La svirgolettata
seguita alla visione del film Goltzius and the Pelican Company, il famoso incisore
e pittore fiammingo del XVI – XVII secolo, mi ha ricordato l’esubero dell’incisione
erotica italiana negli stessi anni, esplicata prima nell’opera I modi di Marcantonio Raimondi
che copiò il genio di Giulio Romano, e poi nell’esecuzione delle Lascivie di Agostino
Carracci.
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Tiziano, Ritratto di Giulio Romano, 1536, olio su tela, Collezioni provinciali, Mantova. |
Giulio Romano, ad onor
del vero più che per le sue opere di carattere erotico, è conosciuto
soprattutto per aver contribuito concretamente all’evoluzione del Rinascimento
in Manierismo, la corrente stilistica nata con l’esodo dei pittori della
bottega di Raffaello da Roma, prima o in seguito al Sacco della città, sette anni dopo
la morte del maestro.
Infatti il pittore
romano, il cui vero nome era Giulio Pippi, assieme a Polidoro da Caravaggio, Gian
Francesco Penni e Giovanni da Udine, fu uno degli allievi preferiti del grande
Raffaello, - probabilmente il più amato - tanto che questo in non più di un’occasione,
gli relegò collaborazioni di pregio: tra i lavori eseguiti dai due artisti,
configurano gli affreschi della Farnesina, delle Logge nel Palazzo Apostolico e
delle Stanze Vaticane.
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Raffaello, G. Romano e aiuti, Incendio di Borgo, 1514, affresco, Musei Vaticani, Città del Vaticano. |
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G. Romano, Cupola Sala dei Giganti, 1532 - 1535, affresco, Palazzo Te, Mantova. |
Alla morte di
Raffaello, nel 1520, ne ereditò bottega, commissioni e clienti, oneri che seppe
gestire al meglio, essendo riconosciuto come il pittore più talentuoso
della bottega di Raffaello. Dopo diversi lavori a Roma, Giulio Romano si
trasferì nel ’24 a Mantova, sotto la signoria di Federico II Gonzaga, per il quale lavorò in diversi cantieri della
città. Ma fu la progettazione di Palazzo Te a partire dal 1527 ed il ciclo di
affreschi delle sale al suo interno, che gli relegarono fama immortale: la Sala
dei Giganti, nell’esagerazione muscolare dei corpi, nella dinamicità snodata
dei movimenti, nella complessità degli scenari e nella monumentalità del progetto, è ad oggi uno degli emblemi
più significativi del Manierismo Italiano.
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G. Romano, Camera di Amore e Psiche, 1527 - 1528, affresco, Palazzo Te, Mantova. |
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G.Romano, Giove seduce Olimpiade, 1526 - 1534, affresco, Palazzo Te, Mantova. |
Ed è proprio in questo
clima di sperimentazioni e conoscenze eccelse (Vasari e Tiziano) che si colloca
la sua visione artistica dell’eros; una visione sicuramente spregiudicata,
immorale e passionale del sentimento lussurioso, ad oggi desumibile in pochi
affreschi come Giove che seduce Olimpiade nella Sala delle Aquile o Amore e
Psiche nella sala omonima.
Affreschi che però, nonostante illustrino erezioni, forme
sinuose e atteggiamenti spregiudicati, non si avvicinano minimamente a quelli
che dovevano essere i venti disegni eseguiti per il signore di Mantova, che
raccontavano altrettante posizioni erotiche per mano di personaggi mitologici e
storici: disegni ritenuti troppo immorali per non essere distrutti dalla
società falsamente perbenista del tempo.
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Fig. 1 |
Le venti illustrazioni
de’ I modi, sono però conosciute a noi, grazie all’eco che ebbe la vicenda
legata all’incisione di quei disegni da parte di Raimondi in un volume omonimo,
alla descrizione di tali disegni da parte di Pietro Aretino nei suoi Sonetti lussuriosi ed alla narrazione della vicenda da parte di Giorgio Vasari. Anche
le incisioni di Raimondi sono andate ovviamente distrutte per quanto pubblicate
in più riprese, ma da alcune riproduzioni del XVIII secolo, di copie non
originali, è possibile desumere più o meno l’impostazione dei soggetti e le
loro identità.
Le incisioni vanno a
raccontare nello specifico le seguenti storie: Venere Genitrice (fig. 1), Paride ed
Enone (Fig. 2), Angelica e Medoro (Fig. 3), Il satiro e la ninfa (Fig. 4), Giulia e l’atleta (Fig. 5), Ercole e
Deianira (Fig. 6), Marte e Venere (Fig. 7), Il culto di Priapo (Fig. 8), Antonio e Cleopatra (Fig. 9), Bacco e
Arianna (Fig. 10), Polieno e Criseide (Fig. 11), Satiro e la sua compagna (Fig. 12), Giove e Giunone (Fig. 13),
Messalina con il soprannome di Lisisca (Fig. 14), Achille e Briseide (Fig. 15), Ovidio e Corinna (Fig. 16),
Enea e Didone assistiti da Cupido (Fig. 17), Alcibiade e Glicera (Fig. 18), Pandora (Fig. 19).
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Fig. 2 |
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Fig. 3 |
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Fig. 4 |
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Fig. 5 |
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Fig. 6 |
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Fig. 7 |
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Fig. 11 |
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Fig. 13 |
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Fig. 14 |
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Fig. 15 |
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Fig. 16 |
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Fig. 17 |
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Fig. 18 |
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Fig. 19 |
Alla visione di esse
ed alla lettura dei sedici sonetti di Pietro Aretino, che di certo non si
risparmia i dettagli, è ben desumibile quindi lo scalpore sentito da una
società come quella che si stava affacciando alla moralissima Controriforma: copulazioni,
masturbazioni, pornografia non potevano di certo trovare terreno fertile nello
stesso teatro che di lì a poco avrebbe imposto persino di coprire le nudità del
Giudizio Universale di Michelangelo, tanto che purtroppo ad oggi non possiamo
godere a pieno degli originali, ma affidarci solo ad una copia veneziana del
1550 ritrovata nel 1920.
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A. Carracci, Lascivie, 1585 - 1600, incisione, British Museum, Londra. |
Stessa impostazione
pornografica, si ravvisa nelle incisioni di Agostino Carracci, eseguite verso
gli anni ’90 del ‘500: le cosiddette Lascivie, il cui titolo attribuito dallo
storiografo Cesare Carlo Malvasia, raccontano storie a carattere biblico o
mitologico; storie che non sempre sono connotate da uno spregiudicato atto
sessuale, ma che anzi, spesso sfumano in delicati atteggiamenti amorosi e
cortesi.
A differenza de’ I
modi di Romano e Raimondi, le illustrazioni di Carracci avendo riscosso
immediato successo, furono riprodotte in così numerose copie, che fu impossibile
per i censori del tempo, eliminare ogni traccia dei perversi disegni: tanto da
permetterci oggi di ammirare la maestria del maestro bolognese fautore del
ritorno del Naturalismo, che, per l’occasione, ha saputo raccontare l’amore tra
un velo di lascivia ed uno di scabrosità.
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A. Carracci, Lascivie, 1585 - 1600, incisione,
British Museum, Londra. |
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A. Carracci, Lascivie, 1585 - 1600, incisione,
British Museum, Londra. |
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A. Carracci, Lascivie, 1585 - 1600, incisione,
British Museum, Londra. |
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A. Carracci, Lascivie, 1585 - 1600, incisione,
British Museum, Londra. |
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