Ora immaginate di chiudere gli occhi per due secondi, stretti più che potete, sino a
visualizzare nel nero profondo della pace quei fuochi d’artificio viola, gialli
e verdi.
Marion Ross, l'attrice che ha interpretato Marion Cunningham in Happy Days. |
E nulla è cambiato intorno a voi o almeno così sembra.
Poi, stranamente, vostra mamma è proprio lì accanto a voi e porta una fascinosa cofana, tenuta
su da quintali di lacca, ha gli occhi marcati di un nero ribelle e delicato, e
indossa una gonna a campana color confetto con tanto di grembiule cinto alla
vita, manco fosse Mrs Cunningham in Happy Days.
“Qui qualcosa non va”,
penserete. Beh si, perché mai una mamma dovrebbe vestire anni ’60 a meno che..
A meno che non viva negli anni ’60?
Sarebbe affascinante,
pensandoci quella punta in più del solito, se solo col potere della volontà si
potesse viaggiare nel tempo, non credete?
Guardate vostra mamma
mentre ai fornelli come ogni giorno, mescola il purè con la cucchiarella di legno. Le donne
in tv, questo magnifico aggeggio in voga solo da pochi anni per essere un’abitudine
di tutti, in questo periodo si dividono in due categorie: le casalinghe, di cui
fanno parte tua madre, la cucchiarella e il suo purè, e le femministe, di cui fa
parte tua sorella. Ribelli, vogliose della parità, ambiziose e libertine:
saranno le future figlie dei fiori!
Entra tua sorella,
saluta con un bacio tua mamma e le dice che non tornerà per cena. Ha Les
fleurs du mal di Baudelaire ed Il giovane Holden di Salinger, stretti da una
cintola tenuta sotto braccio.
“Vado a fare la
rivoluzione, non torno per cena! Ma magari un po’ di puré lasciamelo nel pentolino, sai, nel caso avessi fame!”,
bisbiglia tronfia e fiera mentre, nei suoi calzoni di pelle nera come il
giubbino, nella sua maglia scollata a pois e nel suo foulard verde speranza
come le idee che porta in grembo, si prepara per dirigersi verso il luogo dove
si terrà la riunione segreta: è in atto una rivoluzione culturale. La
rivoluzione della consapevolezza, di cui si sentirà tanto parlare!
Gli angeli del fango, durante il volontariato del novembre 1966 |
E allora ti accorgi
che sei nel 1966 e tutto ha un senso. Cioè un senso non ce l’ha, ma fai finta
che lo abbia perché quel “tutto” è così affascinante che non puoi smetterlo di
vivere, ancora per un po’.
Torna tuo padre da lavoro, ti
guarda e non si accorge di te. Anche lui da un bacio alla mamma e si siede sulla
poltrona comoda in cucina, davanti alla tv.
Borbotta qualcosa
circa la guerra. La guerra, dice. Solo la guerra. E tua madre ti fuga ogni
dubbio, replicando stanca di anni di accondiscendenza: “Finirà presto. Gli
asiatici non hanno armi, non hanno nulla. Soccomberanno e l’America si
ritirerà vittoriosa. Come sempre. Lyndon Johnson sa il fatto suo. Piuttosto il purè è pronto, siediti a tavola
che servo."
Truppe americane in suolo nemico, durante la Guerra del Vietnam, nel 1966. |
Nessuno si accorge di
te, nessuno può farlo. E in fondo non ti dispiace, ti piace ciò che vedi. E stai lì a guardare un altro po’, giusto il tempo di capire. Di capire che vorresti uscire, guardare il mondo, correre a conoscere John Lennon e Jim
Morrison, andare a lanciare sassi alle vetrate de La Sapienza e vestire come
loro, pensare come loro!
Poi ti smuovi dai tuoi
pensieri e vedi i tuoi genitori che tra una forchettata di purè e l’altra
guardano la tv con occhi lucidi. Ed una voce esplode dal televisore, inonda le
pareti, le sfracella e raggiunge il cuore. Ed hai gli occhi lucidi anche tu: Mina
canta Se Telefonando e tutt’intorno e silenzio. Deve essere silenzio.
Chiudi
gli occhi e ascolti quella magica melodia, quella voce che squarcia ogni
pensiero e stai la ad occhi chiusi, finché quando decidi di riaprirli, ti
accorgi che li hai tenuti chiusi per ore, seduto su un divano, e tutto quello
che c’è stato, era soltanto un sogno.
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