Gatto di Gayer – Anderson, VII – IV sec. A.C., bronzo, British Museum, Londra |
Xenia - soggetto di gatto, II sec. A.C., mosaico, Museo Archeologico, Napoli |
Pantaleone, Raffigurazione di gatto, 1165, mosaico, Cattedrale di Santa Maria Annunziata, Otranto |
G. Romano, Madonna della gatta, 1523, olio su tela, Museo di Capodimonte, Napoli |
Una gatta che non
sempre è il soggetto protagonista del quadro o è ben visibile nella
composizione, ma che, per via di un particolare atteggiamento o di una
particolare curiosità trasmessa, diviene il punto d’attenzione.
È così ad esempio
nella Madonna della gatta di Giulio Romano, conservata a Capodimonte. La scena
è complessa, perché si apre a diversi ambienti di un edificio abitativo, nel
migliore dei giochi prospettico - volumetrici, e vede protagonisti una Sacra
Famiglia con Sant’Anna in primo piano assieme alla Vergine, il Bambino e il San
Giovannino, e Giuseppe ben visibile in un'altra stanza, attraverso una porta
aperta. Tutto sembra tranquillo e appartenente ad un mondo che non ci riguarda
e di cui siamo solo passivi spettatori, se non fosse per il gatto ai piedi
della vergine, in basso sulla destra, che fissandoci con uno sguardo scettico e
profondo, ci coinvolge completamente nella scena.
F. Barocci, Madonna
della gatta, 1598,
olio su tela, Galleria degli Uffizi, Firenze.
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Tutt’altro fa Lorenzo
Lotto nella sua Annunciazione di Recanati, ambientata anch’essa negli interni
della casa di Maria. Tutto è da racconto del Vangelo: Maria serena riceve
l’arcangelo annunciante la buona novella con la supervisione di Dio (su una
nuvola come nel Dio de’ La creazione di Adamo di Michelangelo). Ma quel che è
da notare è la reazione del gatto accanto all’Arcangelo, che, spaventato
visibilmente dal suo arrivo, non riconoscendone l’entità fugge a zampe levate
guardandosi indietro.
L. Lotto,
Annunciazione di Recanati, 1534, olio su tela,
Museo Civico Villa Colloredo
Mels, Recanati.
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Un atteggiamento
animalesco, perché in fondo di animali si tratta, seppur addolciti dalla vita
domestica. Lo sa bene Francisco Goya, che nel suo dipinto degli anni ’80 del Settecento,
raffigura due gatti intenti a litigare tra loro. Tutto racconta uno studio
mirato del pittore, agli atteggiamenti dei due felini irati: la schiena
esageratamente arcuata, le zampe irte, il muso spalancato con denti in bella
vista, quasi si potesse sentire il miagolio fastidioso, lo sguardo sbarrato che
avvisa dell’aggressione pronta per essere sferrata.
F. Goya, Due gatti che litigano, 1786, olio su tela, Museo del Prado, Madrid |
E. Manet, Olympia, 1863, olio su tela, Musèe d’Orsay, Parigi |
E. Manet, Olympia (part.), 1863, olio su tela, Musèe d’Orsay, Parigi |
P. Picasso, Gatto che
divora un uccello, 1939,
olio su tela, Musèe Picasso, Parigi.
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Oltre che come
soggetto di un quadro e in un quadro, il gatto diviene parte essenziale anche
della ritrattistica a tema. Diverse sono le tavole e tele che raffigurano
personaggi di spicco della società del loro tempo, o semplici modelli, posare
con il gatto in grembo o tra le braccia. Due esempi su tutti sono la Dama con
il gatto di Francesco Bacchiacca, e la Julie Manet con il gatto, di Pierre
Auguste Renoir.
La prima è ritratta di
profilo, con lo sguardo ammiccante verso lo spettatore, consapevole della sua
beltà e della meraviglia dei suoi abiti e dei suoi gioielli. È il gatto che
tiene tra le braccia, dimostra la stessa sensualità della sua padrona,
accavallando le zampette quasi come se fosse stato educato a farlo, smuovendo
leggermente la testolina verso un lato e guardando con occhi sornioni anch’esso
lo spettatore. La seconda racconta di una ragazza molto più ingenua, un’adolescente,
che nella dolcezza del suo volto sereno, mostra piacevolezza ad accarezzare il
gatto tigrato che ha tra le braccia; gatto che ricambia la sensazione positiva,
contraendosi in smorfie di piacere.
F. Bacchiacca, Dama con gatto, 1525, olio su tavola, Collezione privata, New York |
P. A. Renoir, Ritratto di Julie Manet con il
gatto, 1887, olio su tela, Musèe d’Orsay, Parigi |
Il dipinto ricorda non
poco nell’impostazione della ragazza, la ritrattistica cinquecentesca della
dama accompagnata da un animale tenuto tra le braccia. Nella fattispecie due
dame, entrambe però munite di un animale atipico o persino fantastico: la Dama
con l’ermellino di Leonardo da Vinci e la Dama con il liocorno di Raffaello.
Particolarmente il primo animale ricorda però l’eleganza e l’anatomia
longilinea del felino, che segue quella della sua padrona, sinuosa nelle sue
magre forme.
Leonardo, Dama con l’ermellino, 1489, olio su tavola, Castello di Wawel, Cracovia |
Raffaello, Dama con liocorno, 1505, olio su tavola, Galleria Borghese, Roma |
T. A. Steinlen, Tournèe du Chat Noir avec Rodolphe Salis, 1896, litografia, Zimmerli Art Museum, New Brunswick |
E. L. Kirchner, Gatto nero, 1926, olio su tela, collezione privata |
Gatto di Gayer – Anderson, VII – IV sec. A.C., bronzo, British Museum, Londra |
M. Chagall, Parigi dalla finestra, 1913, olio su
tela, Peggy Guggenheim Museum, Venezia |
E ancora, Andy Warhol,
che si divertì ben bene a ritrarre il gatto Sam, colorandogli il manto e gli
occhi di diverse tinte. Nella serie omonima, si può ravvisare come lo stesso
gatto passi dal rosa acceso all’arancio ed i suoi occhi si colorino di viola,
giallo e rosso. In fondo Andy Warhol fu quell’artista che serigrafò con diverse
tonalità grandi personalità dello spettacolo come Marylin Monroe e Liz Taylor,
quindi perché non fare lo stesso con il gatto Sam?
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A. Warhol, (4 esempi di) Sam cat , 1954, litografie, Sims Reed Gallery, Londra |
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