Le pittrici da sempre
sorbiscono in me un certo fascino. Ricordo quando ero un liceale affatto
innamorato della storia dell’arte, che, nonostante seguissi con molta noia le
lezioni della mia professoressa, mi lasciai però incantare dalla storia di Artemisia
Gentileschi, figlia del caravaggesco Orazio; pittrice sulla quale nel 1997,
Adrienne Clarkson sceneggiò il film che per l’appunto prese il nome di
Artemisia.
Il suo genio e la sua
tenacia nel prevaricare la società poco incline ad accettarla, la sua voglia a
non arrendersi e a combattere psicologicamente lo stupro che fu di Agostino
Tassi, pittore anch’egli ed amico di suo padre, la relegarono per secoli tra
gli esempi di virtù e pseudo - emancipazione a cui ogni donna avrebbe dovuto
ambire; cosa che senza dubbio l’ha fatta risplendere ai miei occhi più di altri
anonimi suoi pari di sesso maschile.
Seraphine Louis de Senslis |
Parlare di questa
artista, segregata nel dimenticatoio per decenni, sino alla rivalutazione
critica avvenuta solo nel 2009, in seguito al film di Martin Provost, Sherapine, vincitore
di sette premi César, non è affatto facile, perché complicata è stata la sua
visione del mondo e delicata la sua psiche, tanto da farla finire all’età di 64
anni, segregata in un manicomio.
Ma andiamo per gradi. Nata
da una famiglia di domestici, Seraphine seguì sin da subito le orme dei
genitori, lavorando per diverse famiglie come governante e cameriera sino a
quando, lavorando ai servigi del collezionista d'arte Wilhelm Uhde, nel
1912, questi scoprì le sue pitture.
Mentre risiedeva nella
città dove viveva la pittrice, Senlis (che diverrà un epiteto di
riconoscimento della pittrice, un po’ come accade tutt’oggi per Leonardo da
Vinci), Uhde scoprì casualmente una natura morta raffigurante delle mele nella
casa dei vicini, rimanendo esterrefatto nel sapere che proprio la sua domestica,
fosse l’autrice di quel dipinto.
“Erano
delle vere mele, modellate in una bella pasta consistente. Cézanne sarebbe
stato contento di vederle”, avrebbe detto più in là Uhde, del dipinto ammirato;
così convinto di quella pittura primitiva, verace e così vera, tanto da guidare
la pittrice in un excursus improntato ad uno studio sempre più intimo della sua
coscienza e personalità.
Fu da allora, dalla
veneranda età di 48 anni, che Seraphine Louis vide riconoscersi una sorta di
talento di stampo naif; un talento che si esplicava però soltanto nell’incondizionata
rappresentazione di fiori, piante e vegetazione e che esulava da qualunque
altro stampo iconografico.
Ma la carriera della
fragile pittrice crollò di lì a poco. Dopo una tregua temporale negli anni
della Prima Guerra Mondiale, (quando Uhde fu costretto ad allontanarsi dalla
Francia perché tedesco e quindi mal visto dalla popolazione di Senlis), nel
1927 i due tornarono a collaborare: il critico, di ritorno a Senlis, comprò
infatti le tre enormi tele che la Louis espose alla mostra collettiva Amici
dell’Arte, dimostrandole così un affetto non indifferente ed una voglia a
lavorare con lei.
Ma le attenzioni del
critico non portarono che ad un annientamento delle poche certezze della
pittrice. Vinta da una voglia di superare ogni volta di più i suoi limiti,
soggiogata da un’ambizione più grande evidentemente delle sue possibilità,
Seraphine si lasciò trascinare dalla nefasta illusione di essere una pittrice
affermata, tanto da spendere gran parte dei suoi risparmi in acquisti inutili e
roba futile.
La crisi americana del
’29 però, trascinando nel baratro gli investimenti di Uhde tanto da farlo quasi
fallire come mercante d’arte e curatore di mostre, porta via con sé anche le
ultime certezze di una Seraphine sempre più insicura ed instabile, sino a
quando nel 1931, viene rinchiusa in un manicomio, in seguito ad atti scellerati
dell’artista, abbandonata dal mondo e lasciata macerare a se stessa sino al
1939, quando morirà di stenti e fame, in una struttura che a ridosso della
seconda guerra mondiale, non poteva più garantire una vita dignitosa ai malati
che ospitava.
Ma la fortuna critica
di Seraphine Louis de Senlis, continuò a coinvolgerla anche quando la sua
psiche l’aveva già abbandonata: Uhde, che morirà nel 1947, non si lasciò
vincere dall’ abbandono della sua artista di punta: il mercante espose le sue
opere nel 1932, alla mostra “The Modern Primitives” di Parigi; ancora nel
1937-38 in una mostra dal titolo “The Popular Masters of Reality”, che si tenne
in diverse fasi a Parigi, Zurigo ed al MoMA di New York; nel 1942 presso i “Primitivi del secolo ventesimo” in
mostra a Parigi, e infine, nel 1945, in una mostra personale delle sue opere
sempre nella capitale francese.
Per chi volesse ammirare i dipinti di Séraphine Louis, può recarsi in questi musei, che espongono diverse opere dell’artista: il Musée Maillol di Parigi, il Musée d’art de Senlis, il museo d’arte naif di Nizza ed il Musée d’Art moderne Lille Métropole a Villeneuve d’Ascq.
Per chi volesse ammirare i dipinti di Séraphine Louis, può recarsi in questi musei, che espongono diverse opere dell’artista: il Musée Maillol di Parigi, il Musée d’art de Senlis, il museo d’arte naif di Nizza ed il Musée d’Art moderne Lille Métropole a Villeneuve d’Ascq.
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