A poche decine di chilometri da Roma, verso nord, sul Lago di Bracciano si affaccia l’omonima
cittadina celebre per essere una delle roccaforti delle nobili famiglie degli
Orsini e degli Odescalchi, entrambe detentrici del titolo nobiliare di duchi di
Bracciano.
Svettante sul colle
più alto, si erge quello che è il monumento più caratteristico e importante di
Bracciano, il castello, un vero e proprio esempio di edificio medievale atto alla
vita di corte dei Signori e alla preparazione dell’esercito nell’armeria,
costruito tra il 1470 ed il 1485 per volere di Napoleone Orsini prima e a
seguire di suo figlio Gentil Virginio, su progetto di Francesco di Giorgio
Martini.
Castello che dal 1952
è adibito a polo museale e aperto al pubblico per volere di Livio IV
Odescalchi, - previo ingresso a pagamento, - e altresì anche adibito a location
per matrimoni e ricevimenti.
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Castello Odescalchi a Bracciano |
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Le armerie, Castello Odescalchi, Bracciano |
Visitare il Castello
Odescalchi (la struttura prende il nome dalla famiglia che l’acquisì dagli
Orsini nel XVII secolo) è una vera e propria esperienza extrasensoriale, perché
permette un’autentica full immersion nella vita di corte che fu degli Orsini:
già nelle armerie si può percepire quella che era l’adunanza alle armi durante
i periodi di guerra. Per quanto infatti le stanze si presentino spoglie di ogni
arredamento, la sensazione di vivere la storia bellica della famiglia è
percepibile, attraverso lo svolgimento delle murature in orizzontale che aprono
a vasti spazi, adibiti per l’appunto all’adunanza delle truppe.
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Sala Papalina, Castello Odescalchi, Bracciano. |
Ma è nelle stanze del
castello dove si svolgeva la vita di corte che si vive tutta la magia degli
anni di splendore degli Orsini, famiglia potentemente ammanicata con papi e
cardinali, tanto da averne esponenti essa per prima: Niccolò III (papa dal 1277
al 1280) e Benedetto XIII (papa dal 1724 al 1730). Nella prima sala che si
percorre durante il tour museale infatti, è ben visibile la potenza di questa
nobile famiglia, poiché in quella sala fu ospitato Papa Sisto IV Della Rovere,
in fuga dalla Peste che stava mietendo vittime nella capitale (motivo per cui
si chiama “Sala Papalina”).
La sala in seguito fu
adibita a biblioteca del palazzo (ancor oggi all’interno di grandi biblioteche
in legno con ante vitree sono custoditi manuali e libri molto preziosi) e
presenta sul soffitto un ciclo di affreschi riproducenti l’Oroscopo delle
nozze, dipinti dai fratelli Taddeo e Federico Zuccari nel 1560, per celebrare
il matrimonio tra Paolo Giordano Orsini e Isabella de’ Medici.
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F. e T. Zuccari,
L’oroscopo delle nozze, 1560,
affresco, Castello Odescalchi, Bracciano.
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Sala Umberto I, Castello Odescalchi, Bracciano |
Seguendo lo stesso
motivo, anche la seconda sala, la “Sala Umberto I” prende nome dall’importante
personaggio storico che vi fu ospitato, il re d’Italia Umberto I, in visita nel
1900 al figliolo Vittorio Emanuele III impegnato in un addestramento militare
nelle zone circostanti: la sala presenta un interessantissimo soffitto a
cassettoni affrescato dalla bottega di Antoniazzo Romano (braccianese di
origine) e un arredamento molto elaborato probabilmente riconducibile al
XVI-XVII secolo, in legno colorato d’azzurro con intarsi dorati. Sul caminetto invece, un ritratto di Colbert, politico ed economo del XVII secolo.
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Sala del Trittico, Castello Odescalchi, Bracciano |
A seguire la “Sala del
Trittico”, così chiamata perché ospita un meraviglioso trittico composto da una
pala del XVI secolo e due ante d’organo probabilmente asseribili ad Antoniazzo
Romano. Le due tavole raffigurano una emozionante Annunciazione della Vergine:
nella prima è raffigurato l’Arcangelo Gabriele di profilo intento a portare la
buona novella alla Madonna, che, nell’altro pannello, è intenta a leggere le
sacre scritture. Nella pala centrale invece si manifesta la Crocifissione di
Cristo, che presenta una non poco curiosa personificazione degli astri.
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Antoniazzo Romano (attr.), Annunciazione, fine XV sec., olio su tavola, Castello Odescalchi, Bracciano |
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Anonimo, Cristina di Svezia, 1640, olio su tela,
Castello Odescalchi, Bracciano. |
Proseguendo ci si
imbatte nella bellissima “Sala del Pisanello”, chiamata erroneamente così per
via dell’errata produzione del fregio del soffitto al noto pittore, per quanto
lo stile pittorico non sia molto dissimile. Il fregio raffigura scene di vita
quotidiana vissute dalla donna e ricorda non poco i cicli pittorici dei
castelli del nord Italia (vedasi ad esempio Il ciclo dei mesi nel Castello del
Buon Consiglio di Trento): cosa caratteristica tuttavia è l’associazione delle
figure femminili a nomi di personaggi mitologici e biblici.
Dal punto di vista
dell’arredamento e delle collezioni della famiglia Orsini, interessante è
quella delle ceramiche, che si sviluppa all’interno di teche vitree lungo le
murature della stanza: sono ammirabili vasi da farmacia, piatti e bicchieri e
ogni sorta di particolare ceramica dipinta tra XV e XVIII secolo. Alle pareti
invece sono affissi diversi ritratti, tra cui spiccano per bellezza e interesse
storico quello di Innocenzo XI Odescalchi e quello di Cristina di Svezia in un meraviglioso abito regale, che visse in Italia dopo aver rinunciato al trono abdicando in favore del cugino Carlo X, e aver accolto la religione cattolica.
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Sala di Pisanello, Castello Odescalchi, Bracciano |
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Sala dei Cesari, Castello Odescalchi, Bracciano |
Ancora la “Sala dei
Cesari”, che ospita ad onor del nome che porta, alcuni busti dei più importanti imperatori romani, in marmo bianco
peperino, databili al XVII secolo, (approfitto di questi, per estendere la critica a tutto il contesto: non sarebbe
male se i curatori pensassero a fornire ogni opera di un talloncino
illustrativo) e dal 1960, l’affresco di Antoniazzo Romano, staccato da un arco
del cortile, raffigurante due imprese di Gentil Virginio Orsini: la cavalcata a
capo dell’esercito aragonese verso Bracciano – svettante fiero sul suo cavallo
bianco – e l’incontro con Piero de’ Medici davanti ad una favolosa struttura
architettonica in prospettiva centrale tipica rinascimentale.
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Antoniazzo Romano, Imprese di Gentil Virginio Orsini, fine XV secolo, affresco staccato su tavola, Castello Odescalchi, Bracciano. |
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Sala degli Orsini, Castello Odescalchi, Bracciano. |
Proseguendo, la “Sala
degli Orsini”, poiché qui vi erano appesi tra i più importanti ritratti della
casata. Di questi ancor oggi rimangono i due importantissimi ritratti
raffiguranti la celeberrima coppia di sposi Paolo Giordano Orsini e Isabella De’
Medici, divisi dallo stemma incorniciato della famiglia, nelle quali arme predominano
nella parte inferiore bandature argentee e rosse, e in quella superiore una
rosa canina rossa dai cinque petali su sfondo argenteo. A dividere le due arme,
una banda dorata nel quale si sviluppa un’anguilla, che riconduce ai
possedimenti della vicina Anguillara.
Questa ci introduce
direttamente alla caratteristica “Sala di Isabella”.
Così chiamata perché
per l’appunto, questa era la stanza in cui la nobildonna dormiva, nel
meraviglioso letto a baldacchino dorato e azzurro in stile veneziano del XVI
secolo, sotto una volta affrescata dalla scuola di Antoniazzo Romano sui cui
fregi, putti sorreggono festoni e ghirlande.
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Sala di Isabella, Castello Odescalchi, Bracciano |
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Sala delle armi, Castello Odescalchi, Bracciano. |
Nel piano superiore si
sviluppano in massima parte le collezioni di mobili e di armi degli Odescalchi,
nelle sale che prendono il nome dalla collezione specifica o dalla riconduzione
mitologica degli affreschi. Così è per la “Sala delle armi”, - ricavata
soppalcando la Sala dei Cesari – in cui, sotto un fregio affrescato con le
Storie di Uomini e Donne illustri (dove gli uomini sono ritratti entro clipei e
le donne raffigurate a figura intera in pannelli rettangolari), prendono luogo le
collezioni di armi e armature del XV – XVII sec., appartenenti agli Odescalchi.
Tra questi spicca una meravigliosa armatura equestre da torneo di scuola
milanese del XV sec. e due armature di fabbrica tedesca del XVI secolo.
E stessa
considerazione va fatta per la “Sala di Ercole”, affrescata con storie
mitologiche inneggianti all’eroe greco. Al suo interno continua la collezione
delle armi Odescalchi, in particolare quella iniziata da Ladislao e ultimata da
Innocenzo allo scoppio della I Guerra Mondiale: riguarda in massima parte
cannoni, fucili e armi da sparo.
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Sala di Ercole, Castello Odescalchi, Bracciano. |
Il ciclo di affreschi
inneggiante alle Scienze e alle Arti, dà il nome alla “Sala delle Scienze”, nel
cui fregio prendono luogo le riproduzioni dei “Tarocchi di Mantegna” all’interno
di pannelli racchiusi da edicole gotiche, probabilmente dipinto dagli allievi
di Antoniazzo Romano.
Pregiatissima, nell’arredo
della stanza, è la Vesperbild di scuola tedesca, probabilmente asseribile al XIV-XV
secolo.
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Sala delle Scienze, Castello Odescalchi, Bracciano. |
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Anonimo, Vesperbild, XIV-XV secolo, legno, Castello Odescalchi, Bracciano |
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Sala del letto siciliano, Castello Odescalchi, Bracciano |
L’arredamento
particolare dà il nome a diverse sale, come la “Sala del bobolaccio”, che
prende il nome dal baule di viaggio in cuoi con intarsi dorati, sito nella
stanza, la “Sala del letto siciliano” che presenta un sontuoso e meraviglioso
esempio di letto in ferro battuto di scuola siciliana del XVIII secolo; e
ancora la “Sala Gotica”, che presenta un arredamento in stile neogotico, desiderato
da Baldassarre Odescalchi, grande estimatore del nuovo stile sviluppatosi in
Europa nel XIX secolo, tanto da volerne alcuni mobili per il suo castello.
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Sala del Bobolaccio, Castello Odescalchi, Bracciano. |
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Sala Gotica, Castello Odescalchi, Bracciano. |
A concludere l’affascinante
tour, piccola menzione speciale merita la leggenda che aleggia attorno alla
figura della Signora del Castello, Isabella de’ Medici, vista come una sorta di
mantide religiosa dei suoi tempi.
Fonti storiche e
dicerie, raccontano infatti che la sposa di Paolo Giordano, insoddisfatta e
infelice del rapporto matrimoniale con suo marito, adescasse i suoi amanti per
passare con loro focose nottate d’amore nella sua stanza – chiamata anche “Sala
Rossa” - e, una volta che questi avevano adempiuto al compito, li trascinasse
verso una porticina che dava ad un piccolo fosso trincerato di lame, dove
questi trovavano la morte in modo cruento, dilaniati dal dolore.
Tanto che Paolo
Giordano Orsini, esasperato dai suoi continui tradimenti, arrivò ad ucciderla
nella villa di Cerreto Guidi a Firenze.
Una leggenda questa,
però, che a distanza di secoli è stata smentita categoricamente da Elisabetta
Mori, ricercatrice e studiosa di Isabella De’ Medici, che attraverso
documentazioni e lettere d’amore è arrivata a poter affermare che la donna morì
a soli 34 anni per un’infezione alle vie urinarie, intestinali e biliari e non
per soffocamento.
Una donna che, stando
alle lettere pubblicate, amava svisceratamente suo marito e in altrettanto modo
fu amata, tanto che questo ne soffrì della sua morte in modo indescrivibile.
Una rivelazione che a
distanza di quattro secoli ha riconsegnato alla figure di Isabella De’ Medici e
Paolo Giordano l’amore che avevano effettivamente vissuto durante il loro
matrimonio.
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Anonimo, Ritratto di Paolo Giordano Orsini, 1560, olio su tela, Castello Odescalchi, Bracciano
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Anonimo, Ritratto di Isabella De'
Medici.
1560, olio su
tela, Castello Odescalchi, Bracciano.
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