Se Keith Haring per
tutti è sempre stato il genio ribelle dei graffiti e dei disegni colorati e antropomorficamente
psichedelici, per me è sempre stato il writer dell’amore incondizionato,
semplice e puro.
K. Haring, Untitled (Love), 1989, serigrafia su tela, Hamilton Selway Fin Art, Hollywood. |
Se a livello sociologico
l’artista fu figlio del suo tempo, morendo nel 1990 a 31 anni dopo aver
contratto l’ancora sconosciuta malattia dell’AIDS, - celeberrima è la sua
massima "Nella mia vita ho fatto un sacco di cose, ho guadagnato un sacco di
soldi e mi sono divertito molto. Ma ho anche vissuto a New York negli anni del
culmine della promiscuità sessuale. Se non prenderò l'AIDS io, non lo prenderà
nessuno" - altrettanto è possibile affermarlo anche sul piano artistico
culturale, vivendo e rappresentando in prima persona l'esplosione dell'arte di strada newyorkese, a cavallo tra gli Anni '70 ed '80.
Figlio di un
fumettista, Haring si avvicina all’arte, spinto dall’amore per l’irreale,
dalla passione per i fumetti e dalla creatività suggerita dal foglio bianco: dopo
essersi iscritto a diversi istituti artistici, che però poco lo
soddisfacevano, capì che la sua vera strada.. era la strada: nel mentre che
frequentava la School of Visual Art di New York, iniziò a
realizzare graffiti nell’Underground della metropoli, riscuotendo anche
parecchio successo sia tra i giovani newyorkesi, sia tra le caserme delle forze dell’ordine, dove
puntualmente finiva a causa dei suoi disegni su muro.
K. Haring, Untitled (Famiglia unita), 1989, serigrafia su tela |
Tornando
alla sua arte, tutti conoscono le sue figure antropomorfe; in effetti la
fortuna critica del writer è stata proprio la creazione di esse e del mondo che
le circonda: gli omini di Keith Haring, colorati e gioiosi, si abbracciano, si
amano e fanno l’amore fondendosi tra loro in un unico essere.
K. Haring, Heart, 1988, acrilico |
D’altronde
lo stesso Haring non nascondeva la sua omosessualità, anzi ne andava fiero: nel
1976 a San Francisco frequentava abitualmente Castro Street (celeberrima strada
facente parte del quartiere Castro della città, rinomato per essere il cuore
della comunità gay californiana) tanto da prendere parte a diverse
manifestazioni pro diritti gay ed anti-omofobia, e ancora c’è da riflettere sulla massima soprascritta
in cui non rimpiangeva affatto la sua promiscua attività sessuale.
Nonostante
la sua tenera età vissuta intensamente, Haring non è caduto affatto nel
dimenticatoio: a 31 anni poteva vantare di aver collaborato con le
amministrazioni comunali delle città più importanti del mondo, di essere
riuscito nella difficile impresa di rendere nobile l’arte del graffito e di
esser riuscito a diffondere l’arte anche nei bassifondi e nei quartieri più
degradanti, non senza lasciare insegnamenti importanti come ad Harlem, dove
dipinse su un muro la scritta Crack is Wack: il crack è una schifezza.
K. Haring, Crack is wack, 1986, pittura su muro, Harlem |
L’unico rammarico legato al suo nome, ma non per sua colpa, è dovuto al fatto che cercando Keith Haring su Wikipedia, ho scoperto con sorpresa, che nel 1982 furono effettuati dei graffiti sullo zoccolo del Palazzo delle Esposizioni a Roma; graffiti che furono cancellati nel 1992 per ripulire il palazzo in occasione della visita di Michail Gorbačëv, e che ancora allo stesso anno è ascrivibile un graffito di 6×2 metri realizzato lungo la linea A della metropolitana di Roma, nel tratto Flaminio-Lepanto, sulle pareti trasparenti del Ponte Pietro Nenni; cancellato poi nel 2001.
E detto ciò, mi viene
da pensare che in effetti noi popolo di italiani siamo sempre bravi a
lamentarci di non saper valorizzare i
beni che abbiamo, quando poi, come nelle due citate occasioni, non siamo stati
in grado non solo di tutelarne in primis il valore, ma neanche di riconoscerne
l’importanza storico artistica.
sapresti dirmi dove è conservato il quadro "Heart" al momento?
RispondiEliminae le misuri originali del quadro "heart" quali sono?
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