Con mia somma
tristezza è evidente come negli ultimi anni, il 25 aprile, data in cui viene ricordata la liberazione
italiana dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, sembri poco onorare l’evento,
dato quanto accade costantemente tra le mura del Parlamento e dei maggiori organi legislativi ed esecutivi.
In un clima volto all’attaccamento
morboso alle poltrone, alla totale noncuranza e dimenticanza del primario
compito dei politici, che è quello di rappresentare il popolo, dietro quelle
quattro mura costantemente si procede ad un vero è proprio maciullamento degli ideali per
i quali i partigiani hanno combattuto. Perché a trascinare un movimento
ufficioso di così grande portata, non è stata solo l’esigenza di cacciare il
nemico dal territorio, ma anche il desiderio di poter da allora in poi
garantire una democrazia il cui primo compito fosse porre il cittadino su un piedistallo,
preservando la sue libertà di idee, di
pensiero e di azione, cosa che in maniera sempre più evidente non accade.
Ad oggi, devo
ammettere, la mia impressione è volta ad evidenziare una sorta di “effetto
vintage” a riguardo degli ideali dei padri della democrazia, da parte della
nuova generazione che si affaccia al mondo del lavoro e della politica: effetto
vintage non a caso; infatti questa nuova esplosione di consapevolezza sembra
essere una cosa nata in questi ultimi anni, dopo decenni di tacito assenso in
susseguiti governi che hanno sempre più portato il Paese al deperimento ed alla
crisi.
O forse quello che io
chiamo effetto vintage, non è altro che un effetto massmediologo, di cui facebook
è il maggiore motore di fruizione. Cosa molto probabile dato che, nonostante
questa vecchia consapevolezza della nuova generazione, la situazione governativa
non sia cambiata.
Roberta Biagiarelli, attrice ne' La neve di giugno. |
Comunque, premesso
ciò, che tengo a specificare, sono solo mie considerazioni, passo al concreto.
Per onorare il 25 aprile e renderla festa atta alla commemorazione ed alla
riflessione di quanto accaduto piuttosto che motivo di grigliate in campagna e
ubriacate con gli amici – che però ci stanno sempre bene – vi invito a guardare
un lungometraggio che hanno trasmesso per un paio d’anni in seconda serata sui
canali rai, e che io puntualmente ho visto. E ogni volta è una emozione nuova.
Il cine - documentario
di cui parlo è La neve di giugno, di Andrea Dalpian. Di seguito riporto il link che riconduce all'intero film: La neve di giugno.
Roberta Biagiarelli,
autrice con Francesco Niccolini della pièce Resistenti, leva militare ‘926,
versione teatrale di quello che è stato poi il film in collaborazione con il
Dalpian, in quest’ultimo si apre ad un monologo lungo il giusto per non
annoiare mai e costruire sullo spettatore, un involucro di sapere e curiosità, mescolando
a dovere le qualità più importanti delle tre arti massmediologhe: drammaturgia
teatrale, tecnica cinematografica e cronaca giornalistica.
In cinquanta minuti di svolgimento, attraverso riproduzioni fotografiche, cortometraggi del tempo ed inquadrature attuali degli edifici della città raccontata, la Biagiarelli si relega a ruolo di delegata dei partigiani, riconsegnando alla memoria collettiva la storia della resistenza, nello specifico a Fiorenzuola d'Arda e nelle colline vicine.
E per quanto non usi
il dialetto di quelle parti, ne diventa una di loro. L’attrice riesce a calarsi
nella parte in modo così eccezionale, che sembra quasi l’abbia vissuta lei la
guerra, che abbia combattuto con i diciottenni di Fiorenzuola. Ma anche
esprimendosi in italiano, la sua esposizione è densa e qualitativamente d’effetto
perché lascia trapelare totalmente l’impegno di uomini e donne che diedero
tutto senza avere in cambio nulla, neanche il riconoscimento di aver dato l’avvio,
inconsapevolmente – o forse no – alla democrazia.
Nessun commento:
Posta un commento