera egregia nei propri musei; la
legittimità della custodia è ovviamente opinabile, nonostante la delicatezza
della questione: basti pensare una su tutte, alla Biga di Monteleone di Spoleto nel Metropolitan di New York, trasportata
illegalmente dalla città umbra a New York nel 1902, negli stessi anni in cui in
Italia si andava formulando una legge che tutelasse i beni facenti parte del
Patrimonio Artistico Nazionale.
Individuazione geografica dei Caravaggio (e più in generale dell'arte di manifattura italiana) nei musei degli USA. |
HARTFORD – WADSWORTH ATHENEUM MUSEUM OF ART
Quindi, partendo dalla
East Coast verso la West Coast, il primo dipinto dell’artista
lo ritroviamo nel Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford, nello stato del
Connecticut.
Il Museo non è
specializzato solo nel settore dell’arte moderna, presentando realtà di qualità
anche nel campo dell’arte contemporanea: nella sezione dedicata infatti,
configurano opere di Cezanne, Dalì, Manet, Monet, Picasso, Renoir, Vangogh.
R. Lichtenstein, Untitled, 1964, serigrafia su acetato, Wadsworth Atheneum, Hartford |
H. Matisse, Il cappello con piume, 1918, olio su tela, Wadsworth Atheneum, Hartford |
P. Picasso, Il pittore, 1934, olio su tela, Wadsworth Atheneum, Hartford |
E qui, nella sezione
inerente all’arte moderna europea, è ravvisabile il dipinto del Caravaggio, San
Francesco in Estasi, dipinto dall’artista nel suo periodo acerbo, intorno al
1595, quando era ospite del Cardinale Francesco Maria del Monte, per cui
dipinse la tela.
Questo dipinto, che
raffigura appunto il santo in estasi, presenta una novità iconografica nel suo
genere, poiché alla figura di San Francesco si accompagna quello dell’Angelo,
cosa mai riscontrata prima.
Caravaggio, San
Francesco e l’Estasi, 1595, olio su tela, Wadsworth Atheneum Museum of Art,
Hartford.
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E senza dubbio il
tocco del maestro si denota sia nel contrasto tra la luce che avvolge il santo
e l’angelo nel pieno della notte oscura, sia nella mancata presenza delle stimmate:
atto voluto dal pittore, intento a far trapelare nello spettatore la concezione
del dolore interno del santo, piuttosto che del dolore fisico visibile. La
figura del San Francesco ovviamente non è solo riscontrabile ad Hartford, perché
fu ripresa in altre occasioni dal Caravaggio nel pieno del suo periodo maturo,
come dimostrano le tele del 1605, del San Francesco in meditazione, custodito
nel Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, e del San Francesco in meditazione
della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma in Palazzo Barberini.
Caravaggio, San
Francesco in meditazione, 1605,
olio su tela, Museo Civico Ala Ponzone,
Cremona.
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Caravaggio, San
Francesco in meditazione, 1605,
olio su tela, Galleria Nazionale d’Arte Antica,
Roma.
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S. del Piombo, Ritratto di un uomo in armatura,
1512, olio su tela, Wadsworth Atheneum, Hartford |
Due dipinti però che
se tra loro mostrano diverse analogie nell’iconografia, si discostano
totalmente da quello custodito in America: i momenti raccontati sono
sicuramente diversi, ma mentre il San Francesco di Hartford vive l’Estasi con
serenità, quasi assopito nella consapevolezza di potersi abbandonare totalmente
alla luce divina perché sorretto dall’Angelo, nei due dipinti della meditazione il santo è pensoso e quasi trascinato alla contemplazione della morte e della
caducità della vita, come dimostrano i due teschi ben visibili nelle due tele,
a cui il Santo guarda in entrambi i casi.
Oltre al dipinto
memorabile del Caravaggio, il Wadsworth Atheneum presenta altre opere
meravigliose dell’arte italiana medievale e moderna: spulciando nella sezione
inerente alla sua collezione sul sito ufficiale, è ravvisabile la presenza di
dipinti di artisti italiani storicamente importanti, come Il Ritrovamento di
Vulcano, dipinto da Piero di Cosimo nel 1505; il Ritratto di un uomo in
armatura, dipinto del 1512 di Sebastiano del Piombo; Giuditta e la serva con la
testa di Oloferne del 1624, di Orazio Gentileschi; la Veduta di Piazza San
Marco del Canaletto, del 1750 ca; La costruzione del Cavallo di Troia, olio su
tela del Giandomenico Tiepolo del 1773.
P. di Cosimo, Il ritrovamento di Vulcano, 1505, olio su tela, Wadsworth Atheneum, Hartford. |
O. Gentileschi, Giuditta e la serva, 1624, olio su tela, Wadsworth Atheneum, Hartford |
Canaletto, Veduta di Piazza San Marco, 1750, olio su tela, Wadsworth Atheneum, Hartford. |
2) DETROIT – INSTITUTE
OF ARTS MUSEUM (DIA)
Il Detroit Institute of Arts (più brevemente e comunemente chiamato con il suo acronimo DIA), è un
museo bicentenario (fu aperto nella seconda metà del 1880) tra i più importanti
degli Stati Uniti perché si avvale di una collezione di circa 65.000 opere, tra
cui risaltano dipinti e sculture dei più grandi maestri della storia dell’arte.
Così come nel caso del
Wadsworth Atheneum Museum of Art, anche il DIA si apre ad una visione totale
dell’arte, esponendo una collezione che si avvale di elementi di arte
medievale, moderna e contemporanea: in quest’ultimo settore, decisamente
interessanti sono i dipinti custoditi, di mano di Van Gogh, Seurat, Picasso,
Matisse e Gauguin.
H. Matisse, La finestra, 1916, olio su tela,
Institute of Arts Museum, Detroit |
P. Gauguin, Autoritratto, 1893, olio su tela,
Institute of Arts Museum, Detroit |
L. Della Robbia, Madonna con Bambino, 1450 – 1455, ceramica, Institute of Arts Museum, Detroit |
Ovviamente oltre al
capolavoro del Caravaggio, anche il DIA detiene opere di artisti italiani, di
encomiabile spessore, che cavalcano i secoli d’oro della storia dell’arte: sicuramente eccezionale è la sezione dedicata
alle sculture di manodopera italiana, tra cui configurano le statue de La
Madonna con il Bambino di Nino Pisano (padre del più celeberrimo Andrea) del
1350 ca; La Madonna con il Bambino di Luca della Robbia, del 1450 – 1455; i bozzetti
de’ Il tritone con il serpente, Il Tritone con la conchiglia, e la Cattedra di
San Pietro, (1630 – 1642 i primi due e 1658 il terzo) di mano di Gian Lorenzo
Bernini.
N. Pisano, Madonna con Bambino, 1350 ca, marmo, Institute of Arts Museum, Detroit |
G.L. Bernini, Tritone e il serpente, 1630 – 1642, terracotta, Institute of Arts Museum, Detroit |
G.L. Bernini, Cattedra di San Pietro, 1658, terracotta, Institute of Arts Museum, Detroit |
Maso di Banco, Madonna in trono,
1335 – 1350, tempera su tavola,
Institute
of Arts Museum, Detroit.
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Egualmente importante
la sezione inerente ai dipinti, tra cui rilevano enorme importanza il Sansone e
Dalila di Pompeo Batoni, il grande artista attivo nella Roma del Settecento,
ritrattista ufficiale di importanti cariche politiche; la Processione al
Calvario del Sassetta, testimonianza interessante della pittura italiana del XV
secolo; la Pala di San Nicola da Tolentino, attribuita a Raffaello e bottega; il
trittico de’ La Madonna in trono con Crocifissione e Natività di Maso di Banco,
della prima metà del ‘400; il Matrimonio mistico di Santa Caterina del Correggio,
del 1510 ca; il Cristo Risolto del Botticelli; l’Uomo con il flauto del Tiziano e la Madonna con il Bambino di Giovanni Bellini.
P. Batoni, Sansone e Dalila, 1766, olio su tela, Institute of Arts Museum, Detroit |
S. Botticelli, Cristo risorto, 1480, tempera su tela, Institute of Arts Museum, Detroit |
Sassetta, Processione al Calvario, 1437 – 1444, tempera su tavola, Institute of Arts Museum, Detroit |
Raffaello e bottega (attr.), 1500 – 1520, tempera su tavola, Institute of
Arts Museum, Detroit.
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Tra questi quindi, anche
il dipinto di Caravaggio di Marta e Maria Maddalena, opera del 1598.
Il dipinto è importante
per la storia della vita del celeberrimo pittore, perché, racconta sia il suo
approccio tecnico, stilistico e cromatico alla pittura (lodevole è la resa
vitrea opaca dello specchio convesso che simboleggia la vanità; ancora il
contrasto tra luce e ombra tipica della sua pittura), sia perché nella figura
della Maria Maddalena è individuabile Fillide Melandroni, la prostituta
cortigiana di cui era innamorato l’artista.
Caravaggio, Marta e Maria Maddalena, 1598, olio su tela, Institute of Arts Museum, Detroit |
Testimonianze non
documentate da fonti certe raccontano che Caravaggio dopo aver ucciso Ranuccio
Tommasoni, abbia rivisto proprio Fillide la notte prima di fuggire per Napoli e
le abbia chiesto di partire insieme a lei. Ma storia certa è che Fillide alla partenza di Caravaggio, rimase a Roma e cambiò
vita quando si innamorò di un avvocato; quando morì però nel 1618 a trentasette
anni, le fu negata la sepoltura cristiana.
Una storia
probabilmente che cerca un fondo di verità nei diversi dipinti che il pittore
eseguì negli anni in cui la frequentò, quando la assunse a modella idolatrata,
in opere come la Santa Caterina d’Alessandria ed il Ritratto di Cortigiana, (andato perduto durante la Seconda Guerra Mondiale a Berlino) due opere che in antitesi tra loro raccontano la santità e la spregiudicatezza, nel medesimo sguardo della modella raffigurata.
Caravaggio, Santa Caterina d’Alessandria, 1599,
olio su tela, museo thyssen bornemisza, Madrid |
Caravaggio, Ritratto di Cortigiana, 1597, olio su tela, Kaiser Friedrich Museum, Berlino. Opera distrutta nel 1945. |
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