Devo ammettere che il
talento artistico del ragazzo che intervisterò a seguire, è sempre stato
connotato da una forte personalità vulcanica, sfociante in una comicità
straordinaria ed in un estro ed un’estroversione connotati da simpatia e semplicità,
fondamentali per i progetti che sta tentando di intraprendere.
Marco Ricatti,
(Pasquale Marco all’anagrafe), è un giovane laureato in Scienze dell'Educazione
e della Formazione presso l'Università di Bari, buon conoscitore della musica e della filmografia in
genere, che nonostante attualmente, stia acquisendo esperienza nel settore in
cui si è formato, comunque non lascia cadere in secondo piano le sue passioni
di stampo artistico, tentando di riprendere quello che per un arco di tempo limitato
della sua vita è stato il lavoro a cui ha dedicato non poche attenzioni: lo
speakeraggio radiofonico.
D:
Marco, come anzidetto nella
presentazione della tua persona, sei laureato in Scienze dell'Educazione e
della Formazione e lavori presso un’associazione strettamente correlata al
percorso universitario intrapreso. In cosa consiste il tuo attuale lavoro e
come mai hai scelto di affidarti a questo tipo di formazione universitaria, che
per alcuni aspetti non sposa la tua artisticità?
R: Innanzitutto la scelta della mia formazione universitaria
è dovuta alla mia crescita in una famiglia dove la sensibilità nei confronti
delle persone con disabilità è particolarmente accentuata, fin da quando ho
mosso i miei primi passi ho imparato a conoscere i problemi, e ad apprezzare i
pregi di coloro che soffrivano di un Handicap, difatti la persona che ha
accompagnato la mia scelta (artistica e non) è stato mio padre. In passato ho
collaborato con alcune associazioni per il recupero dei minori disagiati,
riuscendo (alle volte con successo, molte altre no) a tirar fuori il meglio di
loro, questa è stata un esperienza fondamentale per quella che poi sarebbe
diventata la mia propensione lavorativa.
D: Eppure, nonostante tutto, per quanto l’idea che non si
possa campar d’arte sia un luogo comune, i progetti verso i quali stai
riponendo massima parte delle tue energie riguardano il campo artistico e dello
spettacolo. Ci racconti da dove nasce l’idea di provar ad istituire una
stazione radiofonica nel nord barese? La tua esperienza pregressa come speaker
radiofonico quanto ha inciso in questa decisione?
R: L'idea nasce da tre
giovani con voglia di cambiare se stessi ed il mondo che li circonda, poiché
per un progetto di questo genere, il potere del singolo serve a ben poco.
Eravamo stanchi di ascoltare sempre le solite trasmissioni, i soliti programmi
e la solita musica, avevamo intenzione di intraprendere un viaggio nelle nostre
radici attraverso le nostre passioni. Ovviamente la scelta ricadeva in maniera
primaria sulla radiofonia, passando attraverso i vari mezzi di comunicazione
moderni. E se proprio devo parlare con tutta sincerità, la mia esperienza
pregressa come speaker ha inciso ben poco, avevamo solo intenzione di crescere,
con una grande ambizione, far crescere il nostro paese.
D: Senza dubbio non è facile istituire una stazione radiofonica: è la prima
volta che vi cimentate in un progetto così complesso o avete già ricevuto
delusioni in merito?
R: Di
delusioni continuiamo a prenderne, ma non ci arrendiamo. Molte volte abbiamo
trovato degli “Investitori”, che in tempo di elezioni, pretendevano di creare
qualcosa di giovane per il nostro paese. Ovviamente ci abbiamo creduto, ci
siamo mossi, abbiamo messo in gioco la nostra serietà e professionalità.
Insomma, abbiamo preso un bel due di picche a poco tempo dalla messa in opera
del nostro sogno. Ci sono state molte occasioni per mettere in atto le nostre passioni, ma (mettiamola
come scusa) in tempo di crisi, trovare delle persone che credano in noi,
risulta molto difficile.
D: Augurandovi di riuscir a portare a buon fine
la vostra idea, se questa dovesse concretizzarsi, come pensi di gestire gli
spazi o le tematiche? Quali saranno gli argomenti di grido trattati?
R:
Abbiamo pensato spesso a quali argomenti trattare, e la risposta è stata (per
quanto possa essere egocentrica) Noi
stessi. Noi abbiamo il futuro in mano, siamo la speranza, ma nel momento stesso
siamo dei Choosy. Possiamo cambiare il mondo, ma non ci permettono di cambiarlo
per mancanza di esperienza, abbiamo le chiavi della nostra vita, ma
evidentemente la toppa è bloccata da quella gomma da masticare chiamata
burocrazia. Ovviamente è qualcosa di
impossibile trattare solamente dei giovani, quindi avevamo pensato ad una gamma
variegata di programmi, per poter attrarre gli ascoltatori.
D: Il fil rouge che unisce questa e le altre
interviste è la domanda sul rapporto con il territorio.
Sono del parere che il territorio formi,
motivi, educhi e plasmi in qualche modo alcuni lati del carattere di una persona.
Quanto ha inciso sul tuo essere, la terra in cui sei nato e hai vissuto? Qual è
il rapporto che vivi con il paese in cui risiedi?
R: Vorrei citare le
parole di un grande poeta latino: “Odi et
Amo”. Ho sperato che il mio paese non diventasse “un paese per vecchi”(come
il film dei fratelli Cohen), ma molte volte mi sono scontrato con questa
realtà, alle volte troppo dura, per poter accettare qualcosa di nuovo. Ma
ripensandoci, non si può odiare la propria culla, le proprie radici, le
tradizioni e la cultura del proprio paese.
D: Hai progetti futuri anche per quanto riguarda il tuo campo
di formazione o ti auspichi di poter fare un lavoro particolare in futuro?
R: Spero di poter continuare con quello che ho
cominciato, sia in ambito artistico, sia nel contesto lavorativo per cui ho
studiato. Sarebbe una enorme soddisfazione poter creare qualcosa di nuovo con i
miei concittadini. Poi spero che il mio paese, dando uno sguardo alle attività
sociali, possa continuare a crescere, come da sempre sta facendo. Diciamo che
non sono solo le mie speranze, ma le speranze di un paese che vuole crescere
fino a diventare una vera e propria realtà del sud Italia.
Intervista di Antonio, Dario Fiorini
Nessun commento:
Posta un commento